Associazioni
“Nessuno diventi Caino” e gli immigrati
Una riflessione dell’associazione culturale su un tema scottante. Una nota a margine del dibattito affrontato nei giorni scorsi
Gravina - lunedì 30 agosto 2010
L'associazione culturale gravinese "Nessuno diventi Caino", nel corso di un dibattito all'interno del proprio organismo nei giorni scorsi, ha riflettuto sull'attualità del tema degli "Immigrati, Rom, Clandestini e Abusivi".
Nel corso della discussione è emerso un dato "in sintonia" con le finalità statutarie del sodalizio. Il gruppo ha espresso "massima solidarietà nei confronti della povertà e delle povertà, sotto qualsiasi forma esse si manifestino. Piena condivisione con le preoccupazioni del Magistero ecclesiale, perché è giusto accogliere e non rifiutare i fratelli che vivono condizioni di bisogno e di indigenza, purttutavia nel rispetto delle leggi e dei regolamenti statali".
Nel corso della discussione non sono mancati "particolari distinguo da parte di chi ha evidenziato un aspetto non secondario e non marginale: lo sfruttamento umano e materiale, nonché economico da parte di lobbies che vivono e speculano sulla miseria altrui". Il riferimento era, evidentemente, a scafisti senza scrupoli e senza cuore. Ai grossi centri di sfruttamento che usano mendicanti di strada improvvisati per speculare su quelle che sono state definite le false povertà. Il nocciolo vero del problema è tutto qui, "checchè ne dica la Chiesa, e nonostante il disinteresse generale delle forze di governo e di tutte quelle politiche, lontane dal debellare questo cancro diffuso, sotterraneo, latente. La Chiesa – è stato detto - fa la sua parte quando accenna alla condivisione dell'accoglienza, ma essa stessa non può far finta che i problemi siano altri e quindi deve assumere più coraggio nell'invitare e nello spingere chi di dovere a trovare le soluzioni idonee per andare al cuore del problema e debellare il male oscuro e invisibile. E' facile parlare di accoglienza. E' facile arginare, con leggi e leggine, lo straripare di sbarchi e invasioni clandestine, se non si recide dalle fondamenta il bubbone della illegalità della disonestà e dello sciacallaggio di quanto vivono alle spalle di diseredati, di disperati, di chi cerca migliori condizioni di vita, ma queste non sono sicure o non vengono assicurate dai padroncini dello sfruttamento".
L'incontro si è concluso con l'intervento del presidente dell'associazione Giuseppe Massari che ha ringraziato i partecipanti alla discussione vivace ed intelligente, senza nascondere i disagi che si provano quando si affrontano tematiche del genere. "Non bisogna aver paura di affrontare discussioni difficili e delicate - ha proseguito Massari - consapevoli che il ruolo di un'associazione culturale è quello di discutere e proporre, avanzare proposte ed iniziative finalizzate, come in questo caso, ad una migliore convivenza civile, secondo lo spirito della tolleranza, del rispetto reciproco e non unilaterale. Con coraggio e consapevolezza bisogna saper affrontare le sfide che la storia ci offre, senza venir meno alle radici di una identità culturale, personale, religiosa e morale, di cui ognuno è portatore, augurandosi che non nascano sempre nuovi Caino o che i disperati, falsi o presunti, diventino i nuovi eredi del primo fratricida della storia".
Nel corso della discussione è emerso un dato "in sintonia" con le finalità statutarie del sodalizio. Il gruppo ha espresso "massima solidarietà nei confronti della povertà e delle povertà, sotto qualsiasi forma esse si manifestino. Piena condivisione con le preoccupazioni del Magistero ecclesiale, perché è giusto accogliere e non rifiutare i fratelli che vivono condizioni di bisogno e di indigenza, purttutavia nel rispetto delle leggi e dei regolamenti statali".
Nel corso della discussione non sono mancati "particolari distinguo da parte di chi ha evidenziato un aspetto non secondario e non marginale: lo sfruttamento umano e materiale, nonché economico da parte di lobbies che vivono e speculano sulla miseria altrui". Il riferimento era, evidentemente, a scafisti senza scrupoli e senza cuore. Ai grossi centri di sfruttamento che usano mendicanti di strada improvvisati per speculare su quelle che sono state definite le false povertà. Il nocciolo vero del problema è tutto qui, "checchè ne dica la Chiesa, e nonostante il disinteresse generale delle forze di governo e di tutte quelle politiche, lontane dal debellare questo cancro diffuso, sotterraneo, latente. La Chiesa – è stato detto - fa la sua parte quando accenna alla condivisione dell'accoglienza, ma essa stessa non può far finta che i problemi siano altri e quindi deve assumere più coraggio nell'invitare e nello spingere chi di dovere a trovare le soluzioni idonee per andare al cuore del problema e debellare il male oscuro e invisibile. E' facile parlare di accoglienza. E' facile arginare, con leggi e leggine, lo straripare di sbarchi e invasioni clandestine, se non si recide dalle fondamenta il bubbone della illegalità della disonestà e dello sciacallaggio di quanto vivono alle spalle di diseredati, di disperati, di chi cerca migliori condizioni di vita, ma queste non sono sicure o non vengono assicurate dai padroncini dello sfruttamento".
L'incontro si è concluso con l'intervento del presidente dell'associazione Giuseppe Massari che ha ringraziato i partecipanti alla discussione vivace ed intelligente, senza nascondere i disagi che si provano quando si affrontano tematiche del genere. "Non bisogna aver paura di affrontare discussioni difficili e delicate - ha proseguito Massari - consapevoli che il ruolo di un'associazione culturale è quello di discutere e proporre, avanzare proposte ed iniziative finalizzate, come in questo caso, ad una migliore convivenza civile, secondo lo spirito della tolleranza, del rispetto reciproco e non unilaterale. Con coraggio e consapevolezza bisogna saper affrontare le sfide che la storia ci offre, senza venir meno alle radici di una identità culturale, personale, religiosa e morale, di cui ognuno è portatore, augurandosi che non nascano sempre nuovi Caino o che i disperati, falsi o presunti, diventino i nuovi eredi del primo fratricida della storia".