La città
Ninì Langiulli: una memoria racchiusa nei ricordi personali e di famiglia
La testimonianza di Giuseppe Massari sulla scomparsa dell'avvocato
Gravina - lunedì 30 marzo 2020
16.30
Per me, senza dovermi lasciar prendere dall'inutile ed offensiva retorica, la scomparsa dell'avvocato Langiulli non è la scomparsa di una persona qualunque. Mi legavano rapporti di famiglia antichi tra i suoi e i miei. Per cui, per me, non era l'avvocato, ma Ninì, come usavano chiamarlo tutti e anche noi di famiglia. C'era un legame profondo tra i due nuclei familiari compensati dalla reciproca e vicendevole solidarietà e condivisione, soprattutto nei momenti difficili per entrambi. Che dire in questi momenti tristi? Ripassare i ricordi più belli che hanno caratterizzato la sua vita, la sua professione, il suo impegno politico, la sua testimonianza di fede quotidiana al cospetto di quel Dio amore diventato la ragione della sua vita, della sua azione continua, costante e quotidiana.
La formazione cattolica in seminario, come seminarista, poi nella FUCI con don Michele Colangelo assistente dei giovani universitari cattolici gravinesi. I primi anni della professione svolti in un locale nei pressi della Fondazione Santomasi. Lo sviluppo professionale, la carriera brillante nel campo forense lo hanno portato ad essere un punto di riferimento per i suoi colleghi. Il suo impegno politico giovanile nelle fila del MSI poi in quelle della Democrazia Cristiana, restando comunque, un fervente, tenace e razionale anticomunista, dove ha servito, sia pure da consigliere di opposizione, la città negli anni dei difficili scontri ideologici tra le varie fazioni contrapposte. In una città in cui prevaleva l'egemonia comunista e la DC che, comunque, non si lasciava schiacciare, soccombere.
La sua carriera politica, che sembrò fulminante, ebbe una battuta d'arresto. Nel 1960, per le elezioni amministrative, fu il più suffragato nelle liste della DC. Tutti pensavano che avrebbe ricoperto il ruolo di primo cittadino, visto che, allora, il sindaco veniva eletto dai consiglieri comunali e il partito, pur non avendo i numeri per governare, le condizioni, però, furono create grazie all'apporto di un consigliere eletto nelle file del PCI come indipendente, Vito Visci, che decise di appoggiare una giunta a guida democristiana. Infatti, la nuova maggioranza doveva esprimere un sindaco dello scudo crociato, ma non l'avvocato il designato perchè ci fu l'opposizione da parte del vescovo dell'epoca, mons. Forzoni, il quale motivò la sua scelta: Le pozzanghere non si puliscono con i panni di lino. Fu un riconoscimento esplicito alle doti morali dell'avvocato che non doveva avventurarsi in un ambiente acquatrinoso. Restò nel ruolo di semplice consigliere e primo cittadino fu eletto il ragioniere Antonio Patimo.
Va ascritto a lui il merito di aver condotto in porto le trattative tra il Comune di Gravina e la Società Linificio per l'acquisto, da parte dell'ente comunale gravinese, di quella che è diventata l'area fieristica San Giorgio. La sua carriera politica. Nel 1960 fu il più suffragato nelle liste della DC. Tutti pensavano che avrebbe ricoperto il ruolo di primo cittadino, visto che, allora, il sindaco veniva eletto dai consiglieri comunali. Ci fu l'opposizione da parte del vescovo dell'epoca, mons. Forzoni, il quale motivò la sua scelta: Le pozzanghere non si puliscono con i panni di lino. Fu un riconoscimento esplicito alle doti morali dell'avvocato che non doveva avventurarsi in un ambiente acquatrinoso.
Oggi, spiace dover scrivere della sua morte, perchè, nonostante i suoi 87 anni, molto poteva e avrebbe potuto dare all'interno della società civile gravinese, che lo ha sempre apprezzato e di cui ha raccontato in versi, in prosa con i suoi copioni teatrali in vernacolo, storie belle, allegre, ironiche. Infatti, proprio alcuni giorni fa aveva presentato la sua ultima fatica editoriale: la traduzione dei salmi biblici in dialetto gravinese. Purtroppo, sorella morte lo ha voluto portare con se. Lo ha preso per mano per dargli la certezza dell'abbraccio eterno con il Padre della Misericordia.
La formazione cattolica in seminario, come seminarista, poi nella FUCI con don Michele Colangelo assistente dei giovani universitari cattolici gravinesi. I primi anni della professione svolti in un locale nei pressi della Fondazione Santomasi. Lo sviluppo professionale, la carriera brillante nel campo forense lo hanno portato ad essere un punto di riferimento per i suoi colleghi. Il suo impegno politico giovanile nelle fila del MSI poi in quelle della Democrazia Cristiana, restando comunque, un fervente, tenace e razionale anticomunista, dove ha servito, sia pure da consigliere di opposizione, la città negli anni dei difficili scontri ideologici tra le varie fazioni contrapposte. In una città in cui prevaleva l'egemonia comunista e la DC che, comunque, non si lasciava schiacciare, soccombere.
La sua carriera politica, che sembrò fulminante, ebbe una battuta d'arresto. Nel 1960, per le elezioni amministrative, fu il più suffragato nelle liste della DC. Tutti pensavano che avrebbe ricoperto il ruolo di primo cittadino, visto che, allora, il sindaco veniva eletto dai consiglieri comunali e il partito, pur non avendo i numeri per governare, le condizioni, però, furono create grazie all'apporto di un consigliere eletto nelle file del PCI come indipendente, Vito Visci, che decise di appoggiare una giunta a guida democristiana. Infatti, la nuova maggioranza doveva esprimere un sindaco dello scudo crociato, ma non l'avvocato il designato perchè ci fu l'opposizione da parte del vescovo dell'epoca, mons. Forzoni, il quale motivò la sua scelta: Le pozzanghere non si puliscono con i panni di lino. Fu un riconoscimento esplicito alle doti morali dell'avvocato che non doveva avventurarsi in un ambiente acquatrinoso. Restò nel ruolo di semplice consigliere e primo cittadino fu eletto il ragioniere Antonio Patimo.
Va ascritto a lui il merito di aver condotto in porto le trattative tra il Comune di Gravina e la Società Linificio per l'acquisto, da parte dell'ente comunale gravinese, di quella che è diventata l'area fieristica San Giorgio. La sua carriera politica. Nel 1960 fu il più suffragato nelle liste della DC. Tutti pensavano che avrebbe ricoperto il ruolo di primo cittadino, visto che, allora, il sindaco veniva eletto dai consiglieri comunali. Ci fu l'opposizione da parte del vescovo dell'epoca, mons. Forzoni, il quale motivò la sua scelta: Le pozzanghere non si puliscono con i panni di lino. Fu un riconoscimento esplicito alle doti morali dell'avvocato che non doveva avventurarsi in un ambiente acquatrinoso.
Oggi, spiace dover scrivere della sua morte, perchè, nonostante i suoi 87 anni, molto poteva e avrebbe potuto dare all'interno della società civile gravinese, che lo ha sempre apprezzato e di cui ha raccontato in versi, in prosa con i suoi copioni teatrali in vernacolo, storie belle, allegre, ironiche. Infatti, proprio alcuni giorni fa aveva presentato la sua ultima fatica editoriale: la traduzione dei salmi biblici in dialetto gravinese. Purtroppo, sorella morte lo ha voluto portare con se. Lo ha preso per mano per dargli la certezza dell'abbraccio eterno con il Padre della Misericordia.