Territorio
Nuove fototrappole nel Parco dell'Alta Murgia
L'abbandono dei rifiuti è una piaga che non risparmia nemmeno le grotte
Gravina - lunedì 19 settembre 2022
L'abbandono dei rifiuti è una piaga in tutto il Parco dell'Alta Murgia. Nei 13 Comuni appartenenti all'area protetta nemmeno le lame, le grotte, gli scorci paesaggistici e naturalistici più caratterizzanti sono risparmiati dalla bruttezza dello spettacolo di rifiuti di vario genere, lasciati in ogni dove, compresi i cigli e le piazzole stradali.
Il Parco nazionale dell'Alta Murgia ha deciso di installare nuove fototrappole in alcuni dei luoghi più sensibili. L'attività sarà svolta in collaborazione con i Carabinieri forestali del reparto competente sul territorio dell'area protetta.
L'Ente ha portato avanti una serie di bonifiche, ad esempio nelle grotte del Cavone e di Faraualla, liberando ingenti quantitativi di pneumatici e rottami di auto. Questi sforzi sono stati effettuati insieme all'Esercito. Tuttavia il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti non conosce soste. Si spera che gli ausili tecnologici possano consentire di individuare e multare alcuni dei responsabili ma è una pia illusione pensare che le fototrappole e i pattugliamenti possano fermare coloro che sporcano e deturpano l'ambiente. Perché il Parco è molto esteso (tutto il Parco è di 67.000 ettari), sorvegliarlo per intero è impossibile. Oltre al territorio inserito nell'area protetta, ci sono anche le aree contigue (per Gravina, ad esempio, il Bosco Difesa Grande).
Di appelli alla responsabilità collettiva e alla collaborazione ne sono stati fatti tanti ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per certi versi, la situazione sembra pure peggiorare.
Il Parco nazionale dell'Alta Murgia ha deciso di installare nuove fototrappole in alcuni dei luoghi più sensibili. L'attività sarà svolta in collaborazione con i Carabinieri forestali del reparto competente sul territorio dell'area protetta.
L'Ente ha portato avanti una serie di bonifiche, ad esempio nelle grotte del Cavone e di Faraualla, liberando ingenti quantitativi di pneumatici e rottami di auto. Questi sforzi sono stati effettuati insieme all'Esercito. Tuttavia il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti non conosce soste. Si spera che gli ausili tecnologici possano consentire di individuare e multare alcuni dei responsabili ma è una pia illusione pensare che le fototrappole e i pattugliamenti possano fermare coloro che sporcano e deturpano l'ambiente. Perché il Parco è molto esteso (tutto il Parco è di 67.000 ettari), sorvegliarlo per intero è impossibile. Oltre al territorio inserito nell'area protetta, ci sono anche le aree contigue (per Gravina, ad esempio, il Bosco Difesa Grande).
Di appelli alla responsabilità collettiva e alla collaborazione ne sono stati fatti tanti ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per certi versi, la situazione sembra pure peggiorare.