Politica
Occuparsi della città superando ideologie e conflitti politici
Lettera aperta del Consigliere Petrara
Gravina - lunedì 7 marzo 2016
12.03
Dal consigliere comunale Angelo Petrara riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta rivolta all'intera cittadinanza. Un invito alla riflessione sul futuro della città:
"Da più parti gli amici mi chiedono di provare ad immaginare la città prossima ventura, quella che verrà, di qui a poco. Dico loro che non ho gli strumenti tecnici per una analisi del genere, né le competenze necessarie. Insomma, mi occupo di altro, anche se mi pre-occupo della mia città e della mia comunità.
Però, sono in consiglio comunale da lungo tempo e, perciò, non posso eludere l'invito.
Credo che negli ultimi anni si sia veramente toccato il fondo. Il trasformismo (che per la verità c'è sempre stato) si è in qualche modo "istituzionalizzato", si è fatto meno pudìco, meno interessato al principio dell'etica e al giudizio che la gente possa dare del proprio comportamento pubblico.
Così è stato ripetuto in questi anni che l'opposizione politica, culturale e programmatica a questa amministrazione è svanita (semmai ci sia stata), nel nome di una comunanza di pathos, di comune sentire, dentro la grande famiglia della sinistra. Dico subito che non è del tutto vera l'affermazione. Lo è in parte e, credo, ciascuno, come singolo e come gruppo sarà chiamato prima o poi a dare conto del proprio operato pubblico.
Dico pure che dietro questa comune sensibilità è stato possibile fare tutto e il contrario di tutto: strizzare l'occhio a consiglieri comunali di minoranza e inglobare dentro tanti altri che nulla hanno a che fare con la storia e le tensioni ideali di essa. Non è un giudizio. E' una constatazione. Anche il riconoscimento, se si vuole, che la sinistra da sola non esaurisce le tensioni ideali dell'umanità. Dentro questo minestrone inedito, perpetrato ai danni della città e dei tanti "codici etici" via via formatisi, è stato possibile cambiare decine e decine di assessori, appaltare ad intermittenza ciò che per natura e tecnica non è ad intermittenza; appaltare servizi a ditte con il certificato antimafia non proprio a posto; prorogare altri appalti per tenere buoni gruppi e gruppetti.
In tanti ricorderanno la sciagura che qualche anno fa colpì il nostro bosco; ricorderanno le lacrime di coccodrillo; ricorderanno i proclami di questa amministrazione circa gli interventi da fare, le intese con Matera, la sottoscrizione di protocolli, la provincia, l'ente parco e compagnia cantando. Sembrava allora che la sciagura fosse destinata a trasformarsi in un "dono del cielo", tanti erano gli euro che il nostro sindaco era stato capace di intercettare a favore del nostro bosco. Cosa resta di tutta quella messinscena? Nulla.
Nulla è stato fatto per riparare a quella devastazione e nulla si dice circa quello che si vorrebbe fare per il nostro patrimonio boschivo. Naturalmente, nel segreto delle stanze del potere, si progettano scempi più grandi, impianti di biomasse, non si sa bene a favore di chi. Molti ricorderanno anche la frana di via Deledda. Ricorderanno bene le preoccupazioni degli abitanti di quella via cittadina; ricorderanno di come il consiglio comunale si sia occupato del problema e di come siano stati trovati i soldi necessari alla messa in sicurezza di quel pezzo di terreno che sempre più viene giù e minaccia le case dei nostri concittadini. Ebbene, in pochi sanno che quel finanziamento è andato perso. Perduto dentro le svogliatezze della macchina burocratica e le incapacità della sua classe dirigente.
Tutti ricorderanno le vicende dell' affaire eolico. Una devastazione senza precedenti del territorio, in nome di un ristoro che avrebbe arricchito questa comunità. Ricorderanno il volantino del Partito Democratico. Ascriveva a questa amministrazione il merito di aver portato a Gravina 800 mila euro all'anno. Si sono dimenticati di dire alla città che gli euro sono stati appena 200 mila. Dovrebbero chiedere scusa, ma non lo faranno.
Nel giugno 2012, appena insediatosi, Valente ha trovato il documento di inizio lavori della piscina comunale. Di un'opera voluta, fortemente voluta dal sindaco Vendola. Non è dato sapere più nulla di quell'opera. Pare che i lavori pubblici siano "fatti loro", fatti privati. Alla gente hanno dato in pasto qualche ridicola inaugurazione.
Così è stato per il Parco Robinson, così per il castello federiciano. Cosa abbiano inaugurato è mistero (buffo, per dirla con Carlo Fo). Torneranno ancora quest'anno ad inaugurare il parco Robinson: occasione di una ricca abbuffata, con tanto di banda al seguito.
Molti ricorderanno ancora il Museo dell'acqua e della pietra. Una interessante opera che si inaugurò con i simposi di Sissitia. Un fiume di danaro pubblico che avrebbe dovuto preparare appunto il museo dentro la gravina. Tutto tace. Del finanziamento ottenuto non si sa nulla più. Si nutre il sospetto che anche questo sia andato perduto.
I finanziamenti perduti, ottenuti e perduti, sono tanti. Paradossalmente è stato perso anche quello relativo all'opera di via Genova. Questa opera doveva essere finanziata con fondi regionali. Accade che la stiamo realizzando con danaro del nostro bilancio. Qualcuno deve spiegare cosa sia successo.
Mette tristezza vedere con cadenza annuale la notizia di protocolli d'intesa circa il nostro ingresso nell'Unesco. Dentro questa grande sciatteria, è possibile dire tutto e il contrario di tutto, sapendo che il trascorrere del tempo si incaricherà di cancellare le parole pronunciate in libertà. Dell'Unesco si parla in questa città almeno da 15 anni, da quando una amministrazione lungimirante ebbe la felice intuizione. Ne parlano tutti. Sui social è diventata una moda, se si vuole, un motivo di orgoglio, giustificato. L'allora sindaco Vendola ebbe l'idea di candidare a patrimonio dell'umanità il nostro borgo antico e quello medioevale. Ciò aveva un senso. Sarebbe servito a tutelare il nostro centro storico dall'incuria del tempo e dalle tante azioni insensate, come da ultimo quella della rigenerazione urbana che vide, allora, i gruppi consiliari di sinistra, PD in testa, votare contro quell'opera sciagurata. Ironia della sorte: tocca proprio a un sindaco pidiessino inaugurarla, con tanto di banda.
Nei giorni scorsi, il tema dell'Unesco è tornato alla ribalda a seguito di un ennesimo protocollo d'intesa con la città di Matera. Nessuno chiede a questi sciagurati cosa intendono candidare a patrimonio dell'umanità, atteso che qualche anno fa, l'allora assessora Laura Marchetti, parlava esplicitamente di candidare il nostro burrone e ragion per cui fu dato incarico all'architetto dei sassi di lavorare in tal senso. In ogni caso, la materia è di competenza del consiglio comunale e mai, nel corso di questi lunghi anni mai esso si è occupato del tema. Non se ne farà niente, almeno per ora.
Così è per le promesse dei primi cento giorni di governo della città: l'ente fiera, il canile sanitario, il sottopassaggio "Madonna delle Grazie", le scuole comunali. Già, le scuole che cadono a pezzi; la "Montemurro" dove cade più di un pezzo.
Dicevo all'inizio che tutto questo è stato possibile dalla sciatteria con cui si è governato in questi anni. Per i prossimi cinque, chiunque sia chiamato a governare, sarà dura, durissima. Non vi è alcuna opera pubblica programmata. Vi è, invece, una città sporca, abbandonata al proprio destino, rassegnata.
Viviamo tempi difficili.
Occorrerà, perciò, abbandonare i personalismi, le dispute ideologiche, le distinzioni di bandiera. Occorrerà mettere assieme le forze migliori della nostra comunità. Chiamare a raccolta le persone di buona volontà, senza distinzioni di sorta. Inaugurare una nuova stagione di impegno civile, democratico, orizzontale, non verticistico, capace di pervadere le pieghe più nascoste della nostra città. Di entrare dentro le case come il vento della nostra primavera che sa di finocchietto selvatico e chiamare per nome ciascuno, senza dimenticare alcuno; privilegiando sempre il punto di vista di chi è più sfortunato di noi, di chi arranca per arrivare a fine mese; di chi, purtroppo, da tempo non ha né inizio né fine mese.
Occorrerà avviare una grande opera di manutenzione urbana che abbia come orizzonte possibile la vivibilità della nostra città, per tutti. Occorrerà mettere in campo iniziative che diano lavoro: dire "si" quando non vi è ragione per dire "no", favorire l'intrapresa privata, soprattutto dei giovani. Perché non si sia più costretti ad andare altrove per realizzare i propri sogni; perché i nostri sogni sfiorano la collina di Botromagno e si perdono nell'infinito della nostra Murgia.
Dobbiamo farlo. Lo faremo. Con tutti quelli che vorranno esserci".
Angelo Petrara, consigliere comunale.
"Da più parti gli amici mi chiedono di provare ad immaginare la città prossima ventura, quella che verrà, di qui a poco. Dico loro che non ho gli strumenti tecnici per una analisi del genere, né le competenze necessarie. Insomma, mi occupo di altro, anche se mi pre-occupo della mia città e della mia comunità.
Però, sono in consiglio comunale da lungo tempo e, perciò, non posso eludere l'invito.
Credo che negli ultimi anni si sia veramente toccato il fondo. Il trasformismo (che per la verità c'è sempre stato) si è in qualche modo "istituzionalizzato", si è fatto meno pudìco, meno interessato al principio dell'etica e al giudizio che la gente possa dare del proprio comportamento pubblico.
Così è stato ripetuto in questi anni che l'opposizione politica, culturale e programmatica a questa amministrazione è svanita (semmai ci sia stata), nel nome di una comunanza di pathos, di comune sentire, dentro la grande famiglia della sinistra. Dico subito che non è del tutto vera l'affermazione. Lo è in parte e, credo, ciascuno, come singolo e come gruppo sarà chiamato prima o poi a dare conto del proprio operato pubblico.
Dico pure che dietro questa comune sensibilità è stato possibile fare tutto e il contrario di tutto: strizzare l'occhio a consiglieri comunali di minoranza e inglobare dentro tanti altri che nulla hanno a che fare con la storia e le tensioni ideali di essa. Non è un giudizio. E' una constatazione. Anche il riconoscimento, se si vuole, che la sinistra da sola non esaurisce le tensioni ideali dell'umanità. Dentro questo minestrone inedito, perpetrato ai danni della città e dei tanti "codici etici" via via formatisi, è stato possibile cambiare decine e decine di assessori, appaltare ad intermittenza ciò che per natura e tecnica non è ad intermittenza; appaltare servizi a ditte con il certificato antimafia non proprio a posto; prorogare altri appalti per tenere buoni gruppi e gruppetti.
In tanti ricorderanno la sciagura che qualche anno fa colpì il nostro bosco; ricorderanno le lacrime di coccodrillo; ricorderanno i proclami di questa amministrazione circa gli interventi da fare, le intese con Matera, la sottoscrizione di protocolli, la provincia, l'ente parco e compagnia cantando. Sembrava allora che la sciagura fosse destinata a trasformarsi in un "dono del cielo", tanti erano gli euro che il nostro sindaco era stato capace di intercettare a favore del nostro bosco. Cosa resta di tutta quella messinscena? Nulla.
Nulla è stato fatto per riparare a quella devastazione e nulla si dice circa quello che si vorrebbe fare per il nostro patrimonio boschivo. Naturalmente, nel segreto delle stanze del potere, si progettano scempi più grandi, impianti di biomasse, non si sa bene a favore di chi. Molti ricorderanno anche la frana di via Deledda. Ricorderanno bene le preoccupazioni degli abitanti di quella via cittadina; ricorderanno di come il consiglio comunale si sia occupato del problema e di come siano stati trovati i soldi necessari alla messa in sicurezza di quel pezzo di terreno che sempre più viene giù e minaccia le case dei nostri concittadini. Ebbene, in pochi sanno che quel finanziamento è andato perso. Perduto dentro le svogliatezze della macchina burocratica e le incapacità della sua classe dirigente.
Tutti ricorderanno le vicende dell' affaire eolico. Una devastazione senza precedenti del territorio, in nome di un ristoro che avrebbe arricchito questa comunità. Ricorderanno il volantino del Partito Democratico. Ascriveva a questa amministrazione il merito di aver portato a Gravina 800 mila euro all'anno. Si sono dimenticati di dire alla città che gli euro sono stati appena 200 mila. Dovrebbero chiedere scusa, ma non lo faranno.
Nel giugno 2012, appena insediatosi, Valente ha trovato il documento di inizio lavori della piscina comunale. Di un'opera voluta, fortemente voluta dal sindaco Vendola. Non è dato sapere più nulla di quell'opera. Pare che i lavori pubblici siano "fatti loro", fatti privati. Alla gente hanno dato in pasto qualche ridicola inaugurazione.
Così è stato per il Parco Robinson, così per il castello federiciano. Cosa abbiano inaugurato è mistero (buffo, per dirla con Carlo Fo). Torneranno ancora quest'anno ad inaugurare il parco Robinson: occasione di una ricca abbuffata, con tanto di banda al seguito.
Molti ricorderanno ancora il Museo dell'acqua e della pietra. Una interessante opera che si inaugurò con i simposi di Sissitia. Un fiume di danaro pubblico che avrebbe dovuto preparare appunto il museo dentro la gravina. Tutto tace. Del finanziamento ottenuto non si sa nulla più. Si nutre il sospetto che anche questo sia andato perduto.
I finanziamenti perduti, ottenuti e perduti, sono tanti. Paradossalmente è stato perso anche quello relativo all'opera di via Genova. Questa opera doveva essere finanziata con fondi regionali. Accade che la stiamo realizzando con danaro del nostro bilancio. Qualcuno deve spiegare cosa sia successo.
Mette tristezza vedere con cadenza annuale la notizia di protocolli d'intesa circa il nostro ingresso nell'Unesco. Dentro questa grande sciatteria, è possibile dire tutto e il contrario di tutto, sapendo che il trascorrere del tempo si incaricherà di cancellare le parole pronunciate in libertà. Dell'Unesco si parla in questa città almeno da 15 anni, da quando una amministrazione lungimirante ebbe la felice intuizione. Ne parlano tutti. Sui social è diventata una moda, se si vuole, un motivo di orgoglio, giustificato. L'allora sindaco Vendola ebbe l'idea di candidare a patrimonio dell'umanità il nostro borgo antico e quello medioevale. Ciò aveva un senso. Sarebbe servito a tutelare il nostro centro storico dall'incuria del tempo e dalle tante azioni insensate, come da ultimo quella della rigenerazione urbana che vide, allora, i gruppi consiliari di sinistra, PD in testa, votare contro quell'opera sciagurata. Ironia della sorte: tocca proprio a un sindaco pidiessino inaugurarla, con tanto di banda.
Nei giorni scorsi, il tema dell'Unesco è tornato alla ribalda a seguito di un ennesimo protocollo d'intesa con la città di Matera. Nessuno chiede a questi sciagurati cosa intendono candidare a patrimonio dell'umanità, atteso che qualche anno fa, l'allora assessora Laura Marchetti, parlava esplicitamente di candidare il nostro burrone e ragion per cui fu dato incarico all'architetto dei sassi di lavorare in tal senso. In ogni caso, la materia è di competenza del consiglio comunale e mai, nel corso di questi lunghi anni mai esso si è occupato del tema. Non se ne farà niente, almeno per ora.
Così è per le promesse dei primi cento giorni di governo della città: l'ente fiera, il canile sanitario, il sottopassaggio "Madonna delle Grazie", le scuole comunali. Già, le scuole che cadono a pezzi; la "Montemurro" dove cade più di un pezzo.
Dicevo all'inizio che tutto questo è stato possibile dalla sciatteria con cui si è governato in questi anni. Per i prossimi cinque, chiunque sia chiamato a governare, sarà dura, durissima. Non vi è alcuna opera pubblica programmata. Vi è, invece, una città sporca, abbandonata al proprio destino, rassegnata.
Viviamo tempi difficili.
Occorrerà, perciò, abbandonare i personalismi, le dispute ideologiche, le distinzioni di bandiera. Occorrerà mettere assieme le forze migliori della nostra comunità. Chiamare a raccolta le persone di buona volontà, senza distinzioni di sorta. Inaugurare una nuova stagione di impegno civile, democratico, orizzontale, non verticistico, capace di pervadere le pieghe più nascoste della nostra città. Di entrare dentro le case come il vento della nostra primavera che sa di finocchietto selvatico e chiamare per nome ciascuno, senza dimenticare alcuno; privilegiando sempre il punto di vista di chi è più sfortunato di noi, di chi arranca per arrivare a fine mese; di chi, purtroppo, da tempo non ha né inizio né fine mese.
Occorrerà avviare una grande opera di manutenzione urbana che abbia come orizzonte possibile la vivibilità della nostra città, per tutti. Occorrerà mettere in campo iniziative che diano lavoro: dire "si" quando non vi è ragione per dire "no", favorire l'intrapresa privata, soprattutto dei giovani. Perché non si sia più costretti ad andare altrove per realizzare i propri sogni; perché i nostri sogni sfiorano la collina di Botromagno e si perdono nell'infinito della nostra Murgia.
Dobbiamo farlo. Lo faremo. Con tutti quelli che vorranno esserci".
Angelo Petrara, consigliere comunale.