Cronaca
Omicidio Balducci: ci sono dei testimoni
Identificati dai Carabinieri: sarebbero in possesso di notizie utili. Si indaga ancora per ricostruire il movente.
Gravina - martedì 16 luglio 2013
00.40
Testimoni. Più di uno. Gente che, pur a distanza dalla scena del crimine, avrebbe assistito all'assassinio ed i cui ricordi potrebbero rivelarsi decisivi per le indagini. Soprattutto per colmare il grande buco nero ancora aperto: il movente del delitto.
A poco più di una settimana dall'omicidio del ventottenne Angelo Balducci, ucciso in piena notte a coltellate in via Reggio Calabria, l'inchiesta avrebbe conosciuto una svolta. Dietro le sbarre, ancor prima che il sole si levasse a rischiarare il nuovo giorno, era finito Michele Desiante, meccanico di 27 anni. Ad inchiodarlo, stando alle indiscrezioni trapelate dal segreto istruttorio, le immagini catturate dalla telecamera di un sistema di videosoveglianza attivo in zona: nella sequenza - agghiacciante - si vedrebbero i due arrivare in via Reggio a bordo di un'auto condotta da Desiante. I passeggeri scendono. Parlerebbero per strada, senza neppure agitarsi tanto. D'improvviso il meccanico tornerebbe sui suoi passi, riaprirebbe lo sportello, tirerebbe fuori un coltello ed inizierebbe a colpire l'amico, fino a lasciarlo esanime sull'asfalto per recarsi poi al Pronto Soccorso, a farsi medicare una ferita procuratasi da sè, prima d'essere rintracciato e bloccato dai Carabinieri.
Davanti al Gip Michele Parisi, in sede di interrogatorio di garanzia, nei giorni scorsi Desiante aveva scelto la linea del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. E il giudice lo aveva lasciato in carcere. I suoi avvocati, Rino e Lorenzo Vendola, confermano di non avere intenzione, almeno per il momento, di presentare istanza di scarcerazione e tengono ben coperte le loro carte. Identico l'atteggiamento degli inquirenti: la caccia va avanti. Freneticamente, nella massima discrezione. Per chiudere il cerchio si cercano altri indizi, altre prove: il rinvenimento dell'arma del delitto (già spedita in laboratorio per gli esami scientifici) e l'arresto del presunto omicida non completerebbe il quadro. Nel quale resta vuoto lo spazio dei perché: perchè Desiante avrebbe ucciso Balducci? Un gesto frutto di fredda e lucida premeditazione, oppure la reazione a qualche parola di troppo o ad una provocazione?
Le risposte mancanti sarebbero di non poco conto, mutando tra l'altro, a seconda dei casi ed in relazione alle circostanze aggravanti che potrebbero essere contestate o a quelle attenuanti che potrebbero essere invocate in fase di giudizio, anche la quantificazione dell'ipotetica pena. Motivo per il quale gli investigatori, pur senza tralasciare il resto, starebbero concentrando la loro attenzione su questo specifico aspetto. E nelle ultime ore avrebbero individuato e identificato diversi testimoni. Persone fin qui rimaste nell'ombra, che avrebbero visto o sentito qualcosa di utile alla ricostruzione del mosaico e dai cui racconti potrebbe adesso venir fuori la chiave di volta spasmodicamente ricercata, non svelata neppure dai fotogrammi muti catturati dall'occhio del grande fratello: il movente del delitto.
A poco più di una settimana dall'omicidio del ventottenne Angelo Balducci, ucciso in piena notte a coltellate in via Reggio Calabria, l'inchiesta avrebbe conosciuto una svolta. Dietro le sbarre, ancor prima che il sole si levasse a rischiarare il nuovo giorno, era finito Michele Desiante, meccanico di 27 anni. Ad inchiodarlo, stando alle indiscrezioni trapelate dal segreto istruttorio, le immagini catturate dalla telecamera di un sistema di videosoveglianza attivo in zona: nella sequenza - agghiacciante - si vedrebbero i due arrivare in via Reggio a bordo di un'auto condotta da Desiante. I passeggeri scendono. Parlerebbero per strada, senza neppure agitarsi tanto. D'improvviso il meccanico tornerebbe sui suoi passi, riaprirebbe lo sportello, tirerebbe fuori un coltello ed inizierebbe a colpire l'amico, fino a lasciarlo esanime sull'asfalto per recarsi poi al Pronto Soccorso, a farsi medicare una ferita procuratasi da sè, prima d'essere rintracciato e bloccato dai Carabinieri.
Davanti al Gip Michele Parisi, in sede di interrogatorio di garanzia, nei giorni scorsi Desiante aveva scelto la linea del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. E il giudice lo aveva lasciato in carcere. I suoi avvocati, Rino e Lorenzo Vendola, confermano di non avere intenzione, almeno per il momento, di presentare istanza di scarcerazione e tengono ben coperte le loro carte. Identico l'atteggiamento degli inquirenti: la caccia va avanti. Freneticamente, nella massima discrezione. Per chiudere il cerchio si cercano altri indizi, altre prove: il rinvenimento dell'arma del delitto (già spedita in laboratorio per gli esami scientifici) e l'arresto del presunto omicida non completerebbe il quadro. Nel quale resta vuoto lo spazio dei perché: perchè Desiante avrebbe ucciso Balducci? Un gesto frutto di fredda e lucida premeditazione, oppure la reazione a qualche parola di troppo o ad una provocazione?
Le risposte mancanti sarebbero di non poco conto, mutando tra l'altro, a seconda dei casi ed in relazione alle circostanze aggravanti che potrebbero essere contestate o a quelle attenuanti che potrebbero essere invocate in fase di giudizio, anche la quantificazione dell'ipotetica pena. Motivo per il quale gli investigatori, pur senza tralasciare il resto, starebbero concentrando la loro attenzione su questo specifico aspetto. E nelle ultime ore avrebbero individuato e identificato diversi testimoni. Persone fin qui rimaste nell'ombra, che avrebbero visto o sentito qualcosa di utile alla ricostruzione del mosaico e dai cui racconti potrebbe adesso venir fuori la chiave di volta spasmodicamente ricercata, non svelata neppure dai fotogrammi muti catturati dall'occhio del grande fratello: il movente del delitto.