Cronaca
Operazione antimafia, confiscati beni per 50 milioni di euro
Ecco le immagini dell'operazione condotta dai Carabinieri.
Gravina - sabato 25 gennaio 2014
10.19
Operazione antimafia. Nella rete delle investigazioni condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, è finito un pregiudicato 59enne residente a Gravina in Puglia. Secondo quanto trapela dal riserbo istruttorio l'uomo, di cui non sono state rese note le generalità, sarebbe contiguo al clan "Mangione-Gigante-Matera". A suo carico è stata emessa un ordinanza di sequestro dei beni per un valore complessivo di 50 milioni di euro.
Tra le 5 aziende confiscate, c'è anche un Resort di lusso di Altamura, una sala ricevimenti di Venosa (PZ) e un ristorante di Gravina in Puglia. Ma l'elenco annovera altri 92 fabbricati e terreni, quote societarie, 29 rapporti bancari, 6 autovetture di grossa cilindrata e anche un "Harley Davidson".
L'attività investigativa ha avuto inizio nel 2011 e ha consentito all'Autorità giudiziaria di emettere, nel novembre dello stesso anno, un decreto di sequestro anticipato dei beni, mettendo in luce la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati ed il rilevante impegno economico necessario per la realizzazione dell'enorme patrimonio. Inoltre, una fitta rete di compagini societarie formate con il metodo delle c.d. "scatole cinesi" tutte riconducibili al 59enne che, al fine di eludere le investigazioni, si è avvalso di molti prestanome che lo hanno agevolato nella propria attività delinquenziale.
Tra le 5 aziende confiscate, c'è anche un Resort di lusso di Altamura, una sala ricevimenti di Venosa (PZ) e un ristorante di Gravina in Puglia. Ma l'elenco annovera altri 92 fabbricati e terreni, quote societarie, 29 rapporti bancari, 6 autovetture di grossa cilindrata e anche un "Harley Davidson".
L'attività investigativa ha avuto inizio nel 2011 e ha consentito all'Autorità giudiziaria di emettere, nel novembre dello stesso anno, un decreto di sequestro anticipato dei beni, mettendo in luce la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati ed il rilevante impegno economico necessario per la realizzazione dell'enorme patrimonio. Inoltre, una fitta rete di compagini societarie formate con il metodo delle c.d. "scatole cinesi" tutte riconducibili al 59enne che, al fine di eludere le investigazioni, si è avvalso di molti prestanome che lo hanno agevolato nella propria attività delinquenziale.