La città
Rampa per diversabili: tutti contro tutti
Lazzari: "Demolirla è stata una pugnalata". Scintille in Comune: Valente cerca la tregua, ma Cardascia attacca.
Gravina - giovedì 27 settembre 2012
16.40
"Eravamo decisamente a favore".
Il giorno dopo la demolizione, ordinata dalla Diocesi, della rampa di accesso per i disabili alla Cattedrale di Gravina, Urbano Lazzari grida tutta la sua amarezza, anticipata su facebook con un commento eloquente: "E' una pugnalata per noi persone con disabilità". "Eravamo ad un passo dalla vittoria di una battaglia durata anni", afferma il presidente del Comitato per l'abolizione delle barriere architettoniche, che inserendosi nella polemica scatenata dalla petizione popolare presentata da alcuni cittadini con cui si contestavano estetica e funzionalità dell'opera sottolinea: "Meglio una rampa brutta ma accessibile che bella e inaccessibile".
Lazzari, in particolare, si dice amareggiato e soprattutto demotivato dopo gli ultimi sviluppi della vicenda che, tra incontri istituzionali e battaglie internaute, hanno portato all'abbattimento dell'opera. Inoltre, denuncia il presidente del Caba, "sono arrabbiato perché il colmo di tutta questa storia è che noi disabili non siamo mai stati interpellati durante gli incontri che si sono svolti tra Amministrazione, Diocesi e i firmatari della petizione. Il problema di questo paese è che noi disabili siamo considerati sempre gli ultimi". Affermazione che tuttavia stride con quanto dichiarato ieri dalla Diocesi e confermato dall'architetto Anna Maria Lucarelli in un'intervista rilasciata a Gravinalife (pubblicata in coda all'articolo) con cui si rimarca la piena regolarità e funzionalità dell'opera, approvata (secondo la committenza dei lavori) dallo stesso Caba.
Un altro capitolo di una vicenda intricata, trattata anche nel corso dei lavori del consiglio comunale. Qui il sindaco Alesio Valente ha spiegato di essere stato coinvolto nella questione da una petizione popolare e di aver svolto "tutte le indagini opportune all'ufficio tecnico, dove ho trovato un regolare permesso a costruire con un regolare parere favorevole rilasciato dalla Soprintendenza". Poi, in risposta al consigliere Rino Vendola che sollevava dubbi sulla legittimità dell'opera, ha sottolineato: "Capisco che tra i progetti formali e la loro realizzazione vi sia sempre un po' di differenza, ma il progetto realizzato ora dalla Diocesi è perfettamente regolare poiché la rampa in questione è costruita a sinistra della cattedrale e non dall'ingresso principale, come era stato inizialmente progettato e poi bocciato dal Tar". Quindi il tentativo di spegnere il fuoco delle polemiche: "Abbiamo chiamato la Diocesi e parlato con don Nunzio Falcicchio, responsabile del Capitolo cattedrale, il quale ha deciso di sospendere i lavori e poi successivamente ha comunicato la volontà di smantellare l'opera. Ora verrà ripristinato il muretto originario, ma il problema non è stato risolto".
Il desiderio di voltare pagina con l'impegno a "trovare soluzioni per vedere rispettato il diritto all'accessibilità dei luoghi a tutti, attraverso progetti meno impattanti", viene però scosso dalle parole del vicecapogruppo consiliare del Pd, Mimmo Cardascia, che in antitesi rispetto a quanto sostenuto dal sindaco in una nota scrive: "Per la costruzione della rampa è stato commesso un vero e proprio abuso, e sulla base di dichiarazioni mendaci, da parte del committente e da parte dei tecnici preposti alla progettazione, si è perseverato nella convinzione che la proprietà del suolo su cui la rampa stava per essere costruita, era di proprietà della Diocesi, quando invece sarebbe bastata una semplice visura catastale, per accorgersi che il suolo è di proprietà del Comune. E quindi la committenza, essendosi resa conto di non avere la legittimazione attiva per poter dar inizio ai lavori di costruzione della rampa, ha deciso, per non incorrere nelle sanzioni previste dall'ordinamento giudiziario, di demolirla". Del resto, secondo Cardascia, la realizzazione di quella rampa non sarebbe stata prevista in uno coi lavori di restauro. Si sarebbe trattato, per contro, "di un aggiustamento posticcio e tardivo che ovviasse alla mancanza, in fase progettuale, dell'eliminazione degli ostacoli che limitano l'accesso dei diversamente abili alla Cattedrale. Ne emerge la mancanza di un attento e ponderato progetto d'insieme, che integrasse in un'equilibrata sintesi gli aspetti funzionali con quelli compositivi, volumetrici e materici peculiari di un contesto così delicato come quello su cui si andava ad intervenire".
Punti di vista diversi che si ricompongono quando si passa alle prospettive future: a margine del suo intervento Cardascia cavalca la stessa onda valentiana proponendo un concorso di idee per la realizzazione di quell'opera che "provveda sia all'abbattimento delle barriere architettoniche per l'accesso al culto nella Cattedrale, sia alla contestualizzazione in una piazza simbolo del rapporto peculiare tra costruito e ambiente naturale della nostra amata Gravina".
Il giorno dopo la demolizione, ordinata dalla Diocesi, della rampa di accesso per i disabili alla Cattedrale di Gravina, Urbano Lazzari grida tutta la sua amarezza, anticipata su facebook con un commento eloquente: "E' una pugnalata per noi persone con disabilità". "Eravamo ad un passo dalla vittoria di una battaglia durata anni", afferma il presidente del Comitato per l'abolizione delle barriere architettoniche, che inserendosi nella polemica scatenata dalla petizione popolare presentata da alcuni cittadini con cui si contestavano estetica e funzionalità dell'opera sottolinea: "Meglio una rampa brutta ma accessibile che bella e inaccessibile".
Lazzari, in particolare, si dice amareggiato e soprattutto demotivato dopo gli ultimi sviluppi della vicenda che, tra incontri istituzionali e battaglie internaute, hanno portato all'abbattimento dell'opera. Inoltre, denuncia il presidente del Caba, "sono arrabbiato perché il colmo di tutta questa storia è che noi disabili non siamo mai stati interpellati durante gli incontri che si sono svolti tra Amministrazione, Diocesi e i firmatari della petizione. Il problema di questo paese è che noi disabili siamo considerati sempre gli ultimi". Affermazione che tuttavia stride con quanto dichiarato ieri dalla Diocesi e confermato dall'architetto Anna Maria Lucarelli in un'intervista rilasciata a Gravinalife (pubblicata in coda all'articolo) con cui si rimarca la piena regolarità e funzionalità dell'opera, approvata (secondo la committenza dei lavori) dallo stesso Caba.
Un altro capitolo di una vicenda intricata, trattata anche nel corso dei lavori del consiglio comunale. Qui il sindaco Alesio Valente ha spiegato di essere stato coinvolto nella questione da una petizione popolare e di aver svolto "tutte le indagini opportune all'ufficio tecnico, dove ho trovato un regolare permesso a costruire con un regolare parere favorevole rilasciato dalla Soprintendenza". Poi, in risposta al consigliere Rino Vendola che sollevava dubbi sulla legittimità dell'opera, ha sottolineato: "Capisco che tra i progetti formali e la loro realizzazione vi sia sempre un po' di differenza, ma il progetto realizzato ora dalla Diocesi è perfettamente regolare poiché la rampa in questione è costruita a sinistra della cattedrale e non dall'ingresso principale, come era stato inizialmente progettato e poi bocciato dal Tar". Quindi il tentativo di spegnere il fuoco delle polemiche: "Abbiamo chiamato la Diocesi e parlato con don Nunzio Falcicchio, responsabile del Capitolo cattedrale, il quale ha deciso di sospendere i lavori e poi successivamente ha comunicato la volontà di smantellare l'opera. Ora verrà ripristinato il muretto originario, ma il problema non è stato risolto".
Il desiderio di voltare pagina con l'impegno a "trovare soluzioni per vedere rispettato il diritto all'accessibilità dei luoghi a tutti, attraverso progetti meno impattanti", viene però scosso dalle parole del vicecapogruppo consiliare del Pd, Mimmo Cardascia, che in antitesi rispetto a quanto sostenuto dal sindaco in una nota scrive: "Per la costruzione della rampa è stato commesso un vero e proprio abuso, e sulla base di dichiarazioni mendaci, da parte del committente e da parte dei tecnici preposti alla progettazione, si è perseverato nella convinzione che la proprietà del suolo su cui la rampa stava per essere costruita, era di proprietà della Diocesi, quando invece sarebbe bastata una semplice visura catastale, per accorgersi che il suolo è di proprietà del Comune. E quindi la committenza, essendosi resa conto di non avere la legittimazione attiva per poter dar inizio ai lavori di costruzione della rampa, ha deciso, per non incorrere nelle sanzioni previste dall'ordinamento giudiziario, di demolirla". Del resto, secondo Cardascia, la realizzazione di quella rampa non sarebbe stata prevista in uno coi lavori di restauro. Si sarebbe trattato, per contro, "di un aggiustamento posticcio e tardivo che ovviasse alla mancanza, in fase progettuale, dell'eliminazione degli ostacoli che limitano l'accesso dei diversamente abili alla Cattedrale. Ne emerge la mancanza di un attento e ponderato progetto d'insieme, che integrasse in un'equilibrata sintesi gli aspetti funzionali con quelli compositivi, volumetrici e materici peculiari di un contesto così delicato come quello su cui si andava ad intervenire".
Punti di vista diversi che si ricompongono quando si passa alle prospettive future: a margine del suo intervento Cardascia cavalca la stessa onda valentiana proponendo un concorso di idee per la realizzazione di quell'opera che "provveda sia all'abbattimento delle barriere architettoniche per l'accesso al culto nella Cattedrale, sia alla contestualizzazione in una piazza simbolo del rapporto peculiare tra costruito e ambiente naturale della nostra amata Gravina".