Associazioni
Ricerche petrolio in mare, Legambiente chiede norme per uno stop
Dopo i tre permessi concessi dal Ministero nello Jonio, al largo di Puglia e Calabria
Gravina - mercoledì 9 gennaio 2019
11.22
«Di fronte al rischio di nuove trivellazioni ci aspettiamo risposte concrete, quali lo stop immediato a nuove estrazioni di idrocarburi in mare e a terra, a partire dalle 96 richieste di prospezione, ricerca e coltivazione in attesa di via libera; il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili; una legge che vieti l'uso dell'airgun per le prospezioni; un Piano energetico nazionale per il clima e l'energia che punti alla decarbonizzazione dell'economia e a un futuro rinnovabile, rispettando così gli impegni presi alla Cop21 di Parigi». È il commento di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, al via libera del Mise a tre nuovi permessi per riprendere le ricerche di petrolio nel mar Ionio.
I dati aggiornati da Legambiente mostrano un Paese che continua la sua corsa all'oro nero. Ad oggi su 16.821 kmq sono ben 197 le concessioni di coltivazione tra mare (67) e terra (130), cui si potrebbero aggiungere 12 istanze di concessione di coltivazione (7 in mare e 5 a terra). Inoltre, su un totale di 30.569 kmq sono attivi 80 permessi di ricerca, ai quali potremmo sommare 79 istanze di permessi di ricerca su un totale di 26.674 kmq, e 5 istanze di prospezione a mare su un totale di 68.335 kmq.
La Puglia, tra attività a terra e a mare, nel 2017 ha contribuito con il 4,2% della produzione nazionale di petrolio, pari a 172mila tonnellate estratte, e il 2,1% di gas con 111,4 milioni di Smc, quantità che, stando agli attuali consumi, coprirebbe rispettivamente lo 0,3% e lo 0,2% del fabbisogno del nostro Paese. Numeri poco significativi, ma che nei territori e nei mari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti. (dati del dossier #NoOil. Stop alle fonti fossili 2018)
«Grazie ai 44mila impianti da fonti rinnovabili che producono 9.940 GWh/anno di energia pulita - conclude Tarantini - la Puglia contribuisce notevolmente alla decarbonizzazione del nostro Paese. Ai parlamentari pugliesi chiediamo di sostenere le nostre proposte, in particolare quella sull'uso dell'airgun, mentre al Governatore Michele Emiliano di istituire un tavolo regionale permanente sul mare e sulla blue economy».
I dati aggiornati da Legambiente mostrano un Paese che continua la sua corsa all'oro nero. Ad oggi su 16.821 kmq sono ben 197 le concessioni di coltivazione tra mare (67) e terra (130), cui si potrebbero aggiungere 12 istanze di concessione di coltivazione (7 in mare e 5 a terra). Inoltre, su un totale di 30.569 kmq sono attivi 80 permessi di ricerca, ai quali potremmo sommare 79 istanze di permessi di ricerca su un totale di 26.674 kmq, e 5 istanze di prospezione a mare su un totale di 68.335 kmq.
La Puglia, tra attività a terra e a mare, nel 2017 ha contribuito con il 4,2% della produzione nazionale di petrolio, pari a 172mila tonnellate estratte, e il 2,1% di gas con 111,4 milioni di Smc, quantità che, stando agli attuali consumi, coprirebbe rispettivamente lo 0,3% e lo 0,2% del fabbisogno del nostro Paese. Numeri poco significativi, ma che nei territori e nei mari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti. (dati del dossier #NoOil. Stop alle fonti fossili 2018)
«Grazie ai 44mila impianti da fonti rinnovabili che producono 9.940 GWh/anno di energia pulita - conclude Tarantini - la Puglia contribuisce notevolmente alla decarbonizzazione del nostro Paese. Ai parlamentari pugliesi chiediamo di sostenere le nostre proposte, in particolare quella sull'uso dell'airgun, mentre al Governatore Michele Emiliano di istituire un tavolo regionale permanente sul mare e sulla blue economy».