Territorio
Ridurre le esercitazioni militari sull'Alta Murgia
Mozione a firma del gruppo Noi a Sinistra
Gravina - lunedì 27 marzo 2017
Il gruppo consiliare regionale "Noi a Sinistra per la Puglia" ha presentato nei giorni scorsi una mozione a firma dei consiglieri Enzo Colonna, Cosimo Borraccino, Sebastiano Leo e Domenico Santorsola, che chiede all'esecutivo regionale di farsi portavoce presso il governo nazionale di ogni azione possibile finalizzata a rispettare il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari ottenendone la rimozione dal territorio nazionale da parte degli Stati Uniti d'America. Si tratta di un'iniziativa consiliare già messa in campo dal Consiglio regionale della Toscana che, il 26 ottobre 2016, ha approvato una mozione di analogo tenore.
Con specifico riferimento alla realtà pugliese, inoltre, si chiede al Presidente e alla Giunta della Regione Puglia di attivarsi nei confronti del governo nazionale affinché si riduca o comunque si rimoduli la presenza militare sul territorio pugliese ed esamini concretamente la possibilità di sospendere quelle esercitazioni militari che possano determinare contaminazione di suolo e aria con polveri sottili.
«Alcune aree della nostra regione - spiegano i consiglieri firmatari - subiscono un stress ambientale determinato da installazioni e da frequenti esercitazioni militari che, con la diffusione di polveri sottili derivanti dalle deflagrazioni, mettono a rischio le matrici ambientali. È il caso, in particolare, del territorio dell'Alta Murgia. Chiediamo di avviare una interlocuzione con il Governo nazionale, in particolare nella sede del "Comitato Misto Paritetico - Programmi delle installazioni militari". al fine di ridurre questi fenomeni e restituire ai pugliesi una fruizione ampia del proprio territorio».
Durante la "guerra fredda" la Puglia, come altre zone del territorio italiano, è stata oggetto di installazioni militari americane dotate di armi nucleari (gli Jupiter) dalla capacità distruttiva cento volte superiore rispetto ai disastri di Hiroshima e Nagasaki. Molte di quelle installazioni insistevano su aree che oggi ricadono in parchi o sono oggetto di specifiche tutele dell'habitat e della fauna.
«A distanza di anni - sottolineano Colonna, Borraccino, Leo e Santorsola - sebbene lo spettro delle postazioni nucleari sia consegnato alla storia, le attività militari sul territorio rappresentano un'anacronistica e forte limitazione alla vocazione economica, culturale e turistica delle aree interessate e dell'intero territorio regionale. Non a caso, a partire dalla metà degli anni '80, intere comunità si sono mobilitate contro il riarmo e la massiccia presenza di presidi militari sui propri territori. Si ricordi, in proposito, il documento a firma dei vescovi pugliesi e redatto dal compianto Don Tonino Bello "Bari, terra di pace" dell'8 dicembre 1987, ancora attuale, in cui si ribadiva che "più che essere terra di servitù militare, la Puglia deve essere arco di pace".
In diverse circostanze, soprattutto in occasione delle marce della pace Gravina-Altamura degli anni 1985, 1987, 2003 e 2005, moltissimi cittadini, oltre a denunciare le forme di degrado in cui versava il territorio murgiano, hanno evidenziato le molteplici criticità e contraddizioni legate alla presenza delle servitù militari, rilevando come l'attività militare sia incompatibile con l'ecosistema delle aree interne, sia perché si contrappone alla vocazione economico-produttiva e storica dello stesso territorio (di tipo agro-pastorale), sia perché le esercitazioni "a fuoco" determinano fenomeni di inquinamento. Si è più volte osservato che le attività militari ostacolano (e, in non pochi frangenti, impediscono) una piena fruizione del territorio a fini agricoli, economici, turistici, escursionistici, didattici. Ciò riduce drasticamente le potenzialità di tali territori e contraddice la necessità di tutela, valorizzazione e protezione ambientale che ha portato, ad esempio, all'istituzione del Parco Nazionale dell'Alta Murgia».
Con specifico riferimento alla realtà pugliese, inoltre, si chiede al Presidente e alla Giunta della Regione Puglia di attivarsi nei confronti del governo nazionale affinché si riduca o comunque si rimoduli la presenza militare sul territorio pugliese ed esamini concretamente la possibilità di sospendere quelle esercitazioni militari che possano determinare contaminazione di suolo e aria con polveri sottili.
«Alcune aree della nostra regione - spiegano i consiglieri firmatari - subiscono un stress ambientale determinato da installazioni e da frequenti esercitazioni militari che, con la diffusione di polveri sottili derivanti dalle deflagrazioni, mettono a rischio le matrici ambientali. È il caso, in particolare, del territorio dell'Alta Murgia. Chiediamo di avviare una interlocuzione con il Governo nazionale, in particolare nella sede del "Comitato Misto Paritetico - Programmi delle installazioni militari". al fine di ridurre questi fenomeni e restituire ai pugliesi una fruizione ampia del proprio territorio».
Durante la "guerra fredda" la Puglia, come altre zone del territorio italiano, è stata oggetto di installazioni militari americane dotate di armi nucleari (gli Jupiter) dalla capacità distruttiva cento volte superiore rispetto ai disastri di Hiroshima e Nagasaki. Molte di quelle installazioni insistevano su aree che oggi ricadono in parchi o sono oggetto di specifiche tutele dell'habitat e della fauna.
«A distanza di anni - sottolineano Colonna, Borraccino, Leo e Santorsola - sebbene lo spettro delle postazioni nucleari sia consegnato alla storia, le attività militari sul territorio rappresentano un'anacronistica e forte limitazione alla vocazione economica, culturale e turistica delle aree interessate e dell'intero territorio regionale. Non a caso, a partire dalla metà degli anni '80, intere comunità si sono mobilitate contro il riarmo e la massiccia presenza di presidi militari sui propri territori. Si ricordi, in proposito, il documento a firma dei vescovi pugliesi e redatto dal compianto Don Tonino Bello "Bari, terra di pace" dell'8 dicembre 1987, ancora attuale, in cui si ribadiva che "più che essere terra di servitù militare, la Puglia deve essere arco di pace".
In diverse circostanze, soprattutto in occasione delle marce della pace Gravina-Altamura degli anni 1985, 1987, 2003 e 2005, moltissimi cittadini, oltre a denunciare le forme di degrado in cui versava il territorio murgiano, hanno evidenziato le molteplici criticità e contraddizioni legate alla presenza delle servitù militari, rilevando come l'attività militare sia incompatibile con l'ecosistema delle aree interne, sia perché si contrappone alla vocazione economico-produttiva e storica dello stesso territorio (di tipo agro-pastorale), sia perché le esercitazioni "a fuoco" determinano fenomeni di inquinamento. Si è più volte osservato che le attività militari ostacolano (e, in non pochi frangenti, impediscono) una piena fruizione del territorio a fini agricoli, economici, turistici, escursionistici, didattici. Ciò riduce drasticamente le potenzialità di tali territori e contraddice la necessità di tutela, valorizzazione e protezione ambientale che ha portato, ad esempio, all'istituzione del Parco Nazionale dell'Alta Murgia».