Palazzo di città
Salvo il Giudice di Pace
Il Comune apre la cassa e paga. Ma gli uffici danno parere negativo: "Violata la spending review".
Gravina - mercoledì 1 maggio 2013
10.50
Il Comune di Gravina chiede al ministero di grazia e giustizia il mantenimento dell'ufficio del giudice di pace, impegnandosi a farsi integralmente carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio, mettendo a disposizione il proprio personale.
E' quanto si legge nella delibera con cui la giunta comunale ha ribadito la ferma contrarietà, già espressa a suo tempo dal commissario prefettizio e supportata anche dall'Associazione avvocati e praticanti di Gravina, a ogni ipotesi di chiusura dell'ufficio di via Tripoli. Il ministero, valutata la rispondenza delle richieste e degli impegni pervenuti ai criteri prefissati dal legislatore, valuterà adesso la richiesta dell'amministrazione comunale. Che nel mettere a disposizione il proprio personale, onde assicurare le tre unità lavorative necessarie al funzionamento del servizio, rivendica di aver garantito il rispetto di tutte le norme che presiedono al contenimento della spesa del personale e al regime vincolistico per le assunzioni, richiamando le spese di personale già previste, con assunzioni programmate da attingere dalle liste di collocamento delle categorie protette.
Tutti concordi sull'opportunità dell'impegno di spesa, dunque? Non proprio. A leggere bene la delibera, infatti, emergono riserve e contrasti tra la giunta guidata dal sindaco Alesio Valente e gli uffici comunali. Il dirigente responsabile del servizio interessato, infatti, nel concedere il parere favorevole sugli aspetti giuridici, ha espresso "perplessità rispetto all'attuale assetto della dotazione organica ed alle possibilità assunzionali dell'Ente". Negativo, invece, il parere in ordine alla regolarità contabile: la scelta dell'ente comunale di farsi integralmente carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio viene considerata "in netto contrasto" con le recenti norme in materia di riduzione dei costi della spesa pubblica locale, mentre la destinazione delle tre unità operative presso gli uffici del giudice di pace è ritenuta "non conforme agli obiettivi posti in riferimento al potenziamento" dell'organico comunale, pregiudicando ulteriormente - si sostiene - la già precaria dotazione di Palazzo di città.
E' quanto si legge nella delibera con cui la giunta comunale ha ribadito la ferma contrarietà, già espressa a suo tempo dal commissario prefettizio e supportata anche dall'Associazione avvocati e praticanti di Gravina, a ogni ipotesi di chiusura dell'ufficio di via Tripoli. Il ministero, valutata la rispondenza delle richieste e degli impegni pervenuti ai criteri prefissati dal legislatore, valuterà adesso la richiesta dell'amministrazione comunale. Che nel mettere a disposizione il proprio personale, onde assicurare le tre unità lavorative necessarie al funzionamento del servizio, rivendica di aver garantito il rispetto di tutte le norme che presiedono al contenimento della spesa del personale e al regime vincolistico per le assunzioni, richiamando le spese di personale già previste, con assunzioni programmate da attingere dalle liste di collocamento delle categorie protette.
Tutti concordi sull'opportunità dell'impegno di spesa, dunque? Non proprio. A leggere bene la delibera, infatti, emergono riserve e contrasti tra la giunta guidata dal sindaco Alesio Valente e gli uffici comunali. Il dirigente responsabile del servizio interessato, infatti, nel concedere il parere favorevole sugli aspetti giuridici, ha espresso "perplessità rispetto all'attuale assetto della dotazione organica ed alle possibilità assunzionali dell'Ente". Negativo, invece, il parere in ordine alla regolarità contabile: la scelta dell'ente comunale di farsi integralmente carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio viene considerata "in netto contrasto" con le recenti norme in materia di riduzione dei costi della spesa pubblica locale, mentre la destinazione delle tre unità operative presso gli uffici del giudice di pace è ritenuta "non conforme agli obiettivi posti in riferimento al potenziamento" dell'organico comunale, pregiudicando ulteriormente - si sostiene - la già precaria dotazione di Palazzo di città.