Cronaca
San Vito Vecchio: respinti i ricorsi
L'immobile resta sotto sequestro
Gravina - giovedì 10 ottobre 2013
08.54
L'immobile in via San Vito vecchio resterà sotto sequestro e a disposizione dell'autorità giudiziaria.
La notizia arriva direttamente dal cittadino che mesi addietro ha denunciato il presunto abuso edilizio, e che oggi ha messo a disposizione della redazione di Gravinalife l'ultimo provvedimento adottato dal Tribunale del riesame lo scorso 30 settembre.
Nell'ordinanza emessa dal Tribunale di Bari, il collegio dei giudici della terza sezione penale ha respinto entrambi i ricorsi presentati dai proprietari dell'immobile stabilendo che la costruzione in questione, situata in prossimità del centro storico e tipizzata zona A2, ossia zona di salvaguardia dei vecchi fabbricati, "è da considerarsi una nuova costruzione".
A nulla dunque è valsa la perizia di parte presentata da un tecnico di fiducia dei proprietari. Perizia nella quale si definisce il progetto quale "intervento composto in quanto atterrebbe sia ad una ristrutturazione edilizia e ad una sopraelevazione".
Definizione che è stata completamente bocciata dal collegio giudicante sulla base di una perizia effettuata dal ctu nominato dal Tribunale il quale ha evidenziato che l'immobile in realizzazione "differisce per misure e sagoma dalla costruzione originaria" in totale difformità da quanto stabilito dalle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore gravinese. Norme che impongono la così detta "ricostruzione condizionata" ossia il ripristino delle forme e dei volumi preesistenti nelle zone A2.
Nel provvedimento emesso a fine settembre, infatti, i giudici rilevano che "l'intervento edilizio di che trattasi, consistito nella demolizione integrale di un vecchio fabbricato e nella costruzione di un altro fabbricato con sopraelevazione, che non ha alcun rapporto con il precedente essendone diverse l'area di sedime, la sagoma, l'altezza oltre che la superficie e il volume, il numero dei piani e il numero delle unità immobiliari deve considerarsi quale nuova costruzione".
Inoltre, si legge nel medesimo provvedimento, "riguardo alle distanze dai fabbricati, il consulente sottolinea che solo nell'ipotesi di una parziale ristrutturazione dell'edificio preesistente, con la conservazione delle murature perimetrali si sarebbero potute mantenere le precedenti distanze, che invece non rispettano neppure il limite minimo di 6 metri come prescritto dalle norme tecniche di attuazione del piano particolareggiato".
L'inchiesta, che ha portato al sequestro preventivo dell'immobile di via San Vito vecchio è coordinata dal pubblico ministero Renato Nitti, e avrebbe preso il via nei mesi scorsi a seguito di un esposto presentato da un privato cittadino. Duplice il filone seguito da chi indaga: da un lato si punterebbe ad appurare l'esistenza di eventuali abusi di natura edilizia, dall'altro a vagliare la regolarità della procedura amministrativa seguita dagli uffici municipali con riferimento alla pratica urbanistica correlata.
La notizia arriva direttamente dal cittadino che mesi addietro ha denunciato il presunto abuso edilizio, e che oggi ha messo a disposizione della redazione di Gravinalife l'ultimo provvedimento adottato dal Tribunale del riesame lo scorso 30 settembre.
Nell'ordinanza emessa dal Tribunale di Bari, il collegio dei giudici della terza sezione penale ha respinto entrambi i ricorsi presentati dai proprietari dell'immobile stabilendo che la costruzione in questione, situata in prossimità del centro storico e tipizzata zona A2, ossia zona di salvaguardia dei vecchi fabbricati, "è da considerarsi una nuova costruzione".
A nulla dunque è valsa la perizia di parte presentata da un tecnico di fiducia dei proprietari. Perizia nella quale si definisce il progetto quale "intervento composto in quanto atterrebbe sia ad una ristrutturazione edilizia e ad una sopraelevazione".
Definizione che è stata completamente bocciata dal collegio giudicante sulla base di una perizia effettuata dal ctu nominato dal Tribunale il quale ha evidenziato che l'immobile in realizzazione "differisce per misure e sagoma dalla costruzione originaria" in totale difformità da quanto stabilito dalle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore gravinese. Norme che impongono la così detta "ricostruzione condizionata" ossia il ripristino delle forme e dei volumi preesistenti nelle zone A2.
Nel provvedimento emesso a fine settembre, infatti, i giudici rilevano che "l'intervento edilizio di che trattasi, consistito nella demolizione integrale di un vecchio fabbricato e nella costruzione di un altro fabbricato con sopraelevazione, che non ha alcun rapporto con il precedente essendone diverse l'area di sedime, la sagoma, l'altezza oltre che la superficie e il volume, il numero dei piani e il numero delle unità immobiliari deve considerarsi quale nuova costruzione".
Inoltre, si legge nel medesimo provvedimento, "riguardo alle distanze dai fabbricati, il consulente sottolinea che solo nell'ipotesi di una parziale ristrutturazione dell'edificio preesistente, con la conservazione delle murature perimetrali si sarebbero potute mantenere le precedenti distanze, che invece non rispettano neppure il limite minimo di 6 metri come prescritto dalle norme tecniche di attuazione del piano particolareggiato".
L'inchiesta, che ha portato al sequestro preventivo dell'immobile di via San Vito vecchio è coordinata dal pubblico ministero Renato Nitti, e avrebbe preso il via nei mesi scorsi a seguito di un esposto presentato da un privato cittadino. Duplice il filone seguito da chi indaga: da un lato si punterebbe ad appurare l'esistenza di eventuali abusi di natura edilizia, dall'altro a vagliare la regolarità della procedura amministrativa seguita dagli uffici municipali con riferimento alla pratica urbanistica correlata.