Palazzo di città
Scuola Epitaffio: il Comune inciampa sull'appello
Gli atti notificati a due defunti
Gravina - martedì 26 novembre 2013
12.19
Rischia di saltare la sospensiva della sentenza concessa dalla Corte di appello di Bari al Comune di Gravina, condannato a pagare circa 3.000.000 di euro ai proprietari dei suoli in zona Epitaffio, su cui è stata costruita la scuola elementare dedicata a Michele Soranno.
Tutta colpa di una notifica sbagliata da parte dell'avvocatura comunale.
A giugno dello scorso anno, come si ricorderà, il Tribunale di Bari ha emesso la sentenza di condanna nei confronti del Comune accusato di appropriazione illegittima di proprietà privata, condannando l'ente al risarcimento del danno arrecato ai legittimi proprietari dei suoli, tra cui le famiglie Preite e Capone.
Una sentenza contro cui il Municipio ha presentato ricorso, chiedendo contestualmente al giudice di sospendere la sentenza. Un richiesta accolta solo in parte dalla Corte di Appello che ha concesso la sospensiva limitatamente al 50% dell'intero importo.
Sin qui è storia nota a tutti, considerando anche che la sentenza del caso Epitaffio è approdata in Consiglio Comunale dove sono stati deliberati modalità e tempi per il pagamento del debito.
Tuttavia, mentre le trattative tra gli avvocati del comune e i legali che curano gli interessi della parte privata sono continuate per mesi, nessuno si è mai accorto che due dei ricorrenti, Capone Salvatore e Capone Michele, sono deceduti due anni prima della sentenza, esattamente nel 2010. La morte dei fratelli Capone, per strategia processuale dei loro rispettivi eredi, non è stata dichiarata in giudizio e neppure comunicata ai loro rispettivi difensori, che ne hanno avuto notizia solo quando hanno comunicato ai loro clienti la richiesta di appello presentata dal Comune.
Un silenzio che ha indotto in errore i due avvocati comunali i quali ignari della vicenda, hanno notificato l'atto di appello contro la sentenza del Tribunale di Bari ai due defunti e non ai loro eredi. Lo scorso 24 luglio, ovvero un anno e quarantasei giorni dal deposito in Cancelleria della sentenza, la stessa è diventata irrevocabile, perché, come stabilito dalla legge, "…l'atto di impugnazione della sentenza, nel caso di morte della parte vittoriosa, deve essere rivolto e notificato agli eredi, indipendentemente sia dal momento in cui il decesso è avvenuto, sia dalla eventuale ignoranza dell'evento, anche se incolpevole, da parte del soccombente".
In pratica, nonostante i ripetuti incontri, e i primi versamenti emessi dal Comune a favore dei privati, nessuno si è mai accorto del decesso dei due fratelli. Un errore scoperto solo quando, spirati i termini di legge a disposizione dell'amministrazione comune, gli eredi dei due fratelli hanno notificato al Comune di Gravina la sentenza in forma esecutiva chiedendo il pagamento dell'intero importo vantato, poiché nei loro confronti non ha nessuna valenza l'ordinanza della Corte di Appello che ha sospeso al 50% la condanna inflitta al Comune.
Poche settimane fa, i due avvocati comunali hanno chiesto al Giudice della Corte di Appello di Bari di essere riammessi nei termini per notificare anche agli eredi dei fratelli Capone Salvatore e Michele l'atto di appello. Una richiesta interamente rigettata dal giudice che ha dichiarato l'appello inammissibile nei confronti della famiglia Capone.
Intanto il secondo grado di giudizio prosegue, ma non è difficile immaginare che anche gli altri proprietari a cui il Tribunale ha dato ragione, presto batteranno cassa.
Tutta colpa di una notifica sbagliata da parte dell'avvocatura comunale.
A giugno dello scorso anno, come si ricorderà, il Tribunale di Bari ha emesso la sentenza di condanna nei confronti del Comune accusato di appropriazione illegittima di proprietà privata, condannando l'ente al risarcimento del danno arrecato ai legittimi proprietari dei suoli, tra cui le famiglie Preite e Capone.
Una sentenza contro cui il Municipio ha presentato ricorso, chiedendo contestualmente al giudice di sospendere la sentenza. Un richiesta accolta solo in parte dalla Corte di Appello che ha concesso la sospensiva limitatamente al 50% dell'intero importo.
Sin qui è storia nota a tutti, considerando anche che la sentenza del caso Epitaffio è approdata in Consiglio Comunale dove sono stati deliberati modalità e tempi per il pagamento del debito.
Tuttavia, mentre le trattative tra gli avvocati del comune e i legali che curano gli interessi della parte privata sono continuate per mesi, nessuno si è mai accorto che due dei ricorrenti, Capone Salvatore e Capone Michele, sono deceduti due anni prima della sentenza, esattamente nel 2010. La morte dei fratelli Capone, per strategia processuale dei loro rispettivi eredi, non è stata dichiarata in giudizio e neppure comunicata ai loro rispettivi difensori, che ne hanno avuto notizia solo quando hanno comunicato ai loro clienti la richiesta di appello presentata dal Comune.
Un silenzio che ha indotto in errore i due avvocati comunali i quali ignari della vicenda, hanno notificato l'atto di appello contro la sentenza del Tribunale di Bari ai due defunti e non ai loro eredi. Lo scorso 24 luglio, ovvero un anno e quarantasei giorni dal deposito in Cancelleria della sentenza, la stessa è diventata irrevocabile, perché, come stabilito dalla legge, "…l'atto di impugnazione della sentenza, nel caso di morte della parte vittoriosa, deve essere rivolto e notificato agli eredi, indipendentemente sia dal momento in cui il decesso è avvenuto, sia dalla eventuale ignoranza dell'evento, anche se incolpevole, da parte del soccombente".
In pratica, nonostante i ripetuti incontri, e i primi versamenti emessi dal Comune a favore dei privati, nessuno si è mai accorto del decesso dei due fratelli. Un errore scoperto solo quando, spirati i termini di legge a disposizione dell'amministrazione comune, gli eredi dei due fratelli hanno notificato al Comune di Gravina la sentenza in forma esecutiva chiedendo il pagamento dell'intero importo vantato, poiché nei loro confronti non ha nessuna valenza l'ordinanza della Corte di Appello che ha sospeso al 50% la condanna inflitta al Comune.
Poche settimane fa, i due avvocati comunali hanno chiesto al Giudice della Corte di Appello di Bari di essere riammessi nei termini per notificare anche agli eredi dei fratelli Capone Salvatore e Michele l'atto di appello. Una richiesta interamente rigettata dal giudice che ha dichiarato l'appello inammissibile nei confronti della famiglia Capone.
Intanto il secondo grado di giudizio prosegue, ma non è difficile immaginare che anche gli altri proprietari a cui il Tribunale ha dato ragione, presto batteranno cassa.