Cronaca
Sequestro beni per 5 milioni di euro
Comunicato stampa dei Carabinieri
Gravina - lunedì 19 dicembre 2011
13.31
L'odierno sequestro ha riguardato un complesso aziendale di ristorazione con sede legale ad Altamura e costituito da un ristorante ubicato nel comune di Gravina in Puglia e da una struttura alberghiera con sala ricevimenti sita a Venosa oltre a consistenti quote societarie e rapporti bancari presso istituti di credito di Altamura.
L'indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione- e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.
Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così non solo uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all'attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di "ri-inventarsi" come imprenditori che finiscono poi per agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti, ma di mantenere in piedi tutta l'organizzazione malavitosa: stipendiare gli "affiliati" e mantenere le loro famiglie quando queste sono in difficoltà.
Le attività imprenditoriali continueranno con l'amministrazione giudiziaria sotto il diretto controllo del Tribunale di Bari, restituendo legalità e trasparenza al mercato.
Dopo l'operazione dello scorso 16 novembre nel corso della quale, in applicazione della Normativa Antimafia sulle Misure di Prevenzione Patrimoniale (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari eseguirono un sequestro di beni per 23 milioni di euro, questa mattina, gli stessi militari, hanno dato esecuzione, ad Altamura, Gravina in Puglia e Venosa, ad altre due misure di prevenzione patrimoniali di sequestro anticipato di beni mobili ed immobili per un valore di 5 milioni di euro. I provvedimenti, finalizzati alla confisca, sono stati emessi dal Tribunale di Bari -Sezione per le Misure di Prevenzione- (collegio Presidente La Malfa – relatore Marrone – Dr. Mattiace) su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.
Destinatario della misura patrimoniale è ancora una volta Saverio Sorangelo, 57enne gravinese, gravato da numerosi pregiudizi penali, già Sorvegliato Speciale di Pubblica Sicurezza.
Di non trascurabile importanza il suo coinvolgimento nella nota operazione denominata "Canto del Cigno", che all'epoca dimostrò chiaramente la sua "compartecipazione" in seno alla criminalità organizzata gravinese (Mangione, Gigante, Matera).
Il predetto già nel 2002 fu destinatario, a seguito di un'indagine della DIA di Roma, di un altro provvedimento di natura patrimoniale che si concluse con il sequestro della nota Sala Ricevimenti "Parco dei Templari", costruita in un suggestivo scorcio dell' alta Murgia.
Le indagini effettuate dagli investigatori, hanno evidenziato ancora una volta, la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati e dell'attività economica svolta, in relazione anche alle esposizioni debitorie personali ed il rilevante impegno economico necessario per realizzare l'enorme patrimonio riconducibile all'uomo ed ai singoli componenti della sua famiglia. Il provvedimento eseguito oggi scaturisce dall'esito di ulteriori accertamenti patrimoniali avviati dai Carabinieri lo scorso mese di novembre che hanno evidenziato la permanente capacità di disporre di ingenti risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite che l'uomo reimpiegava in attività apparentemente lecite, come l'acquisto di terreni, immobili ed attività imprenditoriali.
E' stato dimostrato che il predetto a partire dall'anno 2007, quando fu sottoposto alla Sorveglianza Speciale, con l'inibizione di qualsivoglia partecipazione ad ogni tipo di attività imprenditoriale, ha perseverato nel continuare i suoi traffici illeciti, facendo ricorso, pensando di eludere controlli e riscontri investigativi, all'uso di prestanomi, per l'acquisizione di quote societarie e patrimoni aziendali.
Sorangelo, ha insistentemente posto in essere operazioni di "money laundering" (riciclaggio di danaro) attraverso numerosi reinvestimenti di natura apparentemente lecita.
L'indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione- e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.
Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così non solo uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all'attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di "ri-inventarsi" come imprenditori che finiscono poi per agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti, ma di mantenere in piedi tutta l'organizzazione malavitosa: stipendiare gli "affiliati" e mantenere le loro famiglie quando queste sono in difficoltà.
Le attività imprenditoriali continueranno con l'amministrazione giudiziaria sotto il diretto controllo del Tribunale di Bari, restituendo legalità e trasparenza al mercato.
Dopo l'operazione dello scorso 16 novembre nel corso della quale, in applicazione della Normativa Antimafia sulle Misure di Prevenzione Patrimoniale (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari eseguirono un sequestro di beni per 23 milioni di euro, questa mattina, gli stessi militari, hanno dato esecuzione, ad Altamura, Gravina in Puglia e Venosa, ad altre due misure di prevenzione patrimoniali di sequestro anticipato di beni mobili ed immobili per un valore di 5 milioni di euro. I provvedimenti, finalizzati alla confisca, sono stati emessi dal Tribunale di Bari -Sezione per le Misure di Prevenzione- (collegio Presidente La Malfa – relatore Marrone – Dr. Mattiace) su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.
Destinatario della misura patrimoniale è ancora una volta Saverio Sorangelo, 57enne gravinese, gravato da numerosi pregiudizi penali, già Sorvegliato Speciale di Pubblica Sicurezza.
Di non trascurabile importanza il suo coinvolgimento nella nota operazione denominata "Canto del Cigno", che all'epoca dimostrò chiaramente la sua "compartecipazione" in seno alla criminalità organizzata gravinese (Mangione, Gigante, Matera).
Il predetto già nel 2002 fu destinatario, a seguito di un'indagine della DIA di Roma, di un altro provvedimento di natura patrimoniale che si concluse con il sequestro della nota Sala Ricevimenti "Parco dei Templari", costruita in un suggestivo scorcio dell' alta Murgia.
Le indagini effettuate dagli investigatori, hanno evidenziato ancora una volta, la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati e dell'attività economica svolta, in relazione anche alle esposizioni debitorie personali ed il rilevante impegno economico necessario per realizzare l'enorme patrimonio riconducibile all'uomo ed ai singoli componenti della sua famiglia. Il provvedimento eseguito oggi scaturisce dall'esito di ulteriori accertamenti patrimoniali avviati dai Carabinieri lo scorso mese di novembre che hanno evidenziato la permanente capacità di disporre di ingenti risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite che l'uomo reimpiegava in attività apparentemente lecite, come l'acquisto di terreni, immobili ed attività imprenditoriali.
E' stato dimostrato che il predetto a partire dall'anno 2007, quando fu sottoposto alla Sorveglianza Speciale, con l'inibizione di qualsivoglia partecipazione ad ogni tipo di attività imprenditoriale, ha perseverato nel continuare i suoi traffici illeciti, facendo ricorso, pensando di eludere controlli e riscontri investigativi, all'uso di prestanomi, per l'acquisizione di quote societarie e patrimoni aziendali.
Sorangelo, ha insistentemente posto in essere operazioni di "money laundering" (riciclaggio di danaro) attraverso numerosi reinvestimenti di natura apparentemente lecita.