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Politica

Servizi sociali, un’emorragia di legalità?

L’ opposizione denuncia. Nomi e cognomi sul banco della Procura

Una denuncia precisa con tanto di nomi e cognomi oltre che di regolamenti, leggi violate e servizi affidati senza appalto pubblico, per fermare quella che secondo i consiglieri di opposizione è "una vera e propria emorragia della legalità". Questa volta nella caserma dei carabinieri di Gravina, i sette consiglieri di opposizione, ossia Rino Vendola, Angelo Petrara, Vincenzo Varrese, Salvatore Angellotti, Mimmo Calderoni, Antonio Stragapede e Nicola Lagreca, hanno formalizzato quanto già denunciato nel corso del consiglio comunale del marzo scorso proprio in occasione dell'approvazione del Piano sociale di zona.

Sotto lo scanner dei consiglieri sono finiti tutti i servizi assistenziali affidati dal Palazzo di città a cooperative o associazioni quasi sempre senza un regolare bando pubblico. Servizi spesso già contemplati e finanziati dal piano sociale di zona, il programma regionale che i Comuni adottano in forma associata per fare fronte alle esigenze sociali, che però Palazzo di città preferisce finanziare di tasca propria prelevandoli dal bilancio comunale.
Un modus operandi denunciato dall'opposizione per quanto concerne l'affidamento del servizio di assistenza ai minori gestito dalla cooperativa "Adra" che svolge la sua attività sin dal 2010 nell'edificio di via Meninni dove ha sede la Chiesa Evangelica pur non avendo "una regolare autorizzazione" a svolgere nella struttura gravinese il servizio richiesto.
"Laddove un Comune in barba alla legge e allo stesso Psz dovesse affidare direttamente il servizio ad altro ente, per di più al di fuori da una regolare gara d'appalto così come è regola del Comune, commetterebbe una grave violazione della legge e poiché non utilizza fondi del Psz ma del proprio bilancio, sicuramente un danno contabile di notevole entità" si legge nella denuncia formalizzata dai consiglieri secondo cui, oltre alla cooperativa Adra, lo stesso servizio viene affidato da anni anche ad una persona fisica che "non è qualificata dal punto di vista professionale poiché non è laureata in scienze dell'educazione requisito previsto dalla legge, e viene fatta passare come volontaria con un rimborso spese di 1000 euro al mese" da parte dello stesso Comune.
Un modus operandi che si protrae sin dal 2012 "nonostante le tante denunce in consiglio comunale".

Un modo di procedere che dai minori agli anziani, passando per le famiglie in difficoltà, si ripete sempre uguale a se stesso.
È il caso dell'associazione "Opera mariana del Samaritano Onlus" a cui recentemente Palazzo di città ha dato in dote il compito di assistere le famiglie e creare in città un centro per la famiglia. Una struttura dove dare ospitalità alle famiglie disagiate, ai minori contesi, servizio di mediazione culturale e assistenza socio sanitaria per i cittadini che si trovano in difficoltà economiche. Insomma un centro di aiuto finanziato anche con 65.000 euro di fondi comunali come stabilito da una convenzione tra municipio e onlus.
E proprio la convenzione è stato oggetto di attenzione da parte dei consiglieri poiché dal documento si evince che le attività saranno svolte presso la sede di piazza Benedetto XIII, una struttura che ad oggi non avrebbe tutte le autorizzazioni previste per legge. "La cosa pare essere a conoscenza anche degli uffici sociali di Gravina- sostengono i sette consiglieri – tanto che in seguito a numerose interrogazioni, la nostra amministrazione in barba a quanto disposto dalla legge e dalla convenzione, ha messo a disposizione dell'associazione, dal 2014, i locali di sua proprietà ubicati presso gli uffici di via Chieti".
Stessi problemi riscontrati con l'associazione "La famiglia", anche essa affidataria di un servizio di assistenza, questa volta per i tossicodipendenti nell'ambito del progetto koinè che avrebbe dichiarato di avere a disposizione una sede in contrada Murgetta. Un struttura che "da diversi anni è in uso alla cooperativa Nuovi Orizzonti che ha ospitato e ospita extracomunitari attraverso il sistema Sprar insieme al Comune di Gravina che quindi non può ignorare di non sapere che da tempo l'associazione non ha più a disposizione quella struttura".
Sulla strutture di accoglienza e sulla loro idoneità sembra essere scivolato anche il servizio di assistenza agli anziani ospitati nel Centro Polivalente affidato dal 2006 alla cooperativa "San Sebastiano" a cui palazzo di città riconosce 200.000 euro di contributo l'anno, "senza aver mai provveduto a mettere a gara pubblica l'affidamento del servizio".
Anche in questo caso il grande neo è la struttura dove il servizio viene espletato che a quanto pare "non è idonea" poiché può ospitare un numero inferiore di ospiti rispetto a quanto dichiarato e quindi autorizzato. "Per renderla idonea – si legge nella denuncia - è stata dichiarata anche la cubatura, inesistente, dell'enorme atrio ivi presente".
E non è tutto.
La cooperativa San Sebastiano è anche affidataria di un gruppo appartamento per anziani autosufficienti. "Risulta invece che gli ospiti sono quasi tutti non autosufficienti e quindi non idonei ad essere ospitati in detta struttura poiché la legge regionale prevede altri tipi di strutture per i non autosufficienti". Inoltre la cooperativa gode del sostegno dei fondi comunali erogati sotto forma di sostegno familiare "che è cosa ben diversa dal tipo di autorizzazione in possesso della struttura".
Infine, tornando da dove la denuncia era partita ossia il servizio di assistenza ai minori, i consiglieri di opposizione espongono fatti ancora più gravi configurando "ipotesi di colpevolezza" per cui si chiede al procuratore di avviare delle indagini per fare luce sulla vicenda.
Nello specifico, stando a quanto riportato nelle otto pagine, il servizio per l'assistenza scolastica e per le attività ludico ricreative a favore dei minori per un periodo superiore a quello dell'anno scolastico, viene effettuato all'interno dei centri diurni per minori ma le strutture individuate dal Municipio non sempre risultano in possesso di tutti i requisiti per l'espletamento del servizio.

Tra queste c'è la cooperativa "Eos", autorizzata come centro diurno sin dal 2010. "Una cooperativa che ad oggi ha il monopolio dell'assistenza ai minori" svolgendo le sue attività nella sede di contrada Coluni. A detta dei denuncianti però "dalla visura catastale si evince che la variazione del primo e secondo piano è avvenuta nel 2012, ben un anno dopo dall'autorizzazione rilasciata. Cosa abbia autorizzato il Comune non è dato saperlo. È forte il sospetto che si siano fatti lavori non conformi allo strumento urbanistico del nostro ente". Accuse pesanti intorpidite ulteriormente dalla dichiarazione secondo cui tra i fondatori della cooperativa Eos ci sono figli e parenti dei due dipendenti comunali da anni in servizio proprio presso l'ufficio dei servizi sociali.
In definitiva una denuncia corposa che suona come una richiesta di aiuto inviata alla Procura dopo aver constatato "con una certa amarezza che nessun atto dell'autorità giudiziaria sia stato posto in essere per interrompere la complessiva condotta illecita e al fine di evitare la reiterazione di tali condotte a dispetto di leggi, imparzialità, e correttezza amministrativa".
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