Eventi
Si può “misurare” l’affetto dei propri cari con i soldi?
Secondo Bruno Alvino, no.
sabato 16 novembre 2013
12.20
E' vero oppure no che con i soldi si può comprare tutto? Forse lo è per le cose materiali ma per gli affetti veri, quelli sinceri assolutamente no. E' questa la morale che il regista Bruno Alvino ha voluto trasmettere al numeroso pubblico presente il 9 e 10 novembre al teatro Vida, attraverso la commedia "E' tutta colpa di zia Amelia" egregiamente messa in scena dagli attori della compagnia stabile "Teatro mio" di Vico Equense che conferma la tradizione della bravura delle compagnie napoletane. Gli applausi e le risate, infatti, si sono susseguiti continuamente dall'inizio alla fine.
I personaggi, ben caratterizzati da una raffinata tecnica artistica, hanno permesso ai presenti di vivere un paio di ore di grande comicità, senza sbavature di alcun genere, grazie alla recitazione decisa ed essenziale, in una scena anch'essa essenziale costituita dal luogo dove si sono svolti i fatti, ovvero l'agenzia di pompe funebri.
Dalla commedia vien fuori che, con i soldi forse si può comprare l'illusione di tutto. Il problema è vedere cosa succede quando finiscono. Proprio come accade a zia Amelia, la protagonista della storia, una anziana donna convivente, di due fratellastri, Lorenzo Stanislao e Ludovico Sessa, titolari di un'agenzia di pompe funebri, che, quando scopre di aver vinto una considerevole somma di denaro con la schedina, per verificare l'affetto della sua famiglia simula un finto rapimento che poi si trasforma in vero dando vita sulla scena ad una serie di equivoci e malintesi provocati dai suoi stessi sospetti che non lasciano immuni nessuno. Complici dei suoi pasticci, volontari e non, la sua parziale sordità e la sua sete di notizie a tutti i costi. Notizie credibili o poco credibili, veri e propri inciuci che creeranno non pochi problemi ai suoi due nipoti che pur di salvarle la vita, pagheranno il riscatto e metteranno a rischio la loro vita, dimostrando che il loro è un affetto vero e sincero che pone al primo posto la famiglia e non il denaro. Degna di nota anche la figura e la funzione del barbone che vive in un "cartone" nei paraggi dell'agenzia, quasi un grillo parlante, voce della verità a cui il regista affida il compito di mettere in evidenza che la colpa non è solo di zia Amelia ma di ogni componente della famiglia perché spesso basterebbe un piccolo gesto di affetto per far si che ci si senta amati.
L'amore è sempre al centro di tante storie sul palco e lo sarà anche nella prossima rappresentazione teatrale, l'Orlando furioso che si terrà sabato 23 e domenica 24 novembre sempre presso il teatro Vida.
Ufficio stampa teatro Vida: Dr.ssa Emanuela Grassi
I personaggi, ben caratterizzati da una raffinata tecnica artistica, hanno permesso ai presenti di vivere un paio di ore di grande comicità, senza sbavature di alcun genere, grazie alla recitazione decisa ed essenziale, in una scena anch'essa essenziale costituita dal luogo dove si sono svolti i fatti, ovvero l'agenzia di pompe funebri.
Dalla commedia vien fuori che, con i soldi forse si può comprare l'illusione di tutto. Il problema è vedere cosa succede quando finiscono. Proprio come accade a zia Amelia, la protagonista della storia, una anziana donna convivente, di due fratellastri, Lorenzo Stanislao e Ludovico Sessa, titolari di un'agenzia di pompe funebri, che, quando scopre di aver vinto una considerevole somma di denaro con la schedina, per verificare l'affetto della sua famiglia simula un finto rapimento che poi si trasforma in vero dando vita sulla scena ad una serie di equivoci e malintesi provocati dai suoi stessi sospetti che non lasciano immuni nessuno. Complici dei suoi pasticci, volontari e non, la sua parziale sordità e la sua sete di notizie a tutti i costi. Notizie credibili o poco credibili, veri e propri inciuci che creeranno non pochi problemi ai suoi due nipoti che pur di salvarle la vita, pagheranno il riscatto e metteranno a rischio la loro vita, dimostrando che il loro è un affetto vero e sincero che pone al primo posto la famiglia e non il denaro. Degna di nota anche la figura e la funzione del barbone che vive in un "cartone" nei paraggi dell'agenzia, quasi un grillo parlante, voce della verità a cui il regista affida il compito di mettere in evidenza che la colpa non è solo di zia Amelia ma di ogni componente della famiglia perché spesso basterebbe un piccolo gesto di affetto per far si che ci si senta amati.
L'amore è sempre al centro di tante storie sul palco e lo sarà anche nella prossima rappresentazione teatrale, l'Orlando furioso che si terrà sabato 23 e domenica 24 novembre sempre presso il teatro Vida.
Ufficio stampa teatro Vida: Dr.ssa Emanuela Grassi