Cronaca
Sorvegliato speciale arrestato e condannato
Senza patente, andava in moto con un pregiudicato. Altre due persone, in manette per furto, ora in attesa di giudizio.
Gravina - giovedì 20 giugno 2013
00.30
Non aveva più la patente, ma se ne andava in giro per le vie della città in sella alla sua Vespa 125, in compagnia di un pregiudicato. Situazioni incompatibili col codice della strada e, soprattutto, con la misura della sorveglianza speciale (con obbligo di soggiorno) alla quale era sottoposto da qualche tempo. Così, quando i poliziotti lo hanno avvistato, lo hanno fermato ed arrestato.
A finire in manette Walanti Aquilini, di 33 anni. Il giovane è stato sorpreso dagli agenti del Commissariato di Gravina, che lo hanno subito bloccato contestandogli le violazioni riconnesse alla sorveglianza speciale e la guida senza patente. E dopo aver sottoposto a sequestro amministrativo il motociclo, su disposizione della Procura di Bari lo hanno sottoposto agli arresti domiciliari. Ieri mattina il trentatreenne è comparso in aula per essere giudicato per direttissima e dopo la convalida del suo arresto ha chiesto procedersi con rito abbreviato, in esito al quale è stato condannato a 8 mesi di reclusione, tornando in libertà per effetto del beneficio della sospensione condizionale della pena. Dovrà tuttavia osservare l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, che andrà ad aggiungersi alle altre statuizioni riconnesse al suo status di sorvegliato speciale.
E sempre da Palazzo di Giustizia giunge notizia dell'avvenuta convalida dell'arresto di Ilir Tola (di 44 anni) e Gertis Zenea (30). I due, di nazionalità albanese, entrambi già noti alle forze dell'ordine, erano stati tratti in arresto per il furto di un telefonino ai danni di un imprenditore che nel suo portatile custodiva i contatti necessari allo svolgimento della sua attività, esercitata anche in Paesi esteri: il terminale, incautamente lasciato sul tavolo di un bar nelle vicinanze di via san Domenico, gli era stato sottratto nei pochi secondi di distrazione legati al pagamento della consumazione. L'immediato intervento della Pantera, col determinante contributo di un testimone, ha permesso però di individuare nei due albanesi gli artefici del trafugamento del cellulare, nel frattempo già messo al sicuro ma dagli stessi recuperato e restituito agli agenti e da questi riconsegnato al suo legittimo proprietario.
Tola e Zenea, accusati di concorso in furto aggravato, dopo la convalida sono stati rimessi in libertà, in attesa di giudizio.
A finire in manette Walanti Aquilini, di 33 anni. Il giovane è stato sorpreso dagli agenti del Commissariato di Gravina, che lo hanno subito bloccato contestandogli le violazioni riconnesse alla sorveglianza speciale e la guida senza patente. E dopo aver sottoposto a sequestro amministrativo il motociclo, su disposizione della Procura di Bari lo hanno sottoposto agli arresti domiciliari. Ieri mattina il trentatreenne è comparso in aula per essere giudicato per direttissima e dopo la convalida del suo arresto ha chiesto procedersi con rito abbreviato, in esito al quale è stato condannato a 8 mesi di reclusione, tornando in libertà per effetto del beneficio della sospensione condizionale della pena. Dovrà tuttavia osservare l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, che andrà ad aggiungersi alle altre statuizioni riconnesse al suo status di sorvegliato speciale.
E sempre da Palazzo di Giustizia giunge notizia dell'avvenuta convalida dell'arresto di Ilir Tola (di 44 anni) e Gertis Zenea (30). I due, di nazionalità albanese, entrambi già noti alle forze dell'ordine, erano stati tratti in arresto per il furto di un telefonino ai danni di un imprenditore che nel suo portatile custodiva i contatti necessari allo svolgimento della sua attività, esercitata anche in Paesi esteri: il terminale, incautamente lasciato sul tavolo di un bar nelle vicinanze di via san Domenico, gli era stato sottratto nei pochi secondi di distrazione legati al pagamento della consumazione. L'immediato intervento della Pantera, col determinante contributo di un testimone, ha permesso però di individuare nei due albanesi gli artefici del trafugamento del cellulare, nel frattempo già messo al sicuro ma dagli stessi recuperato e restituito agli agenti e da questi riconsegnato al suo legittimo proprietario.
Tola e Zenea, accusati di concorso in furto aggravato, dopo la convalida sono stati rimessi in libertà, in attesa di giudizio.