Palazzo di città
Stangata sul Comune: dovrà pagare subito un milione
Lo ha deciso la Corte d'Appello in merito al caso Epitaffio. Accolta solo per metà la richiesta di sospensiva.
Gravina - giovedì 11 ottobre 2012
15.00
Più d'un milione d'euro. Subito.
E' la somma che il Comune di Gravina dovrà reperire nel giro di qualche settimana per far fronte alla voragine aperta nei conti pubblici dal caso Epitaffio, ovvero il quartiere dove sorge la scuola dedicata alla memoria di Michele Soranno, edificata su suoli privati, indebitamente utilizzati e fatti propri dall'ente. Almeno secondo il Tribunale di Bari, che al riguardo lo scorso giugno ha già emesso una sentenza al termine del processo di primo grado, condannando il Municipio al pagamento, in favore dei ventuno proprietari dei terreni in questione, di 1.533.476 euro, oltre rivalutazione legale e interessi (a far data dal 1997) e spese legali, per un totale pari ad oltre 2 milioni di euro.
Avverso la sentenza di prime cure l'amministrazione comuncale guidata dal sindaco Alesio Valente aveva deciso di presentare ricorso in appello, con i legali del Comune in campo per ottenere, anzitutto, la sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione impugnata. Sulla richiesta in tal senso avanzata, discussa all'udienza del 2 ottobre scorso davanti alla Prima sezione civile della Corte d'Appello barese, il collegio giudicante, presieduto da Salvatore Russetti, ha stabilito di accogliere solo "in parte l'istanza di sospensione della sentenza impugnata, limitando la efficacia esecutiva della medesima a importi esattamente pari alla metà di quanto stabilito in dispositivo a favore di ciascuna parte creditrice".
Nel motivare la propria scelta, i giudici spiegano che gli importi indicati nella sentenza censurata "rinvengono dall'aver considerato come valore base quello di 200 euro al metro quadrato, in dichiarato dissenso con la stima a suo tempo determinata dal consulente tecnico d'ufficio, che lo aveva invece fissato in 200.000 lire al metro quadro". E pur affermando doversi ritenere che "tale determinazione quantitativa è stata ottenuta sulla base di un criterio comparativo basato sul valore delle aree omogenee, che in concreto è consistito nel citare un solo precedente forse neppure del tutto pertinente tipologicamente, e che comunque il ctu già aveva ritenuto essere eccessivo", per la Corte non v'è dubbio: non sussistono allo stato ragioni di diritto tali da indurre a concedere la sospensiva. Esiste invece il pericolo che l'esecuzione integrale di quanto statuito, prima della conclusione del giudizio d'appello, possa pregiudicare la tenuta e la stabilità finanziaria dell'ente, o come dicono testualmente i magistrati, "di dissanguare le finanze di una piccola comunità locale" come Gravina.
Pertanto, in attesa della conclusione della fase di merito, e sperando di ottenere almeno uno sconto sul quantum, se non il suo azzeramento, Palazzo di città dovrà comunque aprire i cordoni della borsa. Subito, e pure tanto: quanto necessario per liquidare più di un milione di euro alle proprie controparti. Soldi che, bilanci alla mano, non ci sono. Da dove salteranno fuori? E chi, eventualmente, sarà chiamato a rispondere di questo nuovo, mostruoso debito fuori bilancio?
E' la somma che il Comune di Gravina dovrà reperire nel giro di qualche settimana per far fronte alla voragine aperta nei conti pubblici dal caso Epitaffio, ovvero il quartiere dove sorge la scuola dedicata alla memoria di Michele Soranno, edificata su suoli privati, indebitamente utilizzati e fatti propri dall'ente. Almeno secondo il Tribunale di Bari, che al riguardo lo scorso giugno ha già emesso una sentenza al termine del processo di primo grado, condannando il Municipio al pagamento, in favore dei ventuno proprietari dei terreni in questione, di 1.533.476 euro, oltre rivalutazione legale e interessi (a far data dal 1997) e spese legali, per un totale pari ad oltre 2 milioni di euro.
Avverso la sentenza di prime cure l'amministrazione comuncale guidata dal sindaco Alesio Valente aveva deciso di presentare ricorso in appello, con i legali del Comune in campo per ottenere, anzitutto, la sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione impugnata. Sulla richiesta in tal senso avanzata, discussa all'udienza del 2 ottobre scorso davanti alla Prima sezione civile della Corte d'Appello barese, il collegio giudicante, presieduto da Salvatore Russetti, ha stabilito di accogliere solo "in parte l'istanza di sospensione della sentenza impugnata, limitando la efficacia esecutiva della medesima a importi esattamente pari alla metà di quanto stabilito in dispositivo a favore di ciascuna parte creditrice".
Nel motivare la propria scelta, i giudici spiegano che gli importi indicati nella sentenza censurata "rinvengono dall'aver considerato come valore base quello di 200 euro al metro quadrato, in dichiarato dissenso con la stima a suo tempo determinata dal consulente tecnico d'ufficio, che lo aveva invece fissato in 200.000 lire al metro quadro". E pur affermando doversi ritenere che "tale determinazione quantitativa è stata ottenuta sulla base di un criterio comparativo basato sul valore delle aree omogenee, che in concreto è consistito nel citare un solo precedente forse neppure del tutto pertinente tipologicamente, e che comunque il ctu già aveva ritenuto essere eccessivo", per la Corte non v'è dubbio: non sussistono allo stato ragioni di diritto tali da indurre a concedere la sospensiva. Esiste invece il pericolo che l'esecuzione integrale di quanto statuito, prima della conclusione del giudizio d'appello, possa pregiudicare la tenuta e la stabilità finanziaria dell'ente, o come dicono testualmente i magistrati, "di dissanguare le finanze di una piccola comunità locale" come Gravina.
Pertanto, in attesa della conclusione della fase di merito, e sperando di ottenere almeno uno sconto sul quantum, se non il suo azzeramento, Palazzo di città dovrà comunque aprire i cordoni della borsa. Subito, e pure tanto: quanto necessario per liquidare più di un milione di euro alle proprie controparti. Soldi che, bilanci alla mano, non ci sono. Da dove salteranno fuori? E chi, eventualmente, sarà chiamato a rispondere di questo nuovo, mostruoso debito fuori bilancio?