Carabinieri
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Cronaca

Ucciso in via Guida a colpi di pistola

La vittima è il quarantatreenne Mario Albergo. Si cerca il volto del killer nelle immagini di alcune telecamere.

Probabilmente, ne conosceva le abitudini. Di sicuro lo ha seguito. E quando lui è entrato nel garage di casa per lasciare il suo cane, è entrato in azione. Lo ha atteso uscire ed ha aperto il fuoco. Due colpi, uno al torace l'altro alla testa. Quindi la fuga, forse aiutato da un complice. In una delle più trafficate strade della città, ad un'ora in cui le auto masticano ancora voraci l'asfalto.

Sarebbe questa la dinamica dell'agguato costato la vita, lunedì sera, a Mario Albergo. L'uomo, sposato e padre di tre figli, il più piccolo dei quali di appena due anni e mezzo, era un nome noto alle forze dell'ordine ed alle cronache per la sua presunta vicinanza, almeno fino agli inizi degli anni Duemila, alla mala locale. Già sorvegliato speciale, nel 2002 era finito nella rete della maxi-operazione ribattezzata "Il canto del cigno", condotta dalla Dda barese contro i clan che, secondo gli inquirenti, facevano capo alle famiglie Mangione e Matera: all'alba dell'8 marzo 800 uomini dei reparti territoriali e dei corpi speciali dell'Arma eseguirono 131 ordinanze cautelari. Nel lungo elenco, anche Albergo, classe 1969. "Ma da anni, ormai, era uscito dal cono d'ombra di quelle inchieste. S'era trovato un lavoro onesto e dignitoso e campava di quello", dice nella notte africana di Gravina chi lo conosceva. In effetti, da qualche tempo Albergo era alle dipendenze di una ditta di trasporti, per la quale lavorava come autista. Questo, però, non è bastato a preservarlo dall'incontro con la morte.

Tutto sarebbe accaduto attorno alle 21.45, nel tratto in cui via Emilio Guida viene tagliata e chiusa da via Giulio Cesare e via Ludovico Ariosto. Secondo le poche indiscrezioni trapelate, Albergo rincaserebbe col cane, portato a spasso per una mezz'ora d'aria all'aperto. Apre la saracinesca del garage, accompagna dentro il cucciolo. Si volta per tornare in strada, ma sull'ingresso viene attinto da due colpi di pistola calibro 7,65. Uno lo centra al torace, l'altro alla testa. E mentre chi ha sparato si dilegua, presumibilmente contando sul sostegno di un compare in attesa nelle vicinanze, il quarantatreenne stramazza a terra. Lo trovano in una pozza di sangue. Subito parte la telefonata per i medici del 118: l'ambulanza arriva che lui è ancora vivo. Respira. Così i medici tentano l'impossibile e ripartono col ferito alla volta dell'ospedale di Altamura, ma è una corsa inutile: l'uomo spira pochi minuti dopo.

Quel che resta: cronaca di un'indagine. Sul campo, i Carabinieri della stazione di Gravina ed i loro colleghi della Compagnia di Altamura e del Comando provinciale, insieme agli specialisti del Reparto investigazioni scientifiche di Bari. Sono loro a rinvenire e repertare i bossoli dell'arma usata per uccidere: nelle prossime ore saranno sottoposti ad esame balistico. Intanto, in caserma vengono sentite persone informate dei fatti, dai cui racconti si confida di acquisire elementi utili a definire la cornice dentro la quale il delitto potrebbe inquadrarsi: al momento, infatti, gli inquirenti sembrerebbero orientati a non privilegiare alcuna pista e, al tempo stesso, a non scartare nessuna ipotesi. Una svolta potrebbe però venire dai filmati rimasti impressi nelle memorie degli impianti di videosorveglianza della zona: su via Guida diversi esercizi commerciali ed un istituto bancario ne sono muniti. I segugi del Ris sarebbero già all'opera e potrebbero allargare lo spettro delle ricerche visionando, presumibilmente, anche i fotogrammi delle telecamere posizionate su via Bari.

Chiaro l'obiettivo: cogliere un passo falso del sicario, dargli un'identità e chiudere in fretta il caso dell'omicidio di Mario Albergo, ammazzato a Gravina una calda sera di novembre.
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