La città
Ufficio di collocamento: scatta la rivolta dei sindacati
Martedì pomeriggio assemblea in Comune. Ma lo sportello non c'è più: portati via gli arredi, staccate le utenze.
Gravina - domenica 11 novembre 2012
10.00
"Hanno portato via tutto. L'unica cosa che hanno lasciato, sparsi su tutto il pavimento, sono faldoni e pratiche. Anni di lavoro trasformati in carta straccia".
Ha le lacrime agli occhi, mentre passeggia confuso per via Tevere racconta la sua storia uno dei dipendenti di quello che era il centro per l'impiego di Gravina. Nei giorni scorsi i furgoni inviati dalla Provincia hanno portato via tutto: mobili, suppellettili e persino le briciole di speranza. Quelle di cui in molti s'erano nutriti da quando, sin dall'inizio della storia, finanche il sindaco Alesio Valente s'era spinto a rassicurare tutti che no, mai e poi mai Gravina avrebbe perduto il suo ufficio di collocamento. Del resto, una città che aveva mandato alla Provincia un presidente al quale aveva dato i natali e ben due consiglieri provinciali, pensava di poter dormire tra sette cuscini. Invece, gli operai si sono presi anche quelli. Ed il risveglio è stato duro, anche se l'opinione pubblica non s'è mai appassionata fino in fondo alla storia dell'ufficio che bisognava chiudere ma che qualcuno pensava di aver salvato e che comunque, se pure fosse stato chiuso, sarebbe stato in ogni caso riaperto per cinque giorni a settimana, come auspicava e garantiva il Comune.
Forse, un giorno, sarà così. E quel giorno, se e quando arriverà, il conto che bisognerà pagare per riavere lo sportello sarà reso ancor più salato anche dalla necessità di riattivare i contratti per le utenze: la Provincia ha staccato anche luce, gas e telefono. Intanto, i dipendenti si sono trasformati in pendolari, come le centinaia di gravinesi costretti a raggiungere quotidianamente Altamura persino per un certificato di disoccupazione. "E' una barzelletta. Dobbiamo dire basta", gridano adesso che lo scippo è stato consumato Cgil, Cisl e Uil. "Il nostro centro per l'impiego - aggiungono - è ancora chiuso, nonostante le tante promesse che la Provincia ha fatto. Questa presa in giro non è più tollerabile. E' arrivato il momento di fare appello all'intera comunità per una forte ed ampia mobilitazione".
Un sit in convocato in pieno luglio, nei giorni caldi della vicenda, si rivelò un flop: parteciparono una trentina di persone (nella foto). Ritentar non nuoce: appuntamento per tutti, compresi "organizzazioni politiche, rappresentanti dell'amministrazione, consiglieri provinciali e associazioni" - fanno sapere Cgil, Cisl e Uil - a martedì, alle 17.30, nei saloni dell'aula consiliare.
Ha le lacrime agli occhi, mentre passeggia confuso per via Tevere racconta la sua storia uno dei dipendenti di quello che era il centro per l'impiego di Gravina. Nei giorni scorsi i furgoni inviati dalla Provincia hanno portato via tutto: mobili, suppellettili e persino le briciole di speranza. Quelle di cui in molti s'erano nutriti da quando, sin dall'inizio della storia, finanche il sindaco Alesio Valente s'era spinto a rassicurare tutti che no, mai e poi mai Gravina avrebbe perduto il suo ufficio di collocamento. Del resto, una città che aveva mandato alla Provincia un presidente al quale aveva dato i natali e ben due consiglieri provinciali, pensava di poter dormire tra sette cuscini. Invece, gli operai si sono presi anche quelli. Ed il risveglio è stato duro, anche se l'opinione pubblica non s'è mai appassionata fino in fondo alla storia dell'ufficio che bisognava chiudere ma che qualcuno pensava di aver salvato e che comunque, se pure fosse stato chiuso, sarebbe stato in ogni caso riaperto per cinque giorni a settimana, come auspicava e garantiva il Comune.
Forse, un giorno, sarà così. E quel giorno, se e quando arriverà, il conto che bisognerà pagare per riavere lo sportello sarà reso ancor più salato anche dalla necessità di riattivare i contratti per le utenze: la Provincia ha staccato anche luce, gas e telefono. Intanto, i dipendenti si sono trasformati in pendolari, come le centinaia di gravinesi costretti a raggiungere quotidianamente Altamura persino per un certificato di disoccupazione. "E' una barzelletta. Dobbiamo dire basta", gridano adesso che lo scippo è stato consumato Cgil, Cisl e Uil. "Il nostro centro per l'impiego - aggiungono - è ancora chiuso, nonostante le tante promesse che la Provincia ha fatto. Questa presa in giro non è più tollerabile. E' arrivato il momento di fare appello all'intera comunità per una forte ed ampia mobilitazione".
Un sit in convocato in pieno luglio, nei giorni caldi della vicenda, si rivelò un flop: parteciparono una trentina di persone (nella foto). Ritentar non nuoce: appuntamento per tutti, compresi "organizzazioni politiche, rappresentanti dell'amministrazione, consiglieri provinciali e associazioni" - fanno sapere Cgil, Cisl e Uil - a martedì, alle 17.30, nei saloni dell'aula consiliare.