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Gravina sotterranea. Necessari un protocollo d’intesa e una mappatura della realtà ipogea
Gravina - giovedì 4 ottobre 2012
12.13
Gravina, si sa, è famosa per il suo patrimonio storico-archeologico e in primis per le sue grotte, che ne fanno un esempio insigne di civiltà rupestre. Da qualche anno i visitatori hanno scoperto un'altra Gravina, non meno affascinante: quella della città situata sotto quella in cui viviamo, un insieme di ambienti costruiti dall'uomo nel corso dei secoli e definito dal noto geologo Mario Tozzi "la massima espressione sotterranea della regione".
Ad occuparsene in maniera pionieristica, dopo averne intuito per primo le potenzialità, un personaggio che la conosce come le sue tasche: Michele Parisi, fondatore e presidente di "Gravina sotterranea". Una voce, la sua, che spesso ha risuonato come nel deserto in merito alle tante problematiche inerenti il patrimonio ipogeo, e non solo, di Gravina. Basti pensare agli allarmi sul ponte acquedotto, danneggiato dalle piogge, o quello sul sottosuolo di via Casale, secondo Parisi a rischio crollo a causa delle sempre maggiori infiltrazioni d'acqua. Ma il problema fondamentale, nel rapporto tra il patrimonio sotterraneo della città e le istituzioni, sta nella mancanza di un protocollo d'intesa che ufficializzi anche a livello amministrativo l'ingresso di Gravina nella rete nazionale delle realtà ipogee sparse lungo la penisola, con tutte le conseguenze del caso, in primis la regolamentazione di un percorso turistico finora lasciato all'arte di arrangiarsi dei privati. Basta collegarsi al sito di "Italia sotterranea", infatti, e si può notare come Gravina sia l'unico esempio pugliese citato.
Al di là delle iniziative dei singoli, è il Comune a farsi notare per la sua assenza: un paio di anni fa la Regione impose una mappatura della città sotterranea, che tuttora non risulta essere stata effettuata. "Mi sono rivolto agli assessori competenti delle ultime amministrazioni – dichiara Parisi – ma non se n'è mai fatto nulla. Eppure la conoscenza del sottosuolo spesso è indispensabile per risolvere alcuni problemi attuali, come la costruzione di una fogna bianca".
Tra giunte che cadono, insomma, e deleghe alla cultura e al turismo spesso considerate di serie B, la Gravina che sta sotto i nostri piedi aspetta ancora di essere conosciuta e valorizzata come meriterebbe, soprattutto dai gravinesi stessi.
Ad occuparsene in maniera pionieristica, dopo averne intuito per primo le potenzialità, un personaggio che la conosce come le sue tasche: Michele Parisi, fondatore e presidente di "Gravina sotterranea". Una voce, la sua, che spesso ha risuonato come nel deserto in merito alle tante problematiche inerenti il patrimonio ipogeo, e non solo, di Gravina. Basti pensare agli allarmi sul ponte acquedotto, danneggiato dalle piogge, o quello sul sottosuolo di via Casale, secondo Parisi a rischio crollo a causa delle sempre maggiori infiltrazioni d'acqua. Ma il problema fondamentale, nel rapporto tra il patrimonio sotterraneo della città e le istituzioni, sta nella mancanza di un protocollo d'intesa che ufficializzi anche a livello amministrativo l'ingresso di Gravina nella rete nazionale delle realtà ipogee sparse lungo la penisola, con tutte le conseguenze del caso, in primis la regolamentazione di un percorso turistico finora lasciato all'arte di arrangiarsi dei privati. Basta collegarsi al sito di "Italia sotterranea", infatti, e si può notare come Gravina sia l'unico esempio pugliese citato.
Al di là delle iniziative dei singoli, è il Comune a farsi notare per la sua assenza: un paio di anni fa la Regione impose una mappatura della città sotterranea, che tuttora non risulta essere stata effettuata. "Mi sono rivolto agli assessori competenti delle ultime amministrazioni – dichiara Parisi – ma non se n'è mai fatto nulla. Eppure la conoscenza del sottosuolo spesso è indispensabile per risolvere alcuni problemi attuali, come la costruzione di una fogna bianca".
Tra giunte che cadono, insomma, e deleghe alla cultura e al turismo spesso considerate di serie B, la Gravina che sta sotto i nostri piedi aspetta ancora di essere conosciuta e valorizzata come meriterebbe, soprattutto dai gravinesi stessi.