ambulanza 1
ambulanza 1
Cronaca

Urinano sulla serranda del garage: lui protesta e viene malmenato

Imprenditore picchiato da dieci ragazzi. Denti rotti e costole ammaccate. Sotto choc la fidanzata.

Gravina violenta.

Titoli da filmoni anni Settanta per la città che beve, s'ubriaca, piscia per le strade e sui muri e picchia a sangue chi si ribella alla legge del branco. Ma non era un film l'incubo andato in scena alle prime ore di domenica scorsa, ai piedi dei palazzoni di via Casale. Fotogrammi da arancia meccanica, per uno spettacolo di puro terrore il cui prezzo viene pagato solo da un imprenditore di 27 anni e dalla sua fidanzata.

Domenica mattina. Anzi, ancora notte. Alle quattro l'utilitaria con a bordo i due svolta per via Canale D'Alonzo. Tornano a casa dopo una serata con amici. Davanti alla propria abitazione, il ventisettenne scorge un gruppo di ragazzi. Alcuni di loro, incuranti dei fari della vettura che ormai li abbagliano, continuano a fare quello che stavano facendo già prima sotto la luce dei lampioni: urinare contro un garage. L'imprenditore ha un sussulto: quello è il suo garage. Scende dall'auto, chiede spiegazioni. Subito si trova di fronte a un muro di urla: i giovani che gli si parano davanti, di età all'apparenza compresa tra i 15 ed i 20 anni, con l'alito che sprigiona fiammate d'alcol gli intimano di farsi i fatti suoi. Di non rompere le scatole. Glielo dicono in dialetto, perchè sono di Gravina. E quella è la loro città, e nessuno può dire loro cosa fare nella loro città. Altrimenti finisce come finisce in via Canale D'Alonzo alle quattro di una domenica mattina buia e scura come la pece, e non solo in cielo: poichè l'imprenditore insiste a chiedere di smetterla e di allontanarsi, deve essere punito. Prima spintoni, poi qualche calcio, infine schiaffi e pugni. Tutti insieme, perchè la legge del branco non ammette defezioni. La fidanzata del giovane grida, invoca aiuto. Nessuno s'affaccia. Dormono tutti. Finestre e balconi restano sbarrati e deserti. Lei insiste. Tenta di porre fine alla violenza, facendo da scudo col suo corpo. Gli aggressori non si scompongono: s'avvicinano alla donna, le intimano di tacere, e per essere sicuri di potersi allontanare in tutta calma, le portano via il telefonino.

Pochi minuti, sembrano un'eternità. A piedi i due raggiungono il vicino Commissariato di Polizia. L'agente di piantone ne raccoglie il racconto, chiama un'ambulanza del 118. "Speravamo facessero uscire una pattuglia: forse li avrebbero presi", sottolineano con un pizzico di amarezza gli amici della coppia l'indomani. Impossibile, a Gravina, dove quando le forze dell'ordine si muovono la politica alza i muri gridando allo stato di polizia: in una terra che ha vissuto la stagione dei clan mafiosi e che resta crocevia di traffici e affari illeciti, gli organici sono ridotti all'osso e spesso con vuoti spaventosi. E non sempre, nonostante i salti mortali, si riesce a garantire la presenza di una pattuglia anche di notte. Ma nei Palazzi e nelle botteghe non se ne discute. Non se ne parla. Non importa. Così, mentre il ferito viene trasferito all'"Umberto I" di Altamura, sul posto arriva una gazzella dei Carabinieri. Ma è tardi: le ombre sono diventate già fantasmi, e di loro non c'è più traccia. Solo i segni: il ventisettenne viene medicato. I medici gli riscontrano ecchimosi ed escoriazioni un pò in tutto il corpo, costole ammaccate, un trauma cervicale e lesioni al volto. Nella furia, i balordi gli hanno rotto tre denti. Al suo fianco, silente, la fidanzata sotto choc.

Torna il giorno, ma è un sole che non riscalda e non illumina. La vittima del pestaggio e la sua compagna non s'arrendono: presenteranno denuncia. Loro vogliono un'altra Gravina, sognano un'altra vita, un altro film.
© 2001-2024 Edilife. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso scritto dell'editore. Tecnologia: GoCity Urban Platform.
GravinaLife funziona grazie ai messaggi pubblicitari che stai bloccandoPer mantenere questo sito gratuito ti chiediamo disattivare il tuo AdBlock. Grazie.