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Cronaca

Vandali alla scuola "Soranno": presi dalla Polizia

Sono quattro ragazzini: il più grande ha 13 anni. Hanno spaccato vetrate e svuotato estintori.

In quello spiazzo davanti alla scuola andavano a giocare spesso. E la scuola era lo sfondo delle loro improvvisate partite, delle corse e delle pause per tirar fiato tra uno sfottò ed un calcio ad un pallone. "Non avevano mai fatto danni. Non si riesce a capire cosa li abbia spinti a trasformarsi in vandali", ragiona adesso a voce alta chi li conosce bene: quattro ragazzi, il più piccolo di 12 anni. Il più grande non ancora quattordicenne. Figli di genitori laboriosi. Mica criminali o scansafatiche che nell'immaginario collettivo si portano dietro la tara di non aver avuto modo e possibilità, per la crisi o per colpa della società o per un motivo qualunque, perchè tanto un alibi lo si trova sempre, di educare i propri pargoli. "Famiglie perbene, dignitose", invece. Che in Commissariato sono rimaste a bocca aperta quando gli agenti hanno raccontato loro la storia d'un pomeriggio da vandali. Quello costato caro al quartetto, sorpreso dai poliziotti a devastare la "Michele Soranno" e per questo segnalato alla Procura dei minori, pur senza conseguenze penali.

Il fatto si sarebbe verificato nei giorni scorsi, a ridosso di Ferragosto, anche se la notizia è filtrata soltanto ieri: la tenera età dei ragazzi (talmente piccoli anche per la legge, al punto da non essere imputabili per le loro azioni) ha spinto a tenere la cosa lontana dai riflettori della cronaca. Fin quando è stato possibile, fin quando le voci sul blitz delle volanti alla "Soranno" chiusa per ferie non hanno rotto gli argini della riservatezza.

I quattro - s'è appreso - sarebbero penetrati nell'edificio attorno alle 19.30, scorrazzando in lungo ed in largo nelle aule e per i corridoi deserti. Dopo aver ridotto in frantumi quattro vetrate, avrebbero giocato ai pompieri con gli estintori. Si sarebbero poi diretti verso la palestra: qui altra schiuma e armadietti forzati per tirarne fuori palloni e attrezzi ginnici. Ma il diavolo che fa le pentole e non i coperchi li ha abbandonati a metà dell'opera, scrivendo per la loro folle avventura un finale inatteso. Perchè mentre gli adolescenti si muovono come folletti, qualcuno dall'esterno vede. E per una volta sceglie di non girare la testa dall'altra parte. Chiama il 113, e continuando a seguire la scena guida gli agenti dentro l'istituto, fornisce al telefono minuto per minuto le indicazioni infine utili a scovare e bloccare i quattro.

Il resto tra le mura del Commissariato: troppo giovani, i ragazzi, per subire financo una denuncia. Se la sono cavati con una ramanzina, ma forse per loro la lezione più dura è stata guardare negli occhi i genitori accorsi a riprenderli in consegna: attoniti, imbarazzati, amareggiati per le prodezze dei figli, eppure capaci di condannarne in pubblico gesti, azioni e comportamenti.

Le famiglie, adesso, corrono il rischio di pagare un altro prezzo: i danni. La dirigente scolastica Angela Amendola sta lavorando al conteggio. Poi toccherà al Comune attivare la procedura di risarcimento e mettere la parola fine alla storia che racconta della Gravina lembo d'Italia specchio del mondo in cui padri e madri, in una sera d'estate, scoprono di non conoscere più i propri figli.
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