Palazzo di città
Variante B2: il centrodestra si divide
L'ex sindaco Divella: "E' ciò che dicevo io". Parla però di delibera ingiusta il pidiellino Leo Vicino.
Gravina - venerdì 10 agosto 2012
19.45
Se due anni fa il leitmotiv da destra a sinistra era "sbloccare l'edilizia per ridare slancio alla economia locale", oggi la musica è cambiata. La delibera con cui la giunta di Nichi Vendola ha approvato la variante al piano regolatore generale in zona B2, in zona Guardialto-Salsa, imponendo lo stop a palazzi e palazzoni, appena approdata a Gravina è diventata un ottimo strumento per un ravvivare un confronto tra amministratori e consiglieri comunali del tempo.
Non parla l'ex consigliere e già capogruppo Pd Peppino Carulli, che si trincera dietro un "no comment" motivato con le ferie estive in corso e con un rinvio alle prossime settimane. Buone vacanze. Gongola invece, e accetta di commentare, un altro ex, Angelo Lapolla, che dopo essere finito direttamente nella delibera regionale, sebbene il documento sottolinei che "l'esposto datato 30 luglio 2010 a firma del consigliere Lapolla Angelo, con il quale si contesta la legittimità della delibera comunale n. 31 risulta irrituale e tardivo rispetto al procedimento amministrativo di approvazione e pertanto in punto di diritto irricevibile", fa notare soddisfatto come comunque i suoi rilievi siano stati sostanzialmente recepiti ed accolti dalla stessa Regione.
Ma se a Lapolla va il merito di aver messo nero su bianco i propri convincimenti, la stessa cosa non si può dire dell'ex sindaco Giovanni Divella che interpellato per un'opinione sul provvedimento regionale afferma: "In sostanza, dalla Regione hanno detto ciò che dicevo io due anni fa". Peccato però che quanto sostenuto dall'ex sindaco, che nel 2010 deteneva tra le tante anche la delega all'urbanistica e che nell'infuocato, decisivo consiglio scelse di non presentarsi (costretto a letto da un malore, si disse all'epoca) non sia mai finito in delibera. " L'allora dirigente dell'ufficio tecnico - continua Divella - cercò di trovare una mediazione tra le prescrizioni regionali e le esigenze dei proprietari di quei suoli che rivendicavano il diritto di vedere realizzati i propri diritti edificatori. Ma ribadisco che la delibera da noi approvata non era un compromesso. Il dirigente ha solo cercato di risolvere un problema".
Chi invece resta fermo sulle sue posizioni, giudicando "ingiusta" la delibera regionale, è l'ex consigliere Pdl Leo Vicino, convinto che il provvedimento rischi solo di penalizzare quanti, "per rispettare la legge, hanno aspettato i tempi burocratici e ora vedono i propri diritti edificatori praticamente dimezzati". Il pericolo, infatti, è che il deliberato regionale favorisca quanti hanno realizzato abusivamente i propri immobili occupando volumetrie superiori a quelle consentite e che, sebbene abbiano sanato l'abuso pagando pesanti condoni, ora potrebbero non accettare di concorrere alla realizzazione degli standard di legge.
In definitiva, a due anni di distanza una delle questioni urbanistiche più intricate e complicate della storia gravinese riesce ancora ad accendere il dibattito tra politici e tecnici della materia divisi tra chi chiede il pugno duro contro l'abusivismo edilizio e chi, invece, vorrebbe vedere realizzati i diritti e gli interessi edificatori di chi in questi anni ha aspettato (e rispettato) i tempi biblici della politica.
Su una cosa però sembrano tutti d'accordo: la delibera regionale non ha chiarito le idee a nessuno.
Non parla l'ex consigliere e già capogruppo Pd Peppino Carulli, che si trincera dietro un "no comment" motivato con le ferie estive in corso e con un rinvio alle prossime settimane. Buone vacanze. Gongola invece, e accetta di commentare, un altro ex, Angelo Lapolla, che dopo essere finito direttamente nella delibera regionale, sebbene il documento sottolinei che "l'esposto datato 30 luglio 2010 a firma del consigliere Lapolla Angelo, con il quale si contesta la legittimità della delibera comunale n. 31 risulta irrituale e tardivo rispetto al procedimento amministrativo di approvazione e pertanto in punto di diritto irricevibile", fa notare soddisfatto come comunque i suoi rilievi siano stati sostanzialmente recepiti ed accolti dalla stessa Regione.
Ma se a Lapolla va il merito di aver messo nero su bianco i propri convincimenti, la stessa cosa non si può dire dell'ex sindaco Giovanni Divella che interpellato per un'opinione sul provvedimento regionale afferma: "In sostanza, dalla Regione hanno detto ciò che dicevo io due anni fa". Peccato però che quanto sostenuto dall'ex sindaco, che nel 2010 deteneva tra le tante anche la delega all'urbanistica e che nell'infuocato, decisivo consiglio scelse di non presentarsi (costretto a letto da un malore, si disse all'epoca) non sia mai finito in delibera. " L'allora dirigente dell'ufficio tecnico - continua Divella - cercò di trovare una mediazione tra le prescrizioni regionali e le esigenze dei proprietari di quei suoli che rivendicavano il diritto di vedere realizzati i propri diritti edificatori. Ma ribadisco che la delibera da noi approvata non era un compromesso. Il dirigente ha solo cercato di risolvere un problema".
Chi invece resta fermo sulle sue posizioni, giudicando "ingiusta" la delibera regionale, è l'ex consigliere Pdl Leo Vicino, convinto che il provvedimento rischi solo di penalizzare quanti, "per rispettare la legge, hanno aspettato i tempi burocratici e ora vedono i propri diritti edificatori praticamente dimezzati". Il pericolo, infatti, è che il deliberato regionale favorisca quanti hanno realizzato abusivamente i propri immobili occupando volumetrie superiori a quelle consentite e che, sebbene abbiano sanato l'abuso pagando pesanti condoni, ora potrebbero non accettare di concorrere alla realizzazione degli standard di legge.
In definitiva, a due anni di distanza una delle questioni urbanistiche più intricate e complicate della storia gravinese riesce ancora ad accendere il dibattito tra politici e tecnici della materia divisi tra chi chiede il pugno duro contro l'abusivismo edilizio e chi, invece, vorrebbe vedere realizzati i diritti e gli interessi edificatori di chi in questi anni ha aspettato (e rispettato) i tempi biblici della politica.
Su una cosa però sembrano tutti d'accordo: la delibera regionale non ha chiarito le idee a nessuno.