La città
Vilipeso il monumento ai caduti
Imbrattato con una scritta in lingua georgiana
Gravina - giovedì 7 maggio 2020
19.00
Ancora un atto di inaudita stupidità e demenza è stato consumato, nella notte tra mercoledì e giovedì, nella nostra città. Questa volta il bersaglio è stato il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, posizionato all'interno della villa comunale. Un simbolo dell'Unità nazionale; sacrario immortale di nostri concittadini che si immolarono per la nostra Patria. Con una bomboletta spray è stato perpetrato un assurdo ed inspiegabile vilipendio. Infatti, sul marmo situato nella parte opposta al prospetto principale, così come si evince dalla foto allegata, si scorge un segno che, a prima vista, sembra di difficile ed interpretabile lettura.
Invece, da quanto è dato sapere, attraverso fonti in nostro possesso, quel segno è una parola scritta secondo i caratteri dell'alfabeto georgiano, riportati nella tabella fotografica allegata. Si legge Zaodi. Significa quartiere, zona della città georgiana di Kutaisi. Il gesto, se è stato consumato da qualche gravinese, che per depistare ha usato un idioma straniero è ancora più inqualificabile ed ignobile. Se, invece, è stato compiuto da un georgiano, residente o domiciliato nella nostra città, in segno di protesta per ragioni di incompatibilità ambientale con la nostra città, gli potrebbe e dovrebbe rispondere coralmente: rispetta la nostra cultura se vuoi che tu venga rispettato ed accolto secondo lo spirito della nostra cultura dell'accoglienza.
Comunque sia, al momento, è difficile stabilire colpe, responsabilità, autori materiali del gesto od eventuali mandanti. Sarà compito degli inquirenti, Carabinieri e Polizia, seguire le indagini, acquisire elementi linguistici, idiomatici o foto dalle eventuali telecamere di sorveglianzea dislocate nella zona, per risalire agli eventuali responsabili e assicurarli alla giustizia. Intanto, le autorità cittadine, allertate dopo l'episodio, hanno assicurato, in tempi brevi, il ripristino dello stato dei luogo ovvero la pulitura del marmo, eliminando quella scritta oltraggiosa.
Se da cronisti, da osservatori, alla luce di questo nuovo episodio di cronaca, ci è consentito porgere e porre una domanda, che ci sorge istintivamente razionale, chiediamo: come mai, ultimamente, nonostante il difficile momento di crisi sanitaria, esistenziale, che il mondo, la nazione, la nostra regione, la comunità cittadina stanno vivendo, si stanno susseguendo, a cadenza quasi mensile, atti o di teppismo, o di recrudescente violenza delinquenziale nella nostra città? Certo, ogni risposta potrebbe risultare azzardata. Però, senza voler fare né i maghi demagoghi e né i sociologi da scaricatori di porto; né voler abbassare la testa fino alle profondità della sabbia, come fanno gli struzzi, e né alzare polveroni allarmistici, ma con senso di responsabilità e senso civico. bisogna riconoscere che il problema esiste. Va affrontato e va risolto. Nelle sedi opportune e nelle sedi istituzionali del governo della città. Oltre che nelle scuole, nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni culturali.
Invece, da quanto è dato sapere, attraverso fonti in nostro possesso, quel segno è una parola scritta secondo i caratteri dell'alfabeto georgiano, riportati nella tabella fotografica allegata. Si legge Zaodi. Significa quartiere, zona della città georgiana di Kutaisi. Il gesto, se è stato consumato da qualche gravinese, che per depistare ha usato un idioma straniero è ancora più inqualificabile ed ignobile. Se, invece, è stato compiuto da un georgiano, residente o domiciliato nella nostra città, in segno di protesta per ragioni di incompatibilità ambientale con la nostra città, gli potrebbe e dovrebbe rispondere coralmente: rispetta la nostra cultura se vuoi che tu venga rispettato ed accolto secondo lo spirito della nostra cultura dell'accoglienza.
Comunque sia, al momento, è difficile stabilire colpe, responsabilità, autori materiali del gesto od eventuali mandanti. Sarà compito degli inquirenti, Carabinieri e Polizia, seguire le indagini, acquisire elementi linguistici, idiomatici o foto dalle eventuali telecamere di sorveglianzea dislocate nella zona, per risalire agli eventuali responsabili e assicurarli alla giustizia. Intanto, le autorità cittadine, allertate dopo l'episodio, hanno assicurato, in tempi brevi, il ripristino dello stato dei luogo ovvero la pulitura del marmo, eliminando quella scritta oltraggiosa.
Se da cronisti, da osservatori, alla luce di questo nuovo episodio di cronaca, ci è consentito porgere e porre una domanda, che ci sorge istintivamente razionale, chiediamo: come mai, ultimamente, nonostante il difficile momento di crisi sanitaria, esistenziale, che il mondo, la nazione, la nostra regione, la comunità cittadina stanno vivendo, si stanno susseguendo, a cadenza quasi mensile, atti o di teppismo, o di recrudescente violenza delinquenziale nella nostra città? Certo, ogni risposta potrebbe risultare azzardata. Però, senza voler fare né i maghi demagoghi e né i sociologi da scaricatori di porto; né voler abbassare la testa fino alle profondità della sabbia, come fanno gli struzzi, e né alzare polveroni allarmistici, ma con senso di responsabilità e senso civico. bisogna riconoscere che il problema esiste. Va affrontato e va risolto. Nelle sedi opportune e nelle sedi istituzionali del governo della città. Oltre che nelle scuole, nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni culturali.