La città
Zona artigianale, la Zes che avrebbe potuto essere e non è stata
Lo sfogo del mondo imprenditoriale
Gravina - mercoledì 27 novembre 2019
9.09
"Gravina poteva avere una sua ZES comunale già 30 anni fa ed è stata miope spendendo i soldi degli Imprenditori su generiche voci del bilancio comunale".
Sfogo amaro dal mondo imprenditoriale ricordando i tempi d'oro della zona pip gravinese paragonati ai tempi moderni e a quelle infrastrutture che "un giorno realizzeremo".
L'occasione è stata l'incontro tra gli imprenditori associati alla Confartigianato locale e i tecnici che negli anni '80 hanno progettato la zona industriale.
Un confronto proficuo che ha aiutato molti a capire cosa la zona pip avrebbe potuto essere e invece non è ancora per mancanza di una lunga serie di infrastrutture e di interventi di ammodernamento mai realizzati a cominciare dalle strade che oggi risultano strette per l'attuale traffico di auto e mezzi di trasporto che attraversano quotidianamente la zona produttiva.
Mancanze infrastrutturali e politiche che hanno pian piano spento i sogni di gloria del tessuto imprenditoriale.
"E' stato un errore togliere il diritto di prelazione del confinante sull'acquisizione di suoli" spiega Michele Capone presidente dell'associazione per cui il mancato diritto di prelazione riservato agli stessi imprenditori ha dato il via libera alla speculazione.
Un errore anche aver chiesto agli stessi imprenditori gli oneri di urbanizzazione per la realizzazione delle opere secondarie quando "quelle opere erano state già finanziate con fondi pubblici e gestiti dal Consorzio per lo Sviluppo dell'Artigianato e della Piccola Impresa. Quest'ultima opportunità poteva attrarre moltissime altre imprese su questo territorio e probabilmente oggi avremmo avuto una zona produttiva molto più estesa".
"Queste osservazioni a posteriori sono il segno di una cattiva attenzione che ha dato il mondo politico locale alle imprese e che di fatto non ha saputo capitalizzare una esperienza di successo quale è stato il finanziamento per la realizzazione delle opere primarie in zona PIP, ma anche il segno che lo stesso mondo imprenditoriale si è cullato su se stesso senza guardare in prospettiva ad una espansione delle aree destinate ad attività produttive magari chiedendo di investire i soldi versati per il ritiro delle concessioni edilizie su una eventuale zona di espansione della stessa zona PIP.
Per raggiungere questo obiettivo e' indispensabile ritornare a guardare allo sviluppo del tessuto imprenditoriale e che oggi chiede in primis di risolvere un problema che coinvolge 50 % degli imprenditori che hanno avuto assegnati in zona PIP i suoli con diritto di superficie e non con diritto di proprietà come per il restante 50 %, pur avendo pagato il suolo alle stesse condizioni" continua Capone.
Quedtioni che da oggi sono sul banco della pubblica amministrazione nella speranza di una risposta
Sfogo amaro dal mondo imprenditoriale ricordando i tempi d'oro della zona pip gravinese paragonati ai tempi moderni e a quelle infrastrutture che "un giorno realizzeremo".
L'occasione è stata l'incontro tra gli imprenditori associati alla Confartigianato locale e i tecnici che negli anni '80 hanno progettato la zona industriale.
Un confronto proficuo che ha aiutato molti a capire cosa la zona pip avrebbe potuto essere e invece non è ancora per mancanza di una lunga serie di infrastrutture e di interventi di ammodernamento mai realizzati a cominciare dalle strade che oggi risultano strette per l'attuale traffico di auto e mezzi di trasporto che attraversano quotidianamente la zona produttiva.
Mancanze infrastrutturali e politiche che hanno pian piano spento i sogni di gloria del tessuto imprenditoriale.
"E' stato un errore togliere il diritto di prelazione del confinante sull'acquisizione di suoli" spiega Michele Capone presidente dell'associazione per cui il mancato diritto di prelazione riservato agli stessi imprenditori ha dato il via libera alla speculazione.
Un errore anche aver chiesto agli stessi imprenditori gli oneri di urbanizzazione per la realizzazione delle opere secondarie quando "quelle opere erano state già finanziate con fondi pubblici e gestiti dal Consorzio per lo Sviluppo dell'Artigianato e della Piccola Impresa. Quest'ultima opportunità poteva attrarre moltissime altre imprese su questo territorio e probabilmente oggi avremmo avuto una zona produttiva molto più estesa".
"Queste osservazioni a posteriori sono il segno di una cattiva attenzione che ha dato il mondo politico locale alle imprese e che di fatto non ha saputo capitalizzare una esperienza di successo quale è stato il finanziamento per la realizzazione delle opere primarie in zona PIP, ma anche il segno che lo stesso mondo imprenditoriale si è cullato su se stesso senza guardare in prospettiva ad una espansione delle aree destinate ad attività produttive magari chiedendo di investire i soldi versati per il ritiro delle concessioni edilizie su una eventuale zona di espansione della stessa zona PIP.
Per raggiungere questo obiettivo e' indispensabile ritornare a guardare allo sviluppo del tessuto imprenditoriale e che oggi chiede in primis di risolvere un problema che coinvolge 50 % degli imprenditori che hanno avuto assegnati in zona PIP i suoli con diritto di superficie e non con diritto di proprietà come per il restante 50 %, pur avendo pagato il suolo alle stesse condizioni" continua Capone.
Quedtioni che da oggi sono sul banco della pubblica amministrazione nella speranza di una risposta