I nuovi orizzonti della legalità
Incontri d'autore
Rubrica "I nuovi orizzonti della legalità" a cura della redazione OF21
mercoledì 5 giugno 2024
Dopo aver affrontato nella prima annualità del nostro corso di studi il tema della criminalità giovanile, approfondendolo anche attraverso la lettura del libro "Il grido e l'impegno", il 10 aprile scorso abbiamo incontrato l'autore del volume, prof. Francesco Minervini, laureato in lettere antiche e docente di lettere al liceo, accompagnato dal papà del protagonista, Pinuccio Fazio.
Il libro narra la storia di un nostro coetaneo, Michele Fazio, nato e cresciuto nei quartieri di Bari vecchia, ucciso per mano della criminalità barese nella sera del 12 luglio 2001 sotto la sua abitazione. Dalla voce dello scrittore abbiamo rivissuto attimo per attimo il giorno dell'agguato e, grazie al papà di Michele, abbiamo conosciuto un po' più da vicino la vita di questo nostro coetaneo, i luoghi in cui è accaduto il tragico evento e lo stile di vita delle famiglie criminali baresi. L'intensità delle parole del sig. Pinuccio e il racconto minuzioso del prof. Minervini hanno rapito la nostra attenzione dall'inizio alla fine dell'incontro, quando abbiamo rivolto loro le nostre domande.
INTERVISTA
Al prof. Minervini: Cosa l'ha spinta a scrivere questa storia?
"Ho pensato di scrivere questa storia in occasione del primo anniversario della morte di Michele ma non era il momento giusto perché la famiglia stava vivendo un momento drammatico. Anni dopo, in occasione di un incontro come questo presso la scuola dove insegnavo, li sentii e mi colpirono molto e dissi a me stesso che dovevo portare a termine il mio progetto. Siccome si avvicinava il decimo anniversario della morte di Michele pensai che fosse arrivato il momento di contattarli. Non conoscendoli li ho cercati con l'aiuto dell'elenco telefonico, a voi sicuramente sconosciuto, telefonando a tutti i Fazio Giuseppe finché non li ho trovati.
Avevano fame di parlare perché la società barese li aveva dimenticati.
Ho sentito che dovevo scrivere questa storia perché penso che gli strumenti culturali sono più potenti di una indagine magistratuale. Perché la sentenza di un processo ti dice che Tizio è colpevole dell'uccisione di tuo figlio e qual è la pena da scontare. I sigg.ri Fazio, invece, mi hanno insegnato che non è quello importante. Non è importante sapere che l'assassino è in carcere a vita. A me interessa che la storia non venga dimenticata, che questa storia diventi anche la vostra storia. Perché se diventa anche la vostra storia non avverrà più. Il dolore verrà condiviso e la società diventerà più ricca. La giustizia ha assolto il suo compito ma noi dobbiamo andare oltre, dobbiamo innescare la speranza, dobbiamo innescare il cambiamento."
Al prof. Minervini: Per la stesura del libro Lei ha fatto indagini personali, intervistato testimoni, letto atti del processo, ecc…?
"Ho letto molto di quanto era stato scritto sull'omicidio di Michele ma ogni particolare del mio libro viene direttamente dalle voci di Lella e Pinuccio. Devo ringraziare i Fazio prima di tutto perché si sono fidati di me e perché mi hanno aperto le porte a tante altre conoscenze, mi hanno fatto conoscere tante altre storie che ho raccontato nei miei libri."
Al prof. Minervini: I suoi libri trattano solo temi legati alla legalità?
"Sì, i miei libri trattano per la maggior parte questo tema. Ho conosciuto tramite il movimento di "Libera" tante altre storie di vittime innocenti che ho raccontato nei miei libri, un campo bellissimo, potentissimo, emozionante. Vi consiglio di leggere anche "Ostinate e ribelli" e "Non la picchiare così", due libri che affrontano il ruolo della donna all'interno del mondo della criminalità."
Al sig. Fazio: Abbiamo letto che dopo l'archiviazione delle indagini, voi genitori avete continuato ad indagare. Cosa avete fatto in sostanza? Quello che avete scoperto lo avete portato a conoscenza degli inquirenti?
Quando nel 2003 ci hanno comunicato l'archiviazione del caso abbiamo cominciato a scatenare il putiferio mentre quelli della malavita, alla notizia, hanno festeggiato passando con i loro motorini per le strade di Bari vecchia e anche sotto la nostra abitazione. Dissi a mia moglie che avevamo perso ma non avevo perso la speranza di andare avanti.
Chiamai tutti i giornalisti delle varie testate e dissi loro che se quello che è successo a me che sono un semplice ferroviere fosse successo al figlio di un noto magistrato o un noto politico il caso non sarebbe stato mai archiviato. A tutta la magistratura e politici locali dissi che dovevano vergognarsi per come stavano operando. Dopo questo mio sfogo ho ricevuto la visita del generale dell'arma dei carabinieri e di tutte le forze dell'ordine che mi dissero che erano al mio fianco. Io e mia moglie ci siamo guardati e ci siamo detti che era il momento di fare qualcosa. Ci dividemmo i compiti: lei si infiltrò nelle case dei mafiosi e nei negozi vari per ascoltare e prendere informazioni, anche tra la gente perbene perché Michele è stato ucciso anche dal muro dell'omertà. Io invece ogni giorno mi recavo al comune, regione, provincia, polizia, carabinieri e magistratura affinché si riaprisse il caso.
Il nostro "grido" si è silenziato ma abbiamo cominciato a scatenare il putiferio."
Al sig. Fazio: Sappiamo che vivete ancora lì. Avete mai pensato di andare via da quella casa?
"Sì, abitiamo ancora lì ma non abbiamo mai pensato di andare via. Noi siamo nati e cresciuti lì e non ci siamo mai fatti coinvolgere nel loro stile di vita. Noi gli abbiamo lanciato una sfida facendogli capire che erano loro a doversene andare. Infatti molti di loro sono andati via, si sono spostati altrove."
Al sig. Fazio: Abitano ancora li le famiglie malavitose? Quali sono oggi i rapporti con il vicinato?
"Il rapporto con la gente di Bari vecchia è ottimo, ci salutano tutti. Anche "loro" (i criminali) ci salutano e io rispondo perché il saluto non lo nego a nessuno. Ma loro hanno capito le mie idee. Sanno che io qualsiasi cosa vedo parlo (riferisco alle forze dell'ordine)."
Al sig. Fazio: La morte di Michele ha portato cambiamenti nella vostra famiglia?
"Quando succedono queste tragedie può capitare che la famiglia va in crisi. Io e mia moglie infatti ci stavamo separando. Un giorno fummo convocati in una trasmissione "Ricomincio da qui" che andava in onda su Rai2 per parlare della nostra storia che era conosciuta a livello nazionale. La presentatrice ci disse che voleva farci vedere un video. Era mia figlia che ci chiedeva di tornare a sorridere come prima, ad abbracciarli ed accarezzarli come prima perché sentivano di averci perso. Finita la trasmissione rientrammo a Bari, andammo a casa di mia sorella dove si trovavano i miei tre figli e ci stringemmo in un abbraccio fortissimo. Oggi mia moglie Lella è tutto per me: moglie, amica, compagna, amante, sorella e mamma. E anche se ci capita di litigare ci vogliamo un bene dell'anima. Oggi siamo nonni di 5 nipotini.
Quei vigliacchi e assassini hanno rovinato la nostra famiglia che abbiamo voluto fortemente ma oggi ci stiamo riprendendo anche grazie alla forza che ci date ognuno di voi e quella che ci dà Michele da lassù."
Al sig. Fazio: Provate ancora emozioni forti quando pensate a Michele?
"Ovviamente sì. Mia figlia, che vide suo fratello disteso sulla strada dalla finestra di casa, oggi ha tre figli, l'ultimo di due anni che ha deciso di chiamare Michele. Vi sono sincero. Io ho faticato a chiamarlo Michele, non ci riuscivo a chiamarlo così, lo chiamavo Miky. La prima volta che l'ho chiamato Michele sono scoppiato a piangere. E' lui che mi dà la forza di andare avanti ogni giorno."
Al sig. Fazio: Dopo la morte di Michele, com'è cambiato il vostro quartiere?
"Nel nostro quartiere 25 anni fa le strade erano buie, i lampioni spenti. Si viveva con le persiane chiuse anche in estate perché non dovevamo vedere e sentire ciò che accadeva. Noi avevamo un grande ventilatore che arieggiava la nostra casa mentre "loro" fumavano liberamente sui loro balconi e nella piazza.
Il giorno che siamo stati convocati in questura, maggio 2005, e ci hanno comunicato che grazie al nostro impegno erano arrivati ad individuare e arrestare gli assassini di Michele, siamo tornati a casa e abbiamo spalancato le nostre finestre sotto gli occhi dei malavitosi.
Oggi Bari vecchia è libera, si può circolare liberamente tra le strade illuminate e piene di turisti dove sono nati anche tanti ristoranti, negozi e bar. Gli abitanti sono più civili ed accoglienti con i turisti e soprattutto collaborano e segnalano le cose che non vanno."
Il sig. Fazio, che continua a portare la sua testimonianza nelle scuole di tutta Italia, ci ha colpito innanzitutto per la forza ed il grande coraggio mostrato nell'affrontare il dramma che ha interessato la sua famiglia affinché la morte del figlio non venga dimenticata. Ma soprattutto ci ha portato a riflettere sul fatto che ognuno di noi deve essere parte attiva nella lotta contro la criminalità e l'illegalità perché far parte di quel mondo ti porta sicuramente a fare i conti con la giustizia o peggio ancora con la morte. Sono frequenti, infatti, atti criminosi di vendetta tra membri delle bande criminali l'ultimo accaduto il 01 aprile di quest'anno in cui è rimasto vittima proprio l'assassino di Michele Fazio.
Il prof. Minervini, a conclusione dell'incontro, ci ha evidenziato una circostanza importante ed allo stesso tempo crudele: la sera dell'agguato Michele era uscito con l'idea di farsi una pizza coi suoi amici. Quando si rese conto che loro non avevano i soldi, per non metterli in difficoltà, rinunciò alla pizza e tornò a casa. Se quella sera lui fosse andato regolarmente in pizzeria sarebbe ritornato a casa più tardi e quindi …oggi non avremmo parlato di lui.
Felicia Loiodice Carbone
Martina Digennaro
Giusy Tursi
Il libro narra la storia di un nostro coetaneo, Michele Fazio, nato e cresciuto nei quartieri di Bari vecchia, ucciso per mano della criminalità barese nella sera del 12 luglio 2001 sotto la sua abitazione. Dalla voce dello scrittore abbiamo rivissuto attimo per attimo il giorno dell'agguato e, grazie al papà di Michele, abbiamo conosciuto un po' più da vicino la vita di questo nostro coetaneo, i luoghi in cui è accaduto il tragico evento e lo stile di vita delle famiglie criminali baresi. L'intensità delle parole del sig. Pinuccio e il racconto minuzioso del prof. Minervini hanno rapito la nostra attenzione dall'inizio alla fine dell'incontro, quando abbiamo rivolto loro le nostre domande.
INTERVISTA
Al prof. Minervini: Cosa l'ha spinta a scrivere questa storia?
"Ho pensato di scrivere questa storia in occasione del primo anniversario della morte di Michele ma non era il momento giusto perché la famiglia stava vivendo un momento drammatico. Anni dopo, in occasione di un incontro come questo presso la scuola dove insegnavo, li sentii e mi colpirono molto e dissi a me stesso che dovevo portare a termine il mio progetto. Siccome si avvicinava il decimo anniversario della morte di Michele pensai che fosse arrivato il momento di contattarli. Non conoscendoli li ho cercati con l'aiuto dell'elenco telefonico, a voi sicuramente sconosciuto, telefonando a tutti i Fazio Giuseppe finché non li ho trovati.
Avevano fame di parlare perché la società barese li aveva dimenticati.
Ho sentito che dovevo scrivere questa storia perché penso che gli strumenti culturali sono più potenti di una indagine magistratuale. Perché la sentenza di un processo ti dice che Tizio è colpevole dell'uccisione di tuo figlio e qual è la pena da scontare. I sigg.ri Fazio, invece, mi hanno insegnato che non è quello importante. Non è importante sapere che l'assassino è in carcere a vita. A me interessa che la storia non venga dimenticata, che questa storia diventi anche la vostra storia. Perché se diventa anche la vostra storia non avverrà più. Il dolore verrà condiviso e la società diventerà più ricca. La giustizia ha assolto il suo compito ma noi dobbiamo andare oltre, dobbiamo innescare la speranza, dobbiamo innescare il cambiamento."
Al prof. Minervini: Per la stesura del libro Lei ha fatto indagini personali, intervistato testimoni, letto atti del processo, ecc…?
"Ho letto molto di quanto era stato scritto sull'omicidio di Michele ma ogni particolare del mio libro viene direttamente dalle voci di Lella e Pinuccio. Devo ringraziare i Fazio prima di tutto perché si sono fidati di me e perché mi hanno aperto le porte a tante altre conoscenze, mi hanno fatto conoscere tante altre storie che ho raccontato nei miei libri."
Al prof. Minervini: I suoi libri trattano solo temi legati alla legalità?
"Sì, i miei libri trattano per la maggior parte questo tema. Ho conosciuto tramite il movimento di "Libera" tante altre storie di vittime innocenti che ho raccontato nei miei libri, un campo bellissimo, potentissimo, emozionante. Vi consiglio di leggere anche "Ostinate e ribelli" e "Non la picchiare così", due libri che affrontano il ruolo della donna all'interno del mondo della criminalità."
Al sig. Fazio: Abbiamo letto che dopo l'archiviazione delle indagini, voi genitori avete continuato ad indagare. Cosa avete fatto in sostanza? Quello che avete scoperto lo avete portato a conoscenza degli inquirenti?
Quando nel 2003 ci hanno comunicato l'archiviazione del caso abbiamo cominciato a scatenare il putiferio mentre quelli della malavita, alla notizia, hanno festeggiato passando con i loro motorini per le strade di Bari vecchia e anche sotto la nostra abitazione. Dissi a mia moglie che avevamo perso ma non avevo perso la speranza di andare avanti.
Chiamai tutti i giornalisti delle varie testate e dissi loro che se quello che è successo a me che sono un semplice ferroviere fosse successo al figlio di un noto magistrato o un noto politico il caso non sarebbe stato mai archiviato. A tutta la magistratura e politici locali dissi che dovevano vergognarsi per come stavano operando. Dopo questo mio sfogo ho ricevuto la visita del generale dell'arma dei carabinieri e di tutte le forze dell'ordine che mi dissero che erano al mio fianco. Io e mia moglie ci siamo guardati e ci siamo detti che era il momento di fare qualcosa. Ci dividemmo i compiti: lei si infiltrò nelle case dei mafiosi e nei negozi vari per ascoltare e prendere informazioni, anche tra la gente perbene perché Michele è stato ucciso anche dal muro dell'omertà. Io invece ogni giorno mi recavo al comune, regione, provincia, polizia, carabinieri e magistratura affinché si riaprisse il caso.
Il nostro "grido" si è silenziato ma abbiamo cominciato a scatenare il putiferio."
Al sig. Fazio: Sappiamo che vivete ancora lì. Avete mai pensato di andare via da quella casa?
"Sì, abitiamo ancora lì ma non abbiamo mai pensato di andare via. Noi siamo nati e cresciuti lì e non ci siamo mai fatti coinvolgere nel loro stile di vita. Noi gli abbiamo lanciato una sfida facendogli capire che erano loro a doversene andare. Infatti molti di loro sono andati via, si sono spostati altrove."
Al sig. Fazio: Abitano ancora li le famiglie malavitose? Quali sono oggi i rapporti con il vicinato?
"Il rapporto con la gente di Bari vecchia è ottimo, ci salutano tutti. Anche "loro" (i criminali) ci salutano e io rispondo perché il saluto non lo nego a nessuno. Ma loro hanno capito le mie idee. Sanno che io qualsiasi cosa vedo parlo (riferisco alle forze dell'ordine)."
Al sig. Fazio: La morte di Michele ha portato cambiamenti nella vostra famiglia?
"Quando succedono queste tragedie può capitare che la famiglia va in crisi. Io e mia moglie infatti ci stavamo separando. Un giorno fummo convocati in una trasmissione "Ricomincio da qui" che andava in onda su Rai2 per parlare della nostra storia che era conosciuta a livello nazionale. La presentatrice ci disse che voleva farci vedere un video. Era mia figlia che ci chiedeva di tornare a sorridere come prima, ad abbracciarli ed accarezzarli come prima perché sentivano di averci perso. Finita la trasmissione rientrammo a Bari, andammo a casa di mia sorella dove si trovavano i miei tre figli e ci stringemmo in un abbraccio fortissimo. Oggi mia moglie Lella è tutto per me: moglie, amica, compagna, amante, sorella e mamma. E anche se ci capita di litigare ci vogliamo un bene dell'anima. Oggi siamo nonni di 5 nipotini.
Quei vigliacchi e assassini hanno rovinato la nostra famiglia che abbiamo voluto fortemente ma oggi ci stiamo riprendendo anche grazie alla forza che ci date ognuno di voi e quella che ci dà Michele da lassù."
Al sig. Fazio: Provate ancora emozioni forti quando pensate a Michele?
"Ovviamente sì. Mia figlia, che vide suo fratello disteso sulla strada dalla finestra di casa, oggi ha tre figli, l'ultimo di due anni che ha deciso di chiamare Michele. Vi sono sincero. Io ho faticato a chiamarlo Michele, non ci riuscivo a chiamarlo così, lo chiamavo Miky. La prima volta che l'ho chiamato Michele sono scoppiato a piangere. E' lui che mi dà la forza di andare avanti ogni giorno."
Al sig. Fazio: Dopo la morte di Michele, com'è cambiato il vostro quartiere?
"Nel nostro quartiere 25 anni fa le strade erano buie, i lampioni spenti. Si viveva con le persiane chiuse anche in estate perché non dovevamo vedere e sentire ciò che accadeva. Noi avevamo un grande ventilatore che arieggiava la nostra casa mentre "loro" fumavano liberamente sui loro balconi e nella piazza.
Il giorno che siamo stati convocati in questura, maggio 2005, e ci hanno comunicato che grazie al nostro impegno erano arrivati ad individuare e arrestare gli assassini di Michele, siamo tornati a casa e abbiamo spalancato le nostre finestre sotto gli occhi dei malavitosi.
Oggi Bari vecchia è libera, si può circolare liberamente tra le strade illuminate e piene di turisti dove sono nati anche tanti ristoranti, negozi e bar. Gli abitanti sono più civili ed accoglienti con i turisti e soprattutto collaborano e segnalano le cose che non vanno."
Il sig. Fazio, che continua a portare la sua testimonianza nelle scuole di tutta Italia, ci ha colpito innanzitutto per la forza ed il grande coraggio mostrato nell'affrontare il dramma che ha interessato la sua famiglia affinché la morte del figlio non venga dimenticata. Ma soprattutto ci ha portato a riflettere sul fatto che ognuno di noi deve essere parte attiva nella lotta contro la criminalità e l'illegalità perché far parte di quel mondo ti porta sicuramente a fare i conti con la giustizia o peggio ancora con la morte. Sono frequenti, infatti, atti criminosi di vendetta tra membri delle bande criminali l'ultimo accaduto il 01 aprile di quest'anno in cui è rimasto vittima proprio l'assassino di Michele Fazio.
Il prof. Minervini, a conclusione dell'incontro, ci ha evidenziato una circostanza importante ed allo stesso tempo crudele: la sera dell'agguato Michele era uscito con l'idea di farsi una pizza coi suoi amici. Quando si rese conto che loro non avevano i soldi, per non metterli in difficoltà, rinunciò alla pizza e tornò a casa. Se quella sera lui fosse andato regolarmente in pizzeria sarebbe ritornato a casa più tardi e quindi …oggi non avremmo parlato di lui.
Felicia Loiodice Carbone
Martina Digennaro
Giusy Tursi