IL CERAMISTA - u ceramìste
IL CERAMISTA - u ceramìste
Mestieri e società

IL CERAMISTA - u ceramìste

Rubrica "Mestieri e società" a cura di Michele Gismundo e Giuseppe Marrulli

L'argilla (o creta), la cràite, si trovava sempre in abbondanza a Gravina tanto da stimolare alcuni artigiani più laboriosi a mescolarla con l'acqua e a modellarla a piacimento. Si costruivano così tanti oggetti di uso domestico: le piàtte, l'amele e l'amlicchje, u cùcheme e u cùchemjicchie, u quantaridde, u pêdole e u gnetùre, la pegnête e u pignatjidde, la quartêre, u gravatte, u rezzule, la Cola Cole e le frisckjitte, la capêse e la capasedde.
Anche le tegole e i vasi di terracotta per le piante che ornavano i balconi delle case. L'argilla è stata usata dall'uomo della preistoria per ottenere gli strumenti in uso nella civiltà contadina e tutti i contenitori necessari per la vita quotidiana. L'antico artigiano che modellava l'argilla era il vasaio o, in tempi ancora più antichi, il figulo. "Via Fornaci a Gravina - da via San Sebastiano a via Quarto - è un toponimo indicante il quartiere sorto tra il sec. XVI e il XVII ove esistevano botteghe di vasai e ceramisti. Il quartiere ha origini sicuramente medioevali, perché il toponimo, ancora esistente Via Figuli, dimostra che il termine è di derivazione latina e fu coniato intorno al XIII-XIV sec. quando un quartiere rupestre esisteva intorno alla chiesa di San Vito Vecchio. Pertanto, prima di essere nominato Fornaci si chiamò Figuli. L'insediamento, in quel luogo, dei vasai scaturì da un'esigenza molto pratica e semplice: il reperimento dell'argilla dal luogo più vicino che era la collina di Pendino S. Girolamo a brevissima distanza dal luogo di lavorazione e cottura".

È interessante scoprire attraverso la toponomastica locale l'arte e i mestieri della città di Gravina. La storia dei figuli (o vasai) è storia che appartiene all'umanità gravinese; è storia della lavorazione della creta con tecniche vecchie di secoli; è storia umana di quell'anziano artigiano curvo sul suo arnese a pedale con il quale faceva girare vorticosamente la massa d'argilla sotto le sue sapienti dita; così la creta pian piano prendeva forma, diventava un oggetto con un'anima mentre l'artigiano la plasmava lentamente, quasi l'accarezzava; c'era un silenzio assordante che veniva rotto soltanto dal ritmo del movimento del pedale del telaio mosso con perizia dall'anziano maestro.

Un bravo maestro nella lavorazione della creta è stato Vincenzo Cirasola - maestro vasaio e insegnante fino al 2007 all'ECPEP (Ente Pugliese di Cultura Popolare Educazione Professionale) - che ha trasmesso l'arte alla figlia Anna e ad altri componenti della famiglia. Nel suo vecchio laboratorio, dove sono presenti tutti i tradizionali strumenti di lavoro, ha potuto esprimere la sua creatività anche Michele Vicino, persona disabile divenuto esperto nella manipolazione e più sicuro nelle relazioni sociali. Un oggetto d'argilla da cucina molto antico, che ci ricorda le nostre nonne, era il cosiddetto porta lievito, in dialetto gravinese u cûchemicche du crescente. Un oggetto davvero particolare proprio per la funzione che svolgeva nel custodire il lievito, indispensabile per impastare il pane. Infatti grazie al lievito gli zuccheri contenuti nell'impasto del pane si trasformano in alcol e anidride carbonica.
La tecnica della lavorazione dell'argilla è rimasta sostanzialmente invariata, anche se dall' Ottocento in poi le industrie hanno dato un forte incremento e una diversificazione alla produzione. Un tempo i manufatti realizzati con la creta venivano fatti asciugare all'aria aperta. Cotti negli appositi forni - come si è scoperto in seguito - erano più resistenti; si potevano decorare molto meglio e le forme potevano essere molto più raffinate. Al materiale che usciva da questo nuovo metodo fu dato il nome di terracotta. Oggi infatti le pentole in terracotta vengono considerate ideali per cucinare piatti che richiedono una cottura a temperatura costante. Con le pentole in terracotta arrivano sulla tavola tutti i sapori dell'antica cucina contadina.

Vito Graziano (1966) e Nicoleta Sandu (1981) espongono i propri prodotti dell'arte ceramica in corso Giuseppe Di Vittorio e, nel centro storico di Gravina. A Gravina qualcosa si muove a proposito della ceramica con il progetto Amica dell'artigianato tipico. Il Comitato Pugliese dell'Ente Pro Loco Italiane, diretto da Oronzo Rifino, la CNA e l'Assessorato comunale agli antichi mestieri hanno individuato a Gravina quattro artigiani tipici con sede nel centro storico: Side Ceramiche, Tesori della Ceramica, Ceramica Art e Casa Museo della Cola Cola. È stato avviato quindi un percorso turistico in cui si possono ammirare le diverse opere, dialogare con l'artigiano e scoprire le varie fasi di lavorazione. È in corso di elaborazione, a cura degli stessi Enti, il progetto volto a fare di Gravina la Città della Ceramica.
Vito ha studiato fino alla terza media e, dopo una prima esperienza in qualità di cuoco, si è convertito al mestiere di ceramista frequentando una scuola professionale prima di lanciarsi nell'attività e successivamente vari corsi di aggiornamento a Deruta, noto centro ceramico dell'Umbria. Il cambio di attività è sorto in seguito alla visita di una fiera del settore a Faenza che gli fece scoprire il fascino di quell'arte antica.
Nicoleta è entrata nella bottega artigianale nel 2004. Aveva frequentato il liceo con indirizzo fisico-chimico in Romania e ha imparato da Vito e dai corsi frequentati a Deruta. Si è specializzata nella decorazione. L'attività dei due artigiani è stata avviata nel 1981 con un iniziale insuccesso, tanto che Vito dovette chiudere i battenti dopo pochi mesi per mancanza di vendite. Tuttavia non si perse d'animo e riprovò riaprendo il negozio in via Garibaldi, incoraggiato dal proprietario del locale che gli abbonò il canone di locazione nei primi tempi in attesa che l'attività entrasse a regime.

Nei negozi dei nostri ceramisti fanno bella mostra sia i prodotti della ceramica appartenente alla tradizione italiana - servizi di piatti, bicchieri da vino, lumi, lampadari, complementi di arredo e bomboniere - sia gli oggetti tipici della tradizione locale: caraffe (rezzôle), vasi per la conservazione di alimenti (cùcheme ) e fischietti di terracotta decorati ovvero le Cola Cole gravinesi, rappresentate in dimensioni gigantesche dalla scultura fatta installare all'ingresso del paese dalla Giunta comunale di Rino Vendola nel 2006. Una quota rilevante dell'attività artigianale è assorbita dalla produzione di bomboniere che impegna intensamente i laboratori di Graziano durante le stagioni dei matrimoni, ossia dal mese di maggio fino a tutto ottobre. Le bomboniere sono richieste non solo dai clienti del luogo ma anche da altre località italiane, soprattutto da soggetti di Milano, in virtù del passaparola e della diffusione del gradimento tramite facebook. Inoltre la piccola impresa famigliare diffonde le immagini della produzione sull'apposito sito web matrimonio.com.
Vito Graziano (1966) e Nicoleta Sandu (Romania 1981) sono stati intervistati il 5 aprile 2023 nel negozio di Corso Giuseppe Di Vittorio n. 77 - Gravina in Puglia, 104. Si può dire che il mercato di riferimento è rappresentato al novanta per cento da clienti privati del territorio gravinese e del circondario, fino a Foggia, la restante parte del collocato è assorbita dai commercianti che rivendono gli oggetti dell'impresa. A Gravina i negozi di Graziano coprono in misura pressoché totale le richieste, giacché gli altri artigiani dei fischietti non raggiungono un giro commerciale significativo e forniscono a volte la Cola Cola allo stesso Graziano, il quale collabora con il Museo della Cola Cola, gestito da Marco Tritto in alcuni ambienti dell'ex convento di Santa Maria in piazza Benedetto XIII.

La crescita dei flussi turistici degli ultimi anni, soprattutto dal 2019 grazie alla vicina città di Matera eletta Capitale Europea della Cultura, ha portato un notevole sostegno alle vendite di oggetti dell'artigianato locale. I ceramisti di Gravina non lavorano però le argille del posto - denominate proprio argille di Gravina o argille sub appenniniche e riferite ai terreni limoso-sabbiosi di colore tipico grigio-azzurro con intercalazioni ocraceo-giallastre - ma si riforniscono dell'argilla di Deruta e di Impruneta in Toscana e dell'argilla bianca venduta da Colorobbia, il noto gruppo che fornisce le materie prime utilizzate dall'industria della ceramica.
L'argilla locale andrebbe lavorata con macchine diverse da quelle in uso nei laboratori di Graziano. Anche gli smalti, i colori e i lustri (oro, argento e platino) sono acquistati, già preparati, dallo stesso fornitore. Una buona metà della produzione si ottiene dalla decorazione del cosiddetto biscotto, vale a dire dell'oggetto grezzo in terracotta acquistato da altre aziende, mentre l'altra metà è frutto della lavorazione a colaggio effettuata in laboratorio dove si forgiano al tornio oliere, portafiori, vasi e tanti altri oggetti. In particolare, i biscotti sono utilizzati per i piatti, per alcuni vasi e per oggetti vari di piccole dimensioni che vengono poi finemente decorati. Dalla produzione delle ceramiche artistiche Graziano ricava un reddito medio non eccezionale, in quanto pratica una politica di prezzi moderati. Peraltro i ricavi commerciali gli consentono di reinvestirne grosso modo l'ottanta per cento nel miglioramento e nell'ampliamento graduale dell'attività.
Nel corso degli anni iniziative per la crescita dell'impresa non sono mancate da parte del titolare. Tali iniziative sono state orientate in via principale a diffondere la conoscenza della produzione nei mercati extra comunali e a sviluppare localmente il mestiere del ceramista. L'esempio del tentativo di allargare come suol dirsi gli orizzonti dell'impresa è stata la partecipazione alla fiera delle ceramiche artistiche a Napoli nel 2002. Vito si presentò con le sue creazioni esposte in uno stand che non brillava rispetto a quelli molto più belli degli altri espositori. Ciò non di meno gli affari andarono a gonfie vele: registrò un numero talmente elevato di ordini che non riuscì ad eseguirli nella totalità. Dovette annullarne parecchi, non avendo molti operai in organico e non trovando a Gravina giovani in grado di dare una mano. Non fece una bella figura, ma imparò un aspetto molto importante nella gestione di una impresa, cioè la necessità di darsi un'organizzazione prima di partecipare a una fiera.

Circa l'intento di diffondere l'arte, va citato il corso di ceramica svolto nell'Istituto Tecnico Statale per ragionieri di Gravina, durante il quale alcuni studenti disabili crearono piastrelle di ceramica decorate riproducenti i numeri civici delle abitazioni. Propose al Comune di installarle in un rione del centro storico ma la proposta rimase lettera morta. Propose inoltre di decorare a proprie spese lo scalone che scende da via Maurizio Lettieri verso Fontana la Stella con altre piastrelle di ceramica colorate, ma neanche questa iniziativa non ottenne risposta.
Ad Altamura ha avuto ampio riscontro di pubblico, durante la Festa dei Claustri di alcuni anni fa, la mostra per strada della lavorazione al tornio. A Spinazzola Graziano ha tenuto un corso di ceramica rivolto agli ospiti di una struttura di assistenza per soggetti con problemi psichiatrici. Per Vito Graziano e Nicoleta Sandu il lavoro artistico occupa tutto il tempo, in un ininterrotto connubio tra mestiere e vita privata. Il laboratorio è in funzione tutti i giorni della settimana e nei negozi i titolari sono presenti anche la domenica. Associano al mestiere anche il restauro dei vasi antichi per accontentare le esigenze.

Fonte:
Libro di Michele Gismundo - Giuseppe Marrulli, MESTIERI E SOCIETA' nel Novecento a Gravina in Puglia, ed. Algramà, Matera 2023. Immagine da sito web senza diritti di copyright
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a cura di Michele Gismundo e Giuseppe Marrulli

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