Passeggiando con la storia
Anniversari, feste, ricorrenze e coincidenze di febbraio "mese orsiniano" per eccellenza
Rubrica "Passeggiando con la storia" di Giuseppe Massari
giovedì 30 gennaio 2020
Tra qualche giorno sarà febbraio. Questo mese, ormai alle porte, ci ha suggerito di fare frutto di quanto ha scritto il padre Giuseppe Bartolomeo Vignato, biografo del personaggio di che trattasi. Intanto, chiariamo a chi stiamo facendo riferimento e poi perché il mese di febbraio può dirsi orsiniano.
Il personaggio è colui che al battesimo gli fu imposto il nome di Pierfrancesco del Casato Orsini, nato nella nostra città il 2 febbraio 1650, (pertanto, è bene ricordarlo, sono trascorsi 370 anni da quel di), festa della Purificazione di Maria Santissima. Alcuni biografi lo hanno fatto nascere il 2 febbraio 1649. Secondo il Vignato, le due date non sono contrastanti, perché, egli scrive nel primo volume, Storia di Benedetto XIII, Antoniazzi editore, Milano 1952: "Benchè discordi nel giorno, concordano gli antichi biografi di Benedetto XIII nell'assegnargli qual data di nascita il febbraio 1649. Secondo l'uso antico che dava per principio d'anno il primo o il 25 marzo, o ancora la Pasqua, non isbagliano essi. Secondo lo stile odierno, vigente allora anche in Puglia, dobbiam dire, invece, che egli nacque il 2 febbraio non già del 1649, ma del 1650.
Non solo sulla data di nascita ci sono stati coloro, che hanno avuto da disquisire, ma anche altri, pochi in verità, su Gravina luogo di nascita. Per dissipare ogni dubbio, pur non essendo stati mai ritrovati gli atti di nascita e di battesimo, è opportuno riprendere e citare alcuni documenti.
Il primo è una lettera dell' Orsini, quando era arcivescovo di Benevento, inviata ad un certo abate Cipolla e porta la data del 19 maggio 1713."Moto Ill.mo e Molto Rev. Signore, all'avviso che V. S. mi da con lettera dell'11 corr. Circa alla Clementissima designazione di N. S. sopra la mia umile persona in volerla designare all'alta opera della visita apostolica di gravina, io genuflesso venero tanta benignità. Quando sua Beat. A ciò si risolvesse, pregherei Mons. Mio Arc. Nuzzi a patrocinare la fedeltà del mio ninistero, giacchè non vorrei che i gravinesi mi accagionassero che posponessi i diritti della Chiesa alla carne ed al sangue. Questo timore mi ritenne altre fiate. Sono bene un Sacerdote inetto; ma non sì sacrilego da voler commettere indegnità sì esecrata. Io che conosco il genio dei Gravinesi fra i quali sono nato e cresciuto fino agli anni diciassette, debbo fare questa protesta"
Nel 1714, quando il cardinale frà Vincenzo Maria Orsini fu Visitatore Apostolico della nostra Diocesi, sulla visita al battistero della cattedrale scrisse quanto segue: "Ritrovatosi il fonte in quattro parti aperto e talmente che ha fatto anche crepare un cerchio di ferro che lo circondava, Noi, in ossequiosa gratitudine di essere stato battezzato in questo medesimo fonte, ci addossiamo il peso di rinnovarlo in forma decente, e secondo la istruzione di San Carlo, spiegata nel libro, intitolato Il Rettore Ecclesiastico composto dal vescovo Cavalieri". Sgombrato il campo da questi equivoci storici, veniamo alla spiegazione sul perché ho pensato di definire il secondo mese dell'anno, il mese orsiniano. Ci vengono incontro le date salienti che hanno caratterizzato la vita del Nostro. Dopo la nascita e dopo quasi 19 anni, il 13 febbraio 1699 emette la professione solenne, quale frate domenicano col nome di frà Vincenzo Maria, nelle mani del maestro Generale dell'Ordine dei Predicatori, padre Giovan Battista De Marinis.
Il 22 febbraio 1671 ricevette l'Ordine del diaconato; il 24 successivo fu ordinato presbitero. In questo stesso giorno, il Maestro Generale dell'Ordine, frà Giovanni Tommaso Rocaberti lo autorizza a "subire" l'esame di lettorato. Un anno dopo, il 22 febbraio, nel concistoro di Clemente X fu nominato cardinale, all'età di 22 anni. Il 26 successivo ebbe la notizia della nomina cardinalizia.
Il 3 febbraio 1675 fu consacrato vescovo, essendo stato preconizzato alla sede arcivescovile di Siponto, a Roma, nella chiesa dei Santi Domenico e Sisto a Magnanapoli. Con Bolla del 22 gennaio 1680, pubblicata il 2 febbraio successivo, fu destinato a Cesena, sua seconda sede vescovile. L'8 febbraio prese possesso, mediante procura della sua nuova Chiesa.Sulla Cattedra episcopale di San Mauro rimase fino al 1685. Da qui partì per essere destinato a reggere la Diocesi più grande del Mezzogiorno d'Italia, Benevento. Della città e diocesi sannita vi rimase anche da papa, nonostante fosse stato eletto Vicario di Cristo, perciò il suo governo episcopale durò oltre 44 anni.
A Benevento, il 7 febbraio 1689, dopo il terremoto del 5 giugno 1668, che devastò l'intera città e moltissimi comuni della diocesi, fece estrarre dalle macerie il corpo di San Barolomeo e lo ripose sotto l'altare di Santa Maria Maggiore della Chiesa Metropolitana beneventana. I resti di questo santo restarono depositati in questo luogo fino a quando non fu costruita e consacrata la nuova chiesa voluta dallo stesso Orsini. Ciò avvenne in occasione della sua seconda visita, il 1729, la prima avvenne il 1727, che fece alla città che egli aveva amato e amava ancora e della quale era suo Pastore.
Il 23 gennaio 1700, al secolo Giovanna Frangipane Della Tolfa, madre di Benedetto XIII, fattasi monaca domenicana, col nome di Suor Maria Battista dello Spirito Santo, dopo la morte del marito e aver sistemato tutti gli affari di famiglia, cominciò ad avvertire i primi sintomi della malattia che l'avrebbe portata alla morte. Mentre parve riprendersi, il 15 febbraio ebbe una grave ricaduta. Fu in questo frangente che chiamò al capezzale il cardinale suo figlio. La notte del 21 febbraio, essendo entrato già il giorno successivo, la duchessa e madre fondatrice del Monastero di Santa Maria delle Domenicane, munita di tutti i conforti religiosi, come scrive il Vignato, "con quiete restituì l'anima al Signore".
Ultima tappa di questo cammino è anche quella che segna la fine del Nostro, avvenuta in Roma, presso il Palazzo Apostolico del Vaticano, il 21 febbraio 1730, ( qui è bene evidenziare, che da quel giorno sono a ricordarsi 290 anni), vigilia del mercoledì delle ceneri, dopo alcuni brevi giorni di malattia. La sua salma fu depositata, dopo i solenni funerali, presso le grotte vaticane, in attesa di essere trasferita definitivamente, secondo le sue espresse volontà, nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva, dove risiedeva quella comunità di suoi confratelli che, egli, pure da papa era abituato a frequentare, a servire a tavola e ad essere l'umile frate che volle sempre essere, nonostante le dignità papali. I suoi resti mortali furono trasferiti presso la Basilica della Minerva, ove tutt'ora riposano, il 22 febbraio 1733.
Il personaggio è colui che al battesimo gli fu imposto il nome di Pierfrancesco del Casato Orsini, nato nella nostra città il 2 febbraio 1650, (pertanto, è bene ricordarlo, sono trascorsi 370 anni da quel di), festa della Purificazione di Maria Santissima. Alcuni biografi lo hanno fatto nascere il 2 febbraio 1649. Secondo il Vignato, le due date non sono contrastanti, perché, egli scrive nel primo volume, Storia di Benedetto XIII, Antoniazzi editore, Milano 1952: "Benchè discordi nel giorno, concordano gli antichi biografi di Benedetto XIII nell'assegnargli qual data di nascita il febbraio 1649. Secondo l'uso antico che dava per principio d'anno il primo o il 25 marzo, o ancora la Pasqua, non isbagliano essi. Secondo lo stile odierno, vigente allora anche in Puglia, dobbiam dire, invece, che egli nacque il 2 febbraio non già del 1649, ma del 1650.
Non solo sulla data di nascita ci sono stati coloro, che hanno avuto da disquisire, ma anche altri, pochi in verità, su Gravina luogo di nascita. Per dissipare ogni dubbio, pur non essendo stati mai ritrovati gli atti di nascita e di battesimo, è opportuno riprendere e citare alcuni documenti.
Il primo è una lettera dell' Orsini, quando era arcivescovo di Benevento, inviata ad un certo abate Cipolla e porta la data del 19 maggio 1713."Moto Ill.mo e Molto Rev. Signore, all'avviso che V. S. mi da con lettera dell'11 corr. Circa alla Clementissima designazione di N. S. sopra la mia umile persona in volerla designare all'alta opera della visita apostolica di gravina, io genuflesso venero tanta benignità. Quando sua Beat. A ciò si risolvesse, pregherei Mons. Mio Arc. Nuzzi a patrocinare la fedeltà del mio ninistero, giacchè non vorrei che i gravinesi mi accagionassero che posponessi i diritti della Chiesa alla carne ed al sangue. Questo timore mi ritenne altre fiate. Sono bene un Sacerdote inetto; ma non sì sacrilego da voler commettere indegnità sì esecrata. Io che conosco il genio dei Gravinesi fra i quali sono nato e cresciuto fino agli anni diciassette, debbo fare questa protesta"
Nel 1714, quando il cardinale frà Vincenzo Maria Orsini fu Visitatore Apostolico della nostra Diocesi, sulla visita al battistero della cattedrale scrisse quanto segue: "Ritrovatosi il fonte in quattro parti aperto e talmente che ha fatto anche crepare un cerchio di ferro che lo circondava, Noi, in ossequiosa gratitudine di essere stato battezzato in questo medesimo fonte, ci addossiamo il peso di rinnovarlo in forma decente, e secondo la istruzione di San Carlo, spiegata nel libro, intitolato Il Rettore Ecclesiastico composto dal vescovo Cavalieri". Sgombrato il campo da questi equivoci storici, veniamo alla spiegazione sul perché ho pensato di definire il secondo mese dell'anno, il mese orsiniano. Ci vengono incontro le date salienti che hanno caratterizzato la vita del Nostro. Dopo la nascita e dopo quasi 19 anni, il 13 febbraio 1699 emette la professione solenne, quale frate domenicano col nome di frà Vincenzo Maria, nelle mani del maestro Generale dell'Ordine dei Predicatori, padre Giovan Battista De Marinis.
Il 22 febbraio 1671 ricevette l'Ordine del diaconato; il 24 successivo fu ordinato presbitero. In questo stesso giorno, il Maestro Generale dell'Ordine, frà Giovanni Tommaso Rocaberti lo autorizza a "subire" l'esame di lettorato. Un anno dopo, il 22 febbraio, nel concistoro di Clemente X fu nominato cardinale, all'età di 22 anni. Il 26 successivo ebbe la notizia della nomina cardinalizia.
Il 3 febbraio 1675 fu consacrato vescovo, essendo stato preconizzato alla sede arcivescovile di Siponto, a Roma, nella chiesa dei Santi Domenico e Sisto a Magnanapoli. Con Bolla del 22 gennaio 1680, pubblicata il 2 febbraio successivo, fu destinato a Cesena, sua seconda sede vescovile. L'8 febbraio prese possesso, mediante procura della sua nuova Chiesa.Sulla Cattedra episcopale di San Mauro rimase fino al 1685. Da qui partì per essere destinato a reggere la Diocesi più grande del Mezzogiorno d'Italia, Benevento. Della città e diocesi sannita vi rimase anche da papa, nonostante fosse stato eletto Vicario di Cristo, perciò il suo governo episcopale durò oltre 44 anni.
A Benevento, il 7 febbraio 1689, dopo il terremoto del 5 giugno 1668, che devastò l'intera città e moltissimi comuni della diocesi, fece estrarre dalle macerie il corpo di San Barolomeo e lo ripose sotto l'altare di Santa Maria Maggiore della Chiesa Metropolitana beneventana. I resti di questo santo restarono depositati in questo luogo fino a quando non fu costruita e consacrata la nuova chiesa voluta dallo stesso Orsini. Ciò avvenne in occasione della sua seconda visita, il 1729, la prima avvenne il 1727, che fece alla città che egli aveva amato e amava ancora e della quale era suo Pastore.
Il 23 gennaio 1700, al secolo Giovanna Frangipane Della Tolfa, madre di Benedetto XIII, fattasi monaca domenicana, col nome di Suor Maria Battista dello Spirito Santo, dopo la morte del marito e aver sistemato tutti gli affari di famiglia, cominciò ad avvertire i primi sintomi della malattia che l'avrebbe portata alla morte. Mentre parve riprendersi, il 15 febbraio ebbe una grave ricaduta. Fu in questo frangente che chiamò al capezzale il cardinale suo figlio. La notte del 21 febbraio, essendo entrato già il giorno successivo, la duchessa e madre fondatrice del Monastero di Santa Maria delle Domenicane, munita di tutti i conforti religiosi, come scrive il Vignato, "con quiete restituì l'anima al Signore".
Ultima tappa di questo cammino è anche quella che segna la fine del Nostro, avvenuta in Roma, presso il Palazzo Apostolico del Vaticano, il 21 febbraio 1730, ( qui è bene evidenziare, che da quel giorno sono a ricordarsi 290 anni), vigilia del mercoledì delle ceneri, dopo alcuni brevi giorni di malattia. La sua salma fu depositata, dopo i solenni funerali, presso le grotte vaticane, in attesa di essere trasferita definitivamente, secondo le sue espresse volontà, nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva, dove risiedeva quella comunità di suoi confratelli che, egli, pure da papa era abituato a frequentare, a servire a tavola e ad essere l'umile frate che volle sempre essere, nonostante le dignità papali. I suoi resti mortali furono trasferiti presso la Basilica della Minerva, ove tutt'ora riposano, il 22 febbraio 1733.