Passeggiando con la storia
Architettura e scultura monumentale del ventennio fascista a Gravina
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 28 ottobre 2021
12.29
Prendendo spunto da un testo di Simone De Bartolo: Architettura e scultura monumentale del ventennio Fascista in Terra di Bari, senza nessuna velleità nostalgica, né tanto meno da urtare le identità, le sensibilità di pretta marca antifascista, qualora esistessero ancora, voglio tranquillizzare che l'intento non è apologetico, ma è quello di ricostruire una parte di storia, riferita a quel periodo, calata nella nostra città. Tra l'altro, questa piccola ricostruzione serve per evidenziare, invece, quella sorta di nostalgia iconoclasta usata ed utilizzata da quanti hanno ritenuto di sbattezzare una storia, abbattendo simboli e testimonianze dell'era fascista, senza rendersi conto che si sono qualificati solo come barbari ed incivili, imbevuti di un odio irrazionale e razzistico.
Checchè si pensi, si dica e al di là dei giudizi non favorevoli, riprendendo da un altro testo di storia locale di Amedeo Visci Dopoguerra e fascismo a Gravina 1919 -1926, "La città di Gravina diede prova di notevole attivismo, al punto di essere additata dallo stesso fascio Provinciale come esemplare per l'iniziativa e l'impegno nelle opere d'interesse pubblico". Tra costruzioni ex novo, rifacimenti, rimaneggiamenti, ristrutturazioni, il periodo fiorente possiamo annoveralo cominciando dall'opera più imponente che fu la costruzione dell'edificio scolastico San Giovani Bosco, con l'annessa costruzione della palestra della Gioventù Italiana Littorio, realizzato, su progetto dell'ingegnere Francesco De Martino, dopo anni d'attesa, per cui ci volle l'accelerata del potestà dell'epoca, il dottor Domenico Nardone, il quale dette incarico all'impresa Girolamo Candido per i lavori e la direzione di questi all'ingegnere Filippo Lacalamita. L'inaugurazione avvenne il 28 ottobre 1936, giorno anniversario della Marcia su Roma, anno XIV° dell'Era Fascista.
Precedentemente, dopo la fine del primo conflitto mondiale, per volere del l generale Francesco D'Agostino venne realizzato il Monumento per onorare degnamente, i gravinesi caduti in guerra. L'imponente gruppo statuario in bronzo, opera dello scultore Angelo Galli, poggia su di un basamento disegnato dal professore Angelo Amodio. La cerimonia inaugurale avvenne il 4 novembre 1926.In questo preciso contesto storico, anche se non si ha una data certa, ma alcuni simboli del regime, sia pure divelti, di recente, il più recente in ordine di tempo, rispetto ad altri monumenti che hanno subito le stesse manomissioni ed oltraggi, da una mente improvvida, di squallido tecnico in odore di antifascismo, iconoclasta, alla pari di chi lo coinvolse nella schiera dei tecnici per eseguire i lavori di ripavimentazione della villa comunale, con la relativa ripiantumazione e sistemazione degli alberi e delle aiuole, ce le fanno collocare in questo periodo.
Furono le due vasche in marmo, posizionate nelle parti estreme della villa comunale. Su questi due manufatti furono sistemati in parti e sedi opposte, da una parte lo stemma di Gravina, dall'altra il Fascio Littorio. Questo simbolo è scomparso, lasciando intatto lo stemma della città.Un'altra opera maestosa e degna di ammirazione sul piano squisitamente tecnico costruttivo, fu la realizzazione del Silos Granario, avvenuta nel 1939. Un gigantesco palazzo a più piani, che divenne fiore all'occhiello di una città a forte vocazione agricola e che altre città avrebbero voluto vedere realizzato nei propri territori.
Poco distante, l'imponente costruzione, voluta dallo Stabilimento del Linificio. e portata a compimento nel 1930. Alle spalle di questo complesso, sorse il Campo Sportivo del Littorio, su progetto dell'ingegnere Francesco De Martino. Non meno importanti risultarono i lavori per la nuova facciata del Palazzo di Città, avvenuti durante il periodo in cui fu podestà il Dottore Vincenzo Tota. Siamo nel piano dell'anno 1936. Nel campo scolastico, per sopperire ai mancati interventi in materia di edilizia scolastica, da parte dei precedenti governi liberali, il regime pensò bene di realizzare un palazzo che contenesse le Scuole ginnasiali, in cui trovò posto anche la Camera del Lavoro, attualmente sede della Scuola Media Benedetto XIII. Fu e resta l'edificio più emblematico e più connotato architettonicamente, fascisticamente parlando. Un altro edificio scolastico, realizzato nel 1937, su progetto del già citato ingegnere De Martino, fu quello destinato ad ospitare la Scuola Tecnica Agraria, al netto della sopraelevazione avvenuta nel corso degli anni 50, attualmente Scuola Media Statale Ettore Pomarici Santomasi.
Attinente l'aspetto socio-assistenziale-sanitario della salute pubblica, occupa un posto di rilievo, la costruzione del nuovo Ospedale Civile, che conservò il vecchio nome di Santa Maria del Piede, in quella che un tempo era via Bari, attuale Corso Canio Musacchio. Sul piano, invece, socio-igienico, la costruzione dell'Albergo Diurno, ove è ancora posizionato, sulle cui colonne esterne di marmo furono incisi i Fasci Littori, andati, anch'essi distrutti, probabilmente da altri menti diaboliche e deformate. Sul fronte abitativo, tra il 1939 e il 1940, fu realizzato il primo lotto di Case Popolari in via Punzi. I lavori per la nuova condotta idrica, nel 1927, essendo venuta mente la fonte di Pozzo Pateo, che approvvigionò il centro storico della città.
Per concludere e con un pizzico di amarezza è il dover riportare la mancata realizzazione, causa i sopraggiunti frangenti del secondo conflitto mondiale, della caserma dei Regi Carabinieri, progettata dal ingegnere Francesco Lorenzetti, nel 1937, il medesimo autore del Palazzo della Questura di Bari, e che avrebbe dovuto trovare spazio nell'area adiacente il Palazzo di Città, costituendo una specie di propileo, cioè un aspetto sontuoso, importante, monumentale.
Checchè si pensi, si dica e al di là dei giudizi non favorevoli, riprendendo da un altro testo di storia locale di Amedeo Visci Dopoguerra e fascismo a Gravina 1919 -1926, "La città di Gravina diede prova di notevole attivismo, al punto di essere additata dallo stesso fascio Provinciale come esemplare per l'iniziativa e l'impegno nelle opere d'interesse pubblico". Tra costruzioni ex novo, rifacimenti, rimaneggiamenti, ristrutturazioni, il periodo fiorente possiamo annoveralo cominciando dall'opera più imponente che fu la costruzione dell'edificio scolastico San Giovani Bosco, con l'annessa costruzione della palestra della Gioventù Italiana Littorio, realizzato, su progetto dell'ingegnere Francesco De Martino, dopo anni d'attesa, per cui ci volle l'accelerata del potestà dell'epoca, il dottor Domenico Nardone, il quale dette incarico all'impresa Girolamo Candido per i lavori e la direzione di questi all'ingegnere Filippo Lacalamita. L'inaugurazione avvenne il 28 ottobre 1936, giorno anniversario della Marcia su Roma, anno XIV° dell'Era Fascista.
Precedentemente, dopo la fine del primo conflitto mondiale, per volere del l generale Francesco D'Agostino venne realizzato il Monumento per onorare degnamente, i gravinesi caduti in guerra. L'imponente gruppo statuario in bronzo, opera dello scultore Angelo Galli, poggia su di un basamento disegnato dal professore Angelo Amodio. La cerimonia inaugurale avvenne il 4 novembre 1926.In questo preciso contesto storico, anche se non si ha una data certa, ma alcuni simboli del regime, sia pure divelti, di recente, il più recente in ordine di tempo, rispetto ad altri monumenti che hanno subito le stesse manomissioni ed oltraggi, da una mente improvvida, di squallido tecnico in odore di antifascismo, iconoclasta, alla pari di chi lo coinvolse nella schiera dei tecnici per eseguire i lavori di ripavimentazione della villa comunale, con la relativa ripiantumazione e sistemazione degli alberi e delle aiuole, ce le fanno collocare in questo periodo.
Furono le due vasche in marmo, posizionate nelle parti estreme della villa comunale. Su questi due manufatti furono sistemati in parti e sedi opposte, da una parte lo stemma di Gravina, dall'altra il Fascio Littorio. Questo simbolo è scomparso, lasciando intatto lo stemma della città.Un'altra opera maestosa e degna di ammirazione sul piano squisitamente tecnico costruttivo, fu la realizzazione del Silos Granario, avvenuta nel 1939. Un gigantesco palazzo a più piani, che divenne fiore all'occhiello di una città a forte vocazione agricola e che altre città avrebbero voluto vedere realizzato nei propri territori.
Poco distante, l'imponente costruzione, voluta dallo Stabilimento del Linificio. e portata a compimento nel 1930. Alle spalle di questo complesso, sorse il Campo Sportivo del Littorio, su progetto dell'ingegnere Francesco De Martino. Non meno importanti risultarono i lavori per la nuova facciata del Palazzo di Città, avvenuti durante il periodo in cui fu podestà il Dottore Vincenzo Tota. Siamo nel piano dell'anno 1936. Nel campo scolastico, per sopperire ai mancati interventi in materia di edilizia scolastica, da parte dei precedenti governi liberali, il regime pensò bene di realizzare un palazzo che contenesse le Scuole ginnasiali, in cui trovò posto anche la Camera del Lavoro, attualmente sede della Scuola Media Benedetto XIII. Fu e resta l'edificio più emblematico e più connotato architettonicamente, fascisticamente parlando. Un altro edificio scolastico, realizzato nel 1937, su progetto del già citato ingegnere De Martino, fu quello destinato ad ospitare la Scuola Tecnica Agraria, al netto della sopraelevazione avvenuta nel corso degli anni 50, attualmente Scuola Media Statale Ettore Pomarici Santomasi.
Attinente l'aspetto socio-assistenziale-sanitario della salute pubblica, occupa un posto di rilievo, la costruzione del nuovo Ospedale Civile, che conservò il vecchio nome di Santa Maria del Piede, in quella che un tempo era via Bari, attuale Corso Canio Musacchio. Sul piano, invece, socio-igienico, la costruzione dell'Albergo Diurno, ove è ancora posizionato, sulle cui colonne esterne di marmo furono incisi i Fasci Littori, andati, anch'essi distrutti, probabilmente da altri menti diaboliche e deformate. Sul fronte abitativo, tra il 1939 e il 1940, fu realizzato il primo lotto di Case Popolari in via Punzi. I lavori per la nuova condotta idrica, nel 1927, essendo venuta mente la fonte di Pozzo Pateo, che approvvigionò il centro storico della città.
Per concludere e con un pizzico di amarezza è il dover riportare la mancata realizzazione, causa i sopraggiunti frangenti del secondo conflitto mondiale, della caserma dei Regi Carabinieri, progettata dal ingegnere Francesco Lorenzetti, nel 1937, il medesimo autore del Palazzo della Questura di Bari, e che avrebbe dovuto trovare spazio nell'area adiacente il Palazzo di Città, costituendo una specie di propileo, cioè un aspetto sontuoso, importante, monumentale.