Passeggiando con la storia
Arsenio Spalluti: avvocato, imprenditore agricolo, consigliere comunale
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 20 maggio 2021
Tra le ricerche che vado conducendo per scoprire nuove figure illustri della nostra città e proporle all'attenzione dei lettori che seguono la rubrica, devo dire sempre più numerosi e questo mi inorgoglisce, mi lusinga e mi gratifica, è venuto fuori, dalle pagine di "Puglia d'Oro" pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo, Arsenio Spalluti, definito "una energia salda come granito espressa dalla Terra di Bari sua parte più ferrigna e più convulsa".
Egli era nato il 7 ottobre 1853 da Michele appartenente a famiglia in cui si erano avvicendati per 4 o 5 generazioni i geometri e gli agricoltori. A soli 22 anni, nel 1875, aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'Ateneo napoletano Come gli capitò di rievocare qualche pagina della sua vita avventurosa, in occasione di scampagnate con amici, al sapore e al richiamo dei prodotti caseari che egli stesso produceva, raccontò l'episodio doloroso che sfiorò coll'alito della tragedia la sua giovinezza sana e coraggiosa: il sequestro di persona subito ad opera del bandito Serravalle e la conseguente miracolosa ed inattesa liberazione ad opera dei suoi parenti scaltri e ardimentosi. La morte, all'età di 83 anni, ne spezzò la robusta tempra durante l'anno XIV della nuova Era, cioè nel 1936.
."Nella privata e nella pubblica amministrazione mantenne fede ad una dirittura morale che non ebbe mai incrinature e ad una unità di sistema che non piegò mai ad alcun allettamento popolari stico. Fu guidatore d'aziende agricole a sistema estensivo e di aziende comunali in tempi tristi e mirò soltanto al pubblico bene giovandosi della sua complessa cultura giuridica e della sua esperienza di vita. Fu un carattere. Rappresentò la continuità della tradizione borghese nostrana che alla pratica della umana solidarietà accoppiava la onestà del sentimento, la dignità del proprio ceto, la passione alla terra, l'amore al proprio paese.
Ospitale e cortese egli vide passare per la masseria « Caprarizza » posta sui margini del bosco comunale di Gravina tutti i più famosi cacciatori di Puglia e Lucania, tutte le principali autorità provinciali, e sempre prodigò ad essi i tesori della sua gentilezza nativa, mettendo in ombra volutamente le sue autentiche conoscenze in varii rami dello scibile e menando vanto solo della produzione casearia della sua azienda ch'egli aveva tenuto lontana da ogni adulterazione e contaminazione prendendo a poco a poco contatto coi moderni sistemi di sfruttamento lattifero. Parlava pacato e chiaro, scandendo le parole e serrando le vocali alla maniera toscana, questa chiarezza di accenti egli serbò fino all'ultimo giorno di sua esistenza terrena". Una persona che ebbe un ascendente, una influenza sul nostro personaggio, assumendo le vesti di padre, perché Arsenio lo perse in tenera età e fu suo mentore, fu il pro cugino don Girolamo Spalluti, divenuto cognato per aver sposato una sorella del nostro. Don Girolamo fu primo cittadino di Gravina, dal 1864 al 1865, e, successivamente, aveva curato la traduzione e stampa della famosa Cronaca di Gravina del Notaio Domenico, che ha dato lumi non pochi alla vita trecentesca del Comune degli Orsini.
"Don Arsenio aveva attinto la saggezza amministrativa, la dottrina giuridica e la nobiltà del sentire, portando ai poveri l'ausilio della sua competenza nel giure e non come praticante delle Preture e dei Tribunali, ma come consulente senza compenso alcuno. Morto il cognato, si diede alla cura dell'azienda agricola ereditata che aveva la sua preziosa gemma nella Masseria « Curiale » alias «Caprarizza» della superficie di 400 ettari, famosa pei suoi allevamenti di bestiame equino e vaccino e per la produzione dei caciocavalli. Egli purificò ed affinò tali allevamenti portandoli ad un'eccellenza singolare, e migliorò la produzione cerealicola delle altre Masserie di sua proprietà, quella denominata« Locuoccio» e quella nomata « Lama Giannini ». Fu consigliere del Comune di Gravina, e senza discontinuità, dal 1880 al 1900 e fu durante questa sua attività ch'egli ebbe modo di difendere la patrimonialità della Difesa comunale « Bosco di Gravina » evitandone la ripartizione con la conseguente distruzione di un così cospicuo patrimonio comunale. La impopolarità che per questa sua battaglia stravinta lo colse non ne alterò la istintiva serenità. Minacciate le sue masserie da propositi di sabotaggio egli si limitò ad assicurarle contro l'incendio, e continuò a raggiungere isolato ed a cavallo la sua cara « Caprarizza » i cui allevamenti in continua ascesa lo consolavano di ogni amarezza.
Fu Presidente della Commissione Censuaria del Comune di Gravina. Membro della commissione per la revisione delle liste elettorali ordinata da Crispi lottò contro il Sindaco dell'epoca, l'avv. Lettieri, che si vantava dell'amicizia di Nicotera ed era per l'universalità del voto. Rappresentante del Comune di Gravina nel Comitato Forestale Provinciale si giovò della carica per evitare la distruzione del Bosco di Gravina (e dire che egli aveva tutto l'interesse di veder dissodata questa foresta perchè ne sarebbe derivato un maggior valore alla tenuta « Caprarizza » contigua alla foresta stessa!) e per mantenere integro il patrimonio forestale della Provincia. Anche in questo Don Arsenio fu anticipatore dei nuovi precetti di vita agreste e politica instaurati dal Fascismo; anche per questo egli ebbe la tardiva riconoscenza dei suoi concittadini che si raccolsero piangenti intorno alla sua salma il giorno della sua morte".
Egli era nato il 7 ottobre 1853 da Michele appartenente a famiglia in cui si erano avvicendati per 4 o 5 generazioni i geometri e gli agricoltori. A soli 22 anni, nel 1875, aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'Ateneo napoletano Come gli capitò di rievocare qualche pagina della sua vita avventurosa, in occasione di scampagnate con amici, al sapore e al richiamo dei prodotti caseari che egli stesso produceva, raccontò l'episodio doloroso che sfiorò coll'alito della tragedia la sua giovinezza sana e coraggiosa: il sequestro di persona subito ad opera del bandito Serravalle e la conseguente miracolosa ed inattesa liberazione ad opera dei suoi parenti scaltri e ardimentosi. La morte, all'età di 83 anni, ne spezzò la robusta tempra durante l'anno XIV della nuova Era, cioè nel 1936.
."Nella privata e nella pubblica amministrazione mantenne fede ad una dirittura morale che non ebbe mai incrinature e ad una unità di sistema che non piegò mai ad alcun allettamento popolari stico. Fu guidatore d'aziende agricole a sistema estensivo e di aziende comunali in tempi tristi e mirò soltanto al pubblico bene giovandosi della sua complessa cultura giuridica e della sua esperienza di vita. Fu un carattere. Rappresentò la continuità della tradizione borghese nostrana che alla pratica della umana solidarietà accoppiava la onestà del sentimento, la dignità del proprio ceto, la passione alla terra, l'amore al proprio paese.
Ospitale e cortese egli vide passare per la masseria « Caprarizza » posta sui margini del bosco comunale di Gravina tutti i più famosi cacciatori di Puglia e Lucania, tutte le principali autorità provinciali, e sempre prodigò ad essi i tesori della sua gentilezza nativa, mettendo in ombra volutamente le sue autentiche conoscenze in varii rami dello scibile e menando vanto solo della produzione casearia della sua azienda ch'egli aveva tenuto lontana da ogni adulterazione e contaminazione prendendo a poco a poco contatto coi moderni sistemi di sfruttamento lattifero. Parlava pacato e chiaro, scandendo le parole e serrando le vocali alla maniera toscana, questa chiarezza di accenti egli serbò fino all'ultimo giorno di sua esistenza terrena". Una persona che ebbe un ascendente, una influenza sul nostro personaggio, assumendo le vesti di padre, perché Arsenio lo perse in tenera età e fu suo mentore, fu il pro cugino don Girolamo Spalluti, divenuto cognato per aver sposato una sorella del nostro. Don Girolamo fu primo cittadino di Gravina, dal 1864 al 1865, e, successivamente, aveva curato la traduzione e stampa della famosa Cronaca di Gravina del Notaio Domenico, che ha dato lumi non pochi alla vita trecentesca del Comune degli Orsini.
"Don Arsenio aveva attinto la saggezza amministrativa, la dottrina giuridica e la nobiltà del sentire, portando ai poveri l'ausilio della sua competenza nel giure e non come praticante delle Preture e dei Tribunali, ma come consulente senza compenso alcuno. Morto il cognato, si diede alla cura dell'azienda agricola ereditata che aveva la sua preziosa gemma nella Masseria « Curiale » alias «Caprarizza» della superficie di 400 ettari, famosa pei suoi allevamenti di bestiame equino e vaccino e per la produzione dei caciocavalli. Egli purificò ed affinò tali allevamenti portandoli ad un'eccellenza singolare, e migliorò la produzione cerealicola delle altre Masserie di sua proprietà, quella denominata« Locuoccio» e quella nomata « Lama Giannini ». Fu consigliere del Comune di Gravina, e senza discontinuità, dal 1880 al 1900 e fu durante questa sua attività ch'egli ebbe modo di difendere la patrimonialità della Difesa comunale « Bosco di Gravina » evitandone la ripartizione con la conseguente distruzione di un così cospicuo patrimonio comunale. La impopolarità che per questa sua battaglia stravinta lo colse non ne alterò la istintiva serenità. Minacciate le sue masserie da propositi di sabotaggio egli si limitò ad assicurarle contro l'incendio, e continuò a raggiungere isolato ed a cavallo la sua cara « Caprarizza » i cui allevamenti in continua ascesa lo consolavano di ogni amarezza.
Fu Presidente della Commissione Censuaria del Comune di Gravina. Membro della commissione per la revisione delle liste elettorali ordinata da Crispi lottò contro il Sindaco dell'epoca, l'avv. Lettieri, che si vantava dell'amicizia di Nicotera ed era per l'universalità del voto. Rappresentante del Comune di Gravina nel Comitato Forestale Provinciale si giovò della carica per evitare la distruzione del Bosco di Gravina (e dire che egli aveva tutto l'interesse di veder dissodata questa foresta perchè ne sarebbe derivato un maggior valore alla tenuta « Caprarizza » contigua alla foresta stessa!) e per mantenere integro il patrimonio forestale della Provincia. Anche in questo Don Arsenio fu anticipatore dei nuovi precetti di vita agreste e politica instaurati dal Fascismo; anche per questo egli ebbe la tardiva riconoscenza dei suoi concittadini che si raccolsero piangenti intorno alla sua salma il giorno della sua morte".