“Passeggiando con la storia”- ingresso cimitero
“Passeggiando con la storia”- ingresso cimitero
Passeggiando con la storia

Come e quando nascono i cimiteri compreso quello cittadino

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Il 12 giugno 1804, Napoleone Bonaparte, affiancato dal segretario di stato Hugues Maret, firmava il "Décret impérial sur les sépultures", conosciuto anche come "Editto di Saint-Cloud". Infatti fu a una decina di km da Parigi, nel Castello di Saint-Cloud (residenza favorita dell'imperatore oggi distrutta), che venne vergato il documento. Si sanciva così a tutti gli effetti la nascita dei cimiteri moderni e si regolava una volta per tutte la pratica delle sepolture. Le finalità dell'editto erano due. La prima era igienico-sanitaria: si rendeva necessario evitare di continuare a stipare i corpi dei defunti nelle chiese e la conseguente diffusione di orrendi olezzi e malattie.

La seconda finalità era invece di tipo ideologico-politico: le tombe dovevano essere tutte uguali tra loro, nel rispetto del principio rivoluzionario di uguaglianza (ovviamente però fu consentito ai personaggi o alle famiglie illustri di avere in concessione dei terreni su cui costruire il loro sepolcro con monumento commemorativo annesso. Alla fine, nonostante i buoni propositi, i privilegiati riescono sempre, in ogni epoca, ad imporre i loro desideri).

L'editto, come sappiamo, esteso all'Italia il 5 settembre 1806, ispirò ad Ugo Foscolo la stesura del carme "Dei Sepolcri" nello stesso anno, che venne poi dato alle stampe nel 1807. Questa in sintesi e brevemente la premessa storica sulla nascita o costruzione dei cimiteri.

Calato il discorso nella nostra realtà cittadina, è inutile dire che noi abbiamo esempi abbastanza illuminanti di chiese diventate cappelle funerarie o di chiese dove le nobili famiglie hanno voluto conservare i resti dei loro cari e congiunti. Non dimentichiamo la chiesa del Purgatorio, cappella funeraria degli Orsini, ma, anche, il Soccorpo della Basilica cattedrale, un vero e proprio cimitero sia pure riservato ad ecclesiastici, a vescovi, a persone di alto rango sociale. Non va esclusa dal novero la chiesa di Santa Sofia dove si trova il sarcofago con i resti di Angela Castriota Scanderberg Orsini. La chiesa di San Nicola, quella di San Sebastiano con le tombe gentilizie delle famiglie Lupis e Guida. Per il riferimento storico alla nascita e costruzione del cimitero di Gravina, la fonte utilizzata e consultata è quella del Nardone.

Scrive, infatti lo storico locale: " Con la costruzione dell'attuale cimitero (1875) la sepoltura nelle chiese fu abolita". In altra parte delle Notizie storiche sulla città di Gravina, precisa e puntualizza: "Dopp il 1860, essendo stata abolita la sepoltura nelle Chiese, fu creato il nuovo cimitero che resta fuori l'ambito della città e sulla via che mena ad Irsina. In questa occasione, mentre il Comune provvede, in un ampio piazzale, a creare le sepolture comuni sul tipo di quelle che si praticavano nelle Chiese, intorno intorno al su detto piazzale, furono creati i gentilizi privati e delle confratermnote".

A proposito di quest'ultime, è bene riportare quelle che costruirono loculi cimiteriali, veri e propri palazzi in alcuni casi: vedi la confraternita di San Rocco, quella di Santa Croce e quella di Sant'Antonio, anche se le altre non sono state da meno, con addirittura la costruzione di più immobili. E' il caso della Confraternita del SS.mo Crocifisso e dell'Addolorata. In unica superficie le cappelle funerarie delle Confraternite di San Michele, della SS.ma Annunziata e di Maria Santissima del Monte Carmelo. Loculi grandi e piccoli, per i propri associati, a cui, di solito, vengono riservate le posizioni più privilegiate e gli altri concessi in fitto a privati non appartenenti ai rispettivi sodalizi. Un vero mercato della morte.

Inoltre, sono sorti veri e propri accampamenti di tombe pubbliche, costruiti dal Comune per andare incontro alle esigenze di persone più umili, meno abbienti, con costi quasi irrisori rispetto ai prezzi di mercato imposti da privati; o addirittura nel caso in cui c'era bisogno di accumunare le vittime di una stessa disgrazia, di una particolare calamità.

Per concludere e riprendendo tra le mani il testo del Nardone, leggiamo: "Dal 1915 in poi detto Cimitero è stato gradatamente ampliato ed abbellito da piantagione di cipressi, da aiuole fiorite al posto del primitivo piazzale, ed arricchito di nuovi gentilizi, che sorgono man mano a cura di singoli cittadini". Anche per questi non si può sottovalutare la ricchezza, la sontuosità e la bizzarria architettonica di alcuni, magari significativi per la presenza di statue e segni decorativi; lo sfarzo per altri e la semplicità di cappelle funerarie, confuse, nascoste, incastrate tra l'ignoto, il decoro e la consapevolezza della morte livellatrice che annienta tutto.

Nel corso degli ultimi anni, il nostro camposanto ha assunto, quasi, le sembianze di una città. Non solo con la costruzione di nuove cappelle e di nuovi loculi, sparsi fino a ridosso del costone della Gravina, quasi a costituire dei veri e propri rioni, quartieri, ma, addirittura con una precisa toponomastica stradale, intitolando viali e spazi a personalità illustri o ad eventi o al nome dei Santi.
5 foto“Passeggiando con la storia”- il cimitero
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  • Giuseppe Massari
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