Passeggiando con la storia
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Don Giovannino Colangelo storico parroco di SS. Nicola e Cecilia

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Premetto che la gran parte delle notizie biografiche sono state tratte dal volume: Servi inutili di don Carlo Caputo. Giovannino Colangelo, sesto degli otto figli di Michele e di Giacoma Braia, nacque a Gravina in Puglia l'11 novembre 1881, battezzato il giorno successivo alla nascita da don Giuseppe Nocca. Ricordiamo che il fratello Pietro fu padre del futuro don Michele Colangelo. Don Giovannino si spense santamente, quasi ottantenne, a 79 anni, alle 18:45 del 15 febbraio 1960, munito di tutti i conforti religiosi. I suoi resti mortali, attualmente, riposano nella Cappella del Santissimo della chiesa di San Nicola, dove dall'altra parte sono stati congiunti quelli del nipote, don Michele Colangelo.

Crebbe nella numerosa e morigerata famiglia di "massaro Michele", al servizio dei proprietari Loglisci, soprannominati Feroce. Nonostante le ristrettezze economiche, i genitori lo "mandarono a scuola" perché conseguisse l'istruzione di base presso la Scuola elementare, dove conseguì la licenza per proseguire gli studi secondari. Il ragazzo attestava buoni doti intellettive, predisposizione allo studio e segni particolari di vocazione per la vita ecclesiastica, per cui fu iscritto al Seminario diocesano di Gravina. Risultò uno studente modello per disciplina, per impegni culturali e, soprattutto, per il buon profitto. Per Giovannino lo studio fu tutto amore … consapevole di ciò che l'attendeva …sì da essere uno dei primi del suo corso. Giovanni, sicuro della sua vocazione, conseguì gli ordini minori e maggiori per consacrarsi a Dio come fedele ministro.
Fu uno speciale devoto alla Madonna a cui si affidava costantemente e dedicava preghiere e rosario quotidiano. Nel giorno dedicato a Maria Assunta volle fare la sua consacrazione totale al Signore, compiendo quel grande passo e ricevendo l'ordine del suddiaconato dalle mani di mons. Salvatore. Consacrò se stesso a Maria; si votò a Lei come schiavo d'amore, riponendo sotto la sua materna protezione tutta la propria vita e tutto il proprio ministero. Il Rosario quotidiano, la pratica delle virtù, l'amore al sacrificio, la modestia furono tutte doti che il Nostro chierico osservava con tanta edificante diligenza da attirare su di sé lo sguardo e l'ammirazione dei suoi superiori e dei suoi colleghi.

Monsignor Vincenzo Salvatore, vescovo di Gravina, lo consacrò sacerdote il 24 settembre del 1904, giorno della festa di Maria Santissima della Mercede. Dopo l'ordinazione sacerdotale, sentendo la difficoltà di una carente preparazione teologica, si trasferì nel Seminario di Napoli ove conseguì la laurea in Teologia e la completa e necessaria formazione per espletare l'apostolato sacerdotale. Quando rientrò a Gravina, monsignor Salvatore lo inviò nella borgata di Poggiorsini come vicario economo dell'unica parrocchia di Maria Santissima dei Sette Dolori.
In quella borgata operò per circa 6 mesi con tanta riservatezza e senza preferenze; frequentava le case dei parrocchiani solo per fini pastorali; riceveva in chiesa, oltre le sacre funzioni, tutti coloro che desideravano confessarsi e dialogare, consigliando e aiutando senza distinzioni e debolezze. Fu un breve ed intenso tirocinio per conoscere l'animo umano e scoprire le strategie per curarlo e guidarlo nella vita umile e caritatevole. Dalla parrocchia di Poggiorsini fu trasferito presso la parrocchia di S. Matteo. Nel 1908 divenne vicario e stretto collaboratore di don Giovanni Calabrese, sacerdote dotto e pio, parroco di San Nicola.

In questa parrocchia don Giovannino Colangelo spese tutta la sua energia spirituale e missionaria, 20 anni come vice parroco, 30 come parroco perché si trovò in un ambiente favorevole, in cui si attivò per esplicare una intensa e particolare azione sacerdotale e sociale, specialmente in circostanze di particolari necessità. Tra il 1917 e 1918 Gravina fu colpita dalla "Epidemia Spagnola", che aggiunse morti e dolori a quelli prodotti dalla Prima guerra mondiale. In quella circostanza, don Giovannino, sprezzante del pericolo si recava in casa degli ammalati portando conforto e sostegno di ogni tipo. Sua Eccellenza monsignor Fra Giovanni Maria Sanna il 10 maggio del 1927 lo nominò parroco della parrocchia di S. Nicola e S. Cecilia, rimasta vacante per la rinunzia del parroco don Giovanni Calabrese.
Il neo parroco godeva, già, di tanta stima e tantissima fiducia dei suoi concittadini, per cui non si lasciò prendere da programmi di feste di possesso ma si dedicò al suo servizio sacerdotale per curare lo spirito ma anche le menti delle sue anime, analfabete e superstiziose. L'incontro con un quindicenne misero e analfabeta e l'indignazione verso l'ignoranza che abbrutiva la popolazione lo indussero a costruire a sue spese ambienti per dar vita ad una Scuola Popolare per adulti analfabeti, che istruì con l'aiuto di insegnanti e sacerdoti volontari fino a quando la Civica Amministrazione fece sua l'iniziativa con impegni finanziari. Don Giovannino vide nel povero analfabeta il fratello che chiede aiuto. Ebbe del povero una visione umana e cristiana, perché era convinto che il povero non ha nazione, né classe, né razza, né partito: è l'uomo che domanda a tutti comprensione ed amore, in nome di Dio.

La collegiata di San Nicola e S. Cecilia aveva ereditato da benefattori, soprattutto dalla famiglia Lupi, diverse proprietà urbane e terre circostanti e lontane dall'abitato di Gravina. Tra quelle terre c'era il "Parco S. Eligio", costituito da oltre 10 ettari di terre, situati a nord-ovest tra via Aquila Grande (oggi corso A. Moro) via Spinazzola e zona "Fazzatoia-Linificio-Campo sportivo". Don Giovannino, per consentire alle famiglie meno abbienti la costruzione di una abitazione fece frazionare in piccoli lotti il detto "Parco S. Eligio" e li vendette a censo perpetuo o redimibile. Fu una occasione filantropica per molti cittadini ed una occasione propizia per il parroco per acquisire fondi da destinare al necessario restauro della chiesa, per restauro di immobili adiacenti, per costruire la canonica, per acquistare l'indispensabile organo a canne.
A margine del parco riservò un triangolo di terreno su cui fece erigere una grande nicchia e vi fece collocare una grande statua della Vergine Immacolata. Quel luogo fu meta di processioni e pellegrinaggi dei parrocchiani di don Giovannino e non solo. Con don Giovannino la parrocchia di S. Nicola fu centro di attività catechistica, di vita eucaristica, e di carità verso i poveri. Istituì la Confraternita del SS. Sacramento. che ebbe come scopo primario il Culto Eucaristico. Per quella circostanza fondò "Il gruppo dei Paggetti d'onore del SS. Sacramento" impegnando tutti i fanciulli e ragazzi della parrocchia, che, con la loro partecipazione in divisa, contribuiva ai festeggiamenti del Corpus Domini e in occasione di giornate religiose solenni. La devozione alla SS. Eucarestia era l'anima del suo apostolato. E a sera inoltrata quando noi ragazzi desideravamo andar via per tuffarci nei giochi, dovevamo ancora fermarci col Parroco per dare l'ultimo saluto a Gesù Eucarestia. Don Giovannino fu anche uomo di carità, per cui ogni settimana riceveva i poveri che andavano a trovarlo per ricevere aiuti e consigli. Dopo 33 anni di Parroco, si preparò al tramonto. A causa d'una caduta, fu costretto, poi, a rimanere sempre a letto o seduto in poltrona.
1 fotoDon Giovannino Colangelo storico parroco di SS. Nicola e Cecilia
Don Giovannino Colangelo storico parroco di SS. Nicola e Cecilia
Don Giovannino Colangelo storico parroco di SS. Nicola e Cecilia
  • Giuseppe Massari
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