Passeggiando con la storia
Don Simeone Leone, Ordine San Benedetto
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 3 settembre 2020
Di questo personaggio gravinese, sconosciuto ai più, purtroppo, prima di presentarlo nei suoi aspetti biografici, serbo un ricordo personale d'infanzia. Nel periodo estivo, per la durata tra i dieci e i quindici giorni, spesso, faceva ritorno in famiglia, la cui abitazione era ubicata in via San Vito Vecchio. Alle 7.30 di ogni mattina, nei giorni di permanenza, celebrava la Santa Messa presso la chiesa di Sant'Agostino. Nel corso della celebrazione, più volte, mi è capitato di essere stato suo chierichetto. Il suo ricordo è rimasto indelebile nella mia mente. Di un uomo alto, dall'aspetto solenne e mistico. Il suo portamento discreto e delicato e il suo silenzio orante incutevano rispetto.
Don Simeone nacque a Gravina in Puglia il 9 ottobre 1912. Scelse la vita religiosa, abbracciando la regola benedettina, presso l'Abbazia di Cava dei Tirreni, dove si trovava lo zio monaco Giovanni. Studiò in Assisi e a Roma presso la comunità benedettina di San Paolo fuori le Mura. Emise la professione religiosa il 13 novembre 1919. Il 13 ottobre 1935 ricevette l'ordinazione sacerdotale.
All'interno della comunità di Cava assunse vari impegni, ricoprendo incarichi e ruoli di responsabilità formativa, soprattutto nei confronti dei giovani. Fu, infatti, Maestro degli alunni monastici; professore di Religione al Liceo, dal 1936 al 1940 e successivamente dal 1945 al 1962. Professore di Filosofia Scolastica e di Teologia Dommatica presso la Scuola teologia della Badia.
L'incarico che lo contraddistinse fu quello di Bibliotecario-Archivista della comunità. Grazie a questo ruolo, don Simeone, trascorse i suoi anni tra i libri. Sia tra quelli esistenti e sia tra quelli che ebbe modo di scrivere e pubblicare. La mole del suo lavoro è racchiusa nei seguenti testi dati alla luce: La Bibbia dell'abate Raynaldo e il miniatore del 300 Cicco de Senus (1958); La tomba della Regina Sibilla nella Badia di Cava dei Tirreni (1961); Una strana conseguenza della conquista normanna: un anno di 24 mesi a Salerno (1967); La fondazione del Monastero di S. Sofia a Salerno (1973); La data di Fondazione della Badia di Cava (1975); Le aggiunte dell'abate Ridolfi nella vita di S. Alferio (1976); Notizie di artisti e opere d'arte del sec. XVI estratte dai registri di amministrazione della Badia di Cava (1977); La chiesa di S. Alferio Fondatore della Badia (1980); La data di associazione di Gisulfo II al Principato di Salerno (1982); Minima Caventia (1983); L'autore del polittico della Badia di Cava (1985); CodexDiplomaticusCavensis, Vol IX e X (1984 e 1990); Dalla fondazione del cenobio al secolo XIV (1985); Il Santuario dell'Avvocata (1985).
A proposito del polittico della Badia di Cava, a cui si è accennato in precedenza, va riconosciuto a questo illustre personaggio l'attribuzione dell'autore o degli autori. Infatti, nella Badia di Cava de' Tirreni è conservata un'opera rinascimentale di grande importanza. Si tratta di un monumentale polittico, dipinto a tempera su tavola del 1514-1515. Su questa opera d'arte molti critici si sono cimentati, adducendo attribuzioni sempre diverse circa gli esecutori. La svolta attribuzionistica avvenne nel 1977 ad opera di don Simeone Leone che, analizzando documenti di archivio, riuscì a scoprire alcune cedole di pagamento in cui compaiono i nomi dei pittori autori «de la cona de lo altare mayore» della chiesa abbaziale di Cava de'Tirreni. E come in un film giallo ecco il colpo di scena. Si tratta di un polittico dipinto a due mani: dai pittori «Maestro Hieronimo pintore e del Maestro Cesare Milante» ossia di Girolamo Ramarino da Salerno e del più noto Cesare da Sesto.
Morì il 9 luglio 1992, dopo aver accettato, con cristiana rassegnazione la sofferenza e la malattia, soprattutto quella che lo teneva lontano dai suoi studi. Dopo la sua morte, Huguette Taviani – Carozzi, docente di Storia Medioevale, presso l'Università di Aix - en – Provence, scrisse un articolo pubblicato sulla rivista "Ascolta". Un ricordo di un sacerdote, di uno studioso che aveva imparato a conoscere frequentando la Biblioteca e l'Archivio monastico. Uno scritto che non lascia dubbi sullo spessore culturale del nostro, tanto che la stessa Taviani – Carozzi conclude: "Nell'Italia Meridionale la memoria di D. Simeone Leone rimarrà quella di un nuovo Mabillon".
Don Simeone nacque a Gravina in Puglia il 9 ottobre 1912. Scelse la vita religiosa, abbracciando la regola benedettina, presso l'Abbazia di Cava dei Tirreni, dove si trovava lo zio monaco Giovanni. Studiò in Assisi e a Roma presso la comunità benedettina di San Paolo fuori le Mura. Emise la professione religiosa il 13 novembre 1919. Il 13 ottobre 1935 ricevette l'ordinazione sacerdotale.
All'interno della comunità di Cava assunse vari impegni, ricoprendo incarichi e ruoli di responsabilità formativa, soprattutto nei confronti dei giovani. Fu, infatti, Maestro degli alunni monastici; professore di Religione al Liceo, dal 1936 al 1940 e successivamente dal 1945 al 1962. Professore di Filosofia Scolastica e di Teologia Dommatica presso la Scuola teologia della Badia.
L'incarico che lo contraddistinse fu quello di Bibliotecario-Archivista della comunità. Grazie a questo ruolo, don Simeone, trascorse i suoi anni tra i libri. Sia tra quelli esistenti e sia tra quelli che ebbe modo di scrivere e pubblicare. La mole del suo lavoro è racchiusa nei seguenti testi dati alla luce: La Bibbia dell'abate Raynaldo e il miniatore del 300 Cicco de Senus (1958); La tomba della Regina Sibilla nella Badia di Cava dei Tirreni (1961); Una strana conseguenza della conquista normanna: un anno di 24 mesi a Salerno (1967); La fondazione del Monastero di S. Sofia a Salerno (1973); La data di Fondazione della Badia di Cava (1975); Le aggiunte dell'abate Ridolfi nella vita di S. Alferio (1976); Notizie di artisti e opere d'arte del sec. XVI estratte dai registri di amministrazione della Badia di Cava (1977); La chiesa di S. Alferio Fondatore della Badia (1980); La data di associazione di Gisulfo II al Principato di Salerno (1982); Minima Caventia (1983); L'autore del polittico della Badia di Cava (1985); CodexDiplomaticusCavensis, Vol IX e X (1984 e 1990); Dalla fondazione del cenobio al secolo XIV (1985); Il Santuario dell'Avvocata (1985).
A proposito del polittico della Badia di Cava, a cui si è accennato in precedenza, va riconosciuto a questo illustre personaggio l'attribuzione dell'autore o degli autori. Infatti, nella Badia di Cava de' Tirreni è conservata un'opera rinascimentale di grande importanza. Si tratta di un monumentale polittico, dipinto a tempera su tavola del 1514-1515. Su questa opera d'arte molti critici si sono cimentati, adducendo attribuzioni sempre diverse circa gli esecutori. La svolta attribuzionistica avvenne nel 1977 ad opera di don Simeone Leone che, analizzando documenti di archivio, riuscì a scoprire alcune cedole di pagamento in cui compaiono i nomi dei pittori autori «de la cona de lo altare mayore» della chiesa abbaziale di Cava de'Tirreni. E come in un film giallo ecco il colpo di scena. Si tratta di un polittico dipinto a due mani: dai pittori «Maestro Hieronimo pintore e del Maestro Cesare Milante» ossia di Girolamo Ramarino da Salerno e del più noto Cesare da Sesto.
Morì il 9 luglio 1992, dopo aver accettato, con cristiana rassegnazione la sofferenza e la malattia, soprattutto quella che lo teneva lontano dai suoi studi. Dopo la sua morte, Huguette Taviani – Carozzi, docente di Storia Medioevale, presso l'Università di Aix - en – Provence, scrisse un articolo pubblicato sulla rivista "Ascolta". Un ricordo di un sacerdote, di uno studioso che aveva imparato a conoscere frequentando la Biblioteca e l'Archivio monastico. Uno scritto che non lascia dubbi sullo spessore culturale del nostro, tanto che la stessa Taviani – Carozzi conclude: "Nell'Italia Meridionale la memoria di D. Simeone Leone rimarrà quella di un nuovo Mabillon".