Passeggiando con la storia
Emanuele Mosca Pittore
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 1 settembre 2022
12.00
Di questo pittore si hanno scarne notizie storiche e biografiche. Quello che è certo è che è nato a Gravina il 1717, senza sapere quando e dove è morto. Operò nel ducato orsiniano almeno fino alla seconda metà degli anni Settanta. Giuseppe Lucatuorto, nel sul libro: Gravina urbs opulenta, nel 1975 sosteneva che l'artista era nato a Gravina in Puglia nel 1717 e ci viveva, nel 1754 con la madre e le sorelle, in una casa di sua proprietà nella strada dei Santulli. Da ulteriori studi e approfondimenti, la notizia del Lucatuorto ha trovato conferma.
A darne conferma, sia pure in maniera dubitativa, ma avvalendosi della circostanza che le abitazioni si trovassero nella stessa strada, Samantha De Simone nel suo testo dedicato ai pittori e alla pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, scrive: "L'apprendistato dell'artista presso la bottega del Santulli dev'essere stato agevolato dalla vicinanza delle abitazioni dei due pittori, come lascia pensare un documento del 1754, che assegna al Mosa "una casa alla strada detta dei Santulli".
Infatti, dalla registrazione della famiglia nel Catasto Onciario di Gravina del 1754, Emanuele Mosca viene rubricato come "pittore d'anni 37". Nel documento, che si ritiene opportuno trascrivere, così si legge: "Emanuele Mosca pittore d'anni 37; Nunzia Liboria v.a in Catillis d'anni 62; Maria Giuseppa sorella in Catillis d'anni 15; Filippo fratello scolare d'anni 10; Carmina sorella maritata con Giuseppe Marchetti e separata dal medesimo di anni 28; Fedele nipote di anni 5; Lionarda d'Ecclesiis madre vedova d'anni 57 possiede una casa alla strada detta di Santulli".
A ben leggere, si tratta di un nucleo familiare ben nutrito, sei bocche da sfamare, poggiato tutto e solo sull'attività pittorica dell'artista. Mosca, che, come abbiamo avuto modo di evidenziare innanzi, pare essersi formato artisticamente alla scuola di Francesco Santulli, nel 1743, a soli ventisei anni, la famiglia ducale gli commissionò due tele di grandi dimensioni per la chiesa del Purgatorio: l'Ultima Cena ed il Padreterno. L'Ultima Cena è firmata e datata dal Mosca in basso a destra.
Mentre la seconda, sempre secondo la De Simone, "è attribuibile al pittore gravinese in virtù dell'unità stilistica che caratterizza i due dipinti". Opere minori, se così possono essere definire, sono una Sacra Famiglia, datato metà del XVIII secolo, conservato presso la chiesa di santa Sofia. Una tela raffigurante il Santo Patrono di Gravina, San Michele, è depositata presso il Muso d'Arte sacra della nostra città.
Notizie più dettagliate e descrittive dell'opera pittorica raffigurante il Santo Patrono, riguardano la sua raffigurazione e la interpretazione artistica data dall'autore. "La grande tela riproduce S. Michele nell'atto di schiacciare Satana con il piede destro. E' un'opera, secondo i critici d'arte che ha tratto ispirazione dalla scultura lignea seicentesca ubicata in una nicchia della sagrestia della cattedrale. E' di buona fattura, ricca di particolari ed elementi decorativi: forcone a tre denti, pietre preziose in più parti dell'abbigliamento del Santo e sulle ali del diavolo, tracce di fiamme ardenti e angioletti sparsi tra le nuvole".
Se, invece, sempre su questa tela si fa riferimento ad alcuni documenti conservati presso l'Archivio Diocesano di Gravina, si cavano altre notizie interessanti riguardanti quest'opera. "La tela fu commissionata nel 1775 dalla Confraternita di Santa Croce al vescovo pro tempore, mons. Nicola Cicirelli per il nuovo altare della chiesa del Soccorpo della Cattedrale di Gravina, dedicato a S. Michele, S. Raffaele e all'Angelo Custode".
A darne conferma, sia pure in maniera dubitativa, ma avvalendosi della circostanza che le abitazioni si trovassero nella stessa strada, Samantha De Simone nel suo testo dedicato ai pittori e alla pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, scrive: "L'apprendistato dell'artista presso la bottega del Santulli dev'essere stato agevolato dalla vicinanza delle abitazioni dei due pittori, come lascia pensare un documento del 1754, che assegna al Mosa "una casa alla strada detta dei Santulli".
Infatti, dalla registrazione della famiglia nel Catasto Onciario di Gravina del 1754, Emanuele Mosca viene rubricato come "pittore d'anni 37". Nel documento, che si ritiene opportuno trascrivere, così si legge: "Emanuele Mosca pittore d'anni 37; Nunzia Liboria v.a in Catillis d'anni 62; Maria Giuseppa sorella in Catillis d'anni 15; Filippo fratello scolare d'anni 10; Carmina sorella maritata con Giuseppe Marchetti e separata dal medesimo di anni 28; Fedele nipote di anni 5; Lionarda d'Ecclesiis madre vedova d'anni 57 possiede una casa alla strada detta di Santulli".
A ben leggere, si tratta di un nucleo familiare ben nutrito, sei bocche da sfamare, poggiato tutto e solo sull'attività pittorica dell'artista. Mosca, che, come abbiamo avuto modo di evidenziare innanzi, pare essersi formato artisticamente alla scuola di Francesco Santulli, nel 1743, a soli ventisei anni, la famiglia ducale gli commissionò due tele di grandi dimensioni per la chiesa del Purgatorio: l'Ultima Cena ed il Padreterno. L'Ultima Cena è firmata e datata dal Mosca in basso a destra.
Mentre la seconda, sempre secondo la De Simone, "è attribuibile al pittore gravinese in virtù dell'unità stilistica che caratterizza i due dipinti". Opere minori, se così possono essere definire, sono una Sacra Famiglia, datato metà del XVIII secolo, conservato presso la chiesa di santa Sofia. Una tela raffigurante il Santo Patrono di Gravina, San Michele, è depositata presso il Muso d'Arte sacra della nostra città.
Notizie più dettagliate e descrittive dell'opera pittorica raffigurante il Santo Patrono, riguardano la sua raffigurazione e la interpretazione artistica data dall'autore. "La grande tela riproduce S. Michele nell'atto di schiacciare Satana con il piede destro. E' un'opera, secondo i critici d'arte che ha tratto ispirazione dalla scultura lignea seicentesca ubicata in una nicchia della sagrestia della cattedrale. E' di buona fattura, ricca di particolari ed elementi decorativi: forcone a tre denti, pietre preziose in più parti dell'abbigliamento del Santo e sulle ali del diavolo, tracce di fiamme ardenti e angioletti sparsi tra le nuvole".
Se, invece, sempre su questa tela si fa riferimento ad alcuni documenti conservati presso l'Archivio Diocesano di Gravina, si cavano altre notizie interessanti riguardanti quest'opera. "La tela fu commissionata nel 1775 dalla Confraternita di Santa Croce al vescovo pro tempore, mons. Nicola Cicirelli per il nuovo altare della chiesa del Soccorpo della Cattedrale di Gravina, dedicato a S. Michele, S. Raffaele e all'Angelo Custode".