Passeggiando con la storia
Era di maggio. Il 29, di lunedì, 1724
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 30 maggio 2024
Siamo al secondo appuntamento centenario preannunciato nella prima puntata di quest'anno della rubrica. Prima, però, di inoltrarci nel cuore dell'argomento, una buona e saggia provocazione, sotto forma di quesiti Quanti sanno che Gravina ha dato i natali ad un Papa e quanto la città va orgogliosa per questo onore? Le domande non sono banalmente retoriche, se si pensa che nell'Urbe, in molte città italiane e straniere e, soprattutto, a Benevento, le statue, i busti, le incisioni marmoree, le effigi pittoriche non si contano per quantità e la nostra città, a parte le celebrazioni per il II centenario della elevazione al pontificato, settembre 1924, ha dovuto far passare molti anni per rivalutarlo, valorizzarlo. E' stato sul finire degli anni sessanta coll'intitolargli la scuola media, ubicata nell'ex palazzo GIL; o, peggio ancora, agli inizi della Repubblica nel cambiare la denominazione, da piazza Benedetto XIII in piazza della Repubblica, e trasferire il toponimo nell'attuale piazza antistante la Basilica Cattedrale.
Successivamente, e solo dopo la sciagurata vicenda del trasferimento della Diocesi, si dette vita ad un nuovo interessamento. Fu fatta realizzare una statua in bronzo, che oggi è situata nell'omonima piazza, a ridosso del massimo tempio cittadino e, ancora, dopo, avviare le procedure per il Processo di Beatificazione e Canonizzazione, tutt'ora in corso. Ma questa è un' altra storia. Oggi, vogliamo ricordare il grande giorno in cui la città visse il suo momento di gloria e di orgoglio: il 29 maggio del 1724. Da allora sono passati ben 300 anni e vogliamo tuffarci in quel clima, descrivendo alcuni momenti salienti che portarono il frate domenicano, Frà Vincenzo Maria Orsini, Cardinale e Arcivescovo di Benevento al Soglio Pontificio.
Nei 6 conclavi ai quali partecipò, compreso quello che lo vide eletto papa, si può ben dire che egli, ha condiviso un record di presenze con Papa Leone XI, che prima di lui partecipò a sei conclavi. In queste assise militò nel partito dei cardinali detti "zelanti", che si proponevano di scegliere il candidato più degno senza considerazione di interessi politici: così nel conclave del 1676, nel quale egli votò per il vincitore Benedetto Odescalchi, Innocenzo XI; nel 1689, contribuendo a eleggere Pietro Ottoboni, Alessandro VIII; nel 1691, per l'elezione di Antonio Pignatelli, Innocenzo XII, che ricambiò l'appoggio dell'Orsini creandolo abate commendatario di S. Maria di Corazzo e di S. Salvatore a Benevento.
Durante il conclave del 1700, nelle cui trattative iniziali venne proposto anche il suo nome, votò con il gruppo degli zelanti per Giovan Francesco Albani, Clemente XI: da questo l'Orsini ottenne, nel concistoro dei 3 genn. 1701, di essere trasferito dal titolo presbiteriale di S. Sisto a quello episcopale di Frascati; nel 1721 partecipò della sconfitta degli "zelanti" che non riuscirono a far prevalere il loro candidato, il cardinale Spada, contro Michelangelo Conti, Innocenzo XIII, candidato delle potenze.
Quando l'Orsini, ormai settantacinquenne, si recò nel marzo del 1724 a Roma per il conclave successivo alla morte di Innocenzo XIII, nulla lasciava prevedere che egli fosse per uscirne vincitore: già nei precedenti conclavi la sua scarsa esperienza dell'attività politica della Curia, la sua estraneità alle complicate vicende diplomatiche nelle quali la S. Sede era coinvolta da alcuni decenni, la mancanza di legami con il partito borbonico del Sacro Collegio o con il suo opposto asburgico, oltre al tenace pregiudizio contro l'elezione di un papa proveniente dagli Ordini regolari, avevano sempre impedito che la candidatura dell'Orsini acquistasse consistenza.
Questa volta però questi medesimi motivi finirono per determinare il suo successo. Il conclave si condusse infatti dal 20 marzo sino alla fine di maggio in un'alternativa incessante di proposte e controproposte che sembrarono creare una situazione senza uscita; tramontate per l'opposizione dei partiti delle potenze le candidature dei cardinali Imperiali e Paolucci, avanzate dagli "zelanti", tra i quali lo stesso Orsini; respinta quella dell'Olivieri, troppo esplicitamente proposto dalla corte francese, e poi quella del Piazza, candidato di Vienna, la stanchezza dei conclavisti, dopo più di due mesi di inutili trattative, finì per rendere accetto il candidato che più di ogni altro offriva garanzie di neutralità proprio per la sua inesperienza politica. Così l'Orsini, sul quale per la prima volta concorsero uniti i voti dei cardinali borbonici e di quelli asburgici, fu eletto, nel Palazzo Apostolico, il 29 maggio 1724 e assunse il nome di Benedetto XIII.
Fu incoronato il 4 giugno dal cardinale Benedetto Pamphilj, pronipote di papa Innocenzo X (che aveva incoronato anche il predecessore Innocenzo XIII) . Scelse il nome pontificale di Benedetto XIII in onore di Benedetto XI (domenicano come lui). Fu il quarto e ultimo papa appartenente all'Ordine domenicano (gli altri furono Innocenzo V, Benedetto XI e Pio V) e l'ultimo pontefice (fino a tutto il XX secolo) nato nell'Italia meridionale.
A questo punto è bene riprendere dal suo diario le ore concitate che visse prima di essere eletto alla Suprema Carica. " A dì 29 maggio 1724. Fin dal giorno precedente ci si intorbidò fortemente lo spirito nell'udire, cosa lontanissima del nostro pensiero, l'essersi uniti i nostri eminentissimi fratelli a danno nostro nel volerci eleggere supremo vicario di Gesù Cristo. Per l'orrore che siffatto annunzio ci cagionò a motivo della nostra insufficienza, supplicammo vigoroasamente quei saggi elettori a porre l'occhio in più degno soggetto ed a lasciarci menare il resto dei nostri giorni in santa pace nella dilettissima Chiesa di Benevento".
Ma, continua l'Orsini nel suo diario: "Niente badando i Sigg.ri Cardinali alle nostre istanze e al nostro pianto, ci portarono o più esattamente ci trascinarono alla Cappella Sistina, dove dispose l'imperscrutabile Provvidenza che tutte le schede dei 53 voti cadessero sopra il mio debole capo".
Da cronista, mi sia consentito fare una chiusa, affermando con certezza che se l'Orsini avesse avuto modo di sfuggire dal conclave, da quella che sarebbe stata, per lui, una gravissima incombenza, da quella inaspettata prospettiva, lo avrebbe fatto ben volentieri. Tra l'altro, quando fu nominato cardinale, era in quel di Bologna, presso il convento dei suoi confratelli. Appena ebbe la notizia della nomina cardinalizia, si andò a nascondere, a rifugiare in un pagliaio in quello di Ronzano, nei pressi della città capoluogo dell'Emilia Romagna. Gli storici e i biografi scrivono che sia per l'accettazione della porpora cardinalizia che per la tiara, dovettero intervenire i Maestri Generali dell'Ordine per indurlo ad accettare in nome di santa obbedienza.
Successivamente, e solo dopo la sciagurata vicenda del trasferimento della Diocesi, si dette vita ad un nuovo interessamento. Fu fatta realizzare una statua in bronzo, che oggi è situata nell'omonima piazza, a ridosso del massimo tempio cittadino e, ancora, dopo, avviare le procedure per il Processo di Beatificazione e Canonizzazione, tutt'ora in corso. Ma questa è un' altra storia. Oggi, vogliamo ricordare il grande giorno in cui la città visse il suo momento di gloria e di orgoglio: il 29 maggio del 1724. Da allora sono passati ben 300 anni e vogliamo tuffarci in quel clima, descrivendo alcuni momenti salienti che portarono il frate domenicano, Frà Vincenzo Maria Orsini, Cardinale e Arcivescovo di Benevento al Soglio Pontificio.
Nei 6 conclavi ai quali partecipò, compreso quello che lo vide eletto papa, si può ben dire che egli, ha condiviso un record di presenze con Papa Leone XI, che prima di lui partecipò a sei conclavi. In queste assise militò nel partito dei cardinali detti "zelanti", che si proponevano di scegliere il candidato più degno senza considerazione di interessi politici: così nel conclave del 1676, nel quale egli votò per il vincitore Benedetto Odescalchi, Innocenzo XI; nel 1689, contribuendo a eleggere Pietro Ottoboni, Alessandro VIII; nel 1691, per l'elezione di Antonio Pignatelli, Innocenzo XII, che ricambiò l'appoggio dell'Orsini creandolo abate commendatario di S. Maria di Corazzo e di S. Salvatore a Benevento.
Durante il conclave del 1700, nelle cui trattative iniziali venne proposto anche il suo nome, votò con il gruppo degli zelanti per Giovan Francesco Albani, Clemente XI: da questo l'Orsini ottenne, nel concistoro dei 3 genn. 1701, di essere trasferito dal titolo presbiteriale di S. Sisto a quello episcopale di Frascati; nel 1721 partecipò della sconfitta degli "zelanti" che non riuscirono a far prevalere il loro candidato, il cardinale Spada, contro Michelangelo Conti, Innocenzo XIII, candidato delle potenze.
Quando l'Orsini, ormai settantacinquenne, si recò nel marzo del 1724 a Roma per il conclave successivo alla morte di Innocenzo XIII, nulla lasciava prevedere che egli fosse per uscirne vincitore: già nei precedenti conclavi la sua scarsa esperienza dell'attività politica della Curia, la sua estraneità alle complicate vicende diplomatiche nelle quali la S. Sede era coinvolta da alcuni decenni, la mancanza di legami con il partito borbonico del Sacro Collegio o con il suo opposto asburgico, oltre al tenace pregiudizio contro l'elezione di un papa proveniente dagli Ordini regolari, avevano sempre impedito che la candidatura dell'Orsini acquistasse consistenza.
Questa volta però questi medesimi motivi finirono per determinare il suo successo. Il conclave si condusse infatti dal 20 marzo sino alla fine di maggio in un'alternativa incessante di proposte e controproposte che sembrarono creare una situazione senza uscita; tramontate per l'opposizione dei partiti delle potenze le candidature dei cardinali Imperiali e Paolucci, avanzate dagli "zelanti", tra i quali lo stesso Orsini; respinta quella dell'Olivieri, troppo esplicitamente proposto dalla corte francese, e poi quella del Piazza, candidato di Vienna, la stanchezza dei conclavisti, dopo più di due mesi di inutili trattative, finì per rendere accetto il candidato che più di ogni altro offriva garanzie di neutralità proprio per la sua inesperienza politica. Così l'Orsini, sul quale per la prima volta concorsero uniti i voti dei cardinali borbonici e di quelli asburgici, fu eletto, nel Palazzo Apostolico, il 29 maggio 1724 e assunse il nome di Benedetto XIII.
Fu incoronato il 4 giugno dal cardinale Benedetto Pamphilj, pronipote di papa Innocenzo X (che aveva incoronato anche il predecessore Innocenzo XIII) . Scelse il nome pontificale di Benedetto XIII in onore di Benedetto XI (domenicano come lui). Fu il quarto e ultimo papa appartenente all'Ordine domenicano (gli altri furono Innocenzo V, Benedetto XI e Pio V) e l'ultimo pontefice (fino a tutto il XX secolo) nato nell'Italia meridionale.
A questo punto è bene riprendere dal suo diario le ore concitate che visse prima di essere eletto alla Suprema Carica. " A dì 29 maggio 1724. Fin dal giorno precedente ci si intorbidò fortemente lo spirito nell'udire, cosa lontanissima del nostro pensiero, l'essersi uniti i nostri eminentissimi fratelli a danno nostro nel volerci eleggere supremo vicario di Gesù Cristo. Per l'orrore che siffatto annunzio ci cagionò a motivo della nostra insufficienza, supplicammo vigoroasamente quei saggi elettori a porre l'occhio in più degno soggetto ed a lasciarci menare il resto dei nostri giorni in santa pace nella dilettissima Chiesa di Benevento".
Ma, continua l'Orsini nel suo diario: "Niente badando i Sigg.ri Cardinali alle nostre istanze e al nostro pianto, ci portarono o più esattamente ci trascinarono alla Cappella Sistina, dove dispose l'imperscrutabile Provvidenza che tutte le schede dei 53 voti cadessero sopra il mio debole capo".
Da cronista, mi sia consentito fare una chiusa, affermando con certezza che se l'Orsini avesse avuto modo di sfuggire dal conclave, da quella che sarebbe stata, per lui, una gravissima incombenza, da quella inaspettata prospettiva, lo avrebbe fatto ben volentieri. Tra l'altro, quando fu nominato cardinale, era in quel di Bologna, presso il convento dei suoi confratelli. Appena ebbe la notizia della nomina cardinalizia, si andò a nascondere, a rifugiare in un pagliaio in quello di Ronzano, nei pressi della città capoluogo dell'Emilia Romagna. Gli storici e i biografi scrivono che sia per l'accettazione della porpora cardinalizia che per la tiara, dovettero intervenire i Maestri Generali dell'Ordine per indurlo ad accettare in nome di santa obbedienza.