Passeggiando con la storia
Eugenio Raffaele Domenico Fortunato Scacchi, figlio di Arcangelo,Docente di Mineralogia
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 29 dicembre 2022
Gran parte delle notizie biografiche relative a questo personaggio, legato alla storia della nostra città, e perciò pur sempre gravinese sono state estrapolate da: La Società Napoletana di Storia Patria e la Costruzione della Nazione di Antonella Venezia, Quaderno 6 dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Scuola delle Scienze Umane e sociali. Eugenio nasce a Napoli l'8 ottobre del 1854, quinto di nove figli, da Arcangelo, primo mineralogista italiano di fama internazionale e rettore dell'ateneo napoletano per ben due mandati (1865-1867; 1875-1877), e da Giovanna Cassola, figlia dello scienziato Filippo.
Per volontà del padre viene avviato alla carriera accademica. Arcangelo, infatti, cura la preparazione del figlio, conducendolo spesso con sé in escursioni, e lo fa conoscere nel mondo accademico e politico, coinvolgendolo negli impegni ufficiali. Il 22 settembre 1876 si laurea in ingegneria civile presso la "R. Scuola d'applicazione per gl'ingegneri" di Napoli. Nel 1880, per interessamento del genitore, è nominato coadiutore del Museo Mineralogico dell'Università di Napoli, carica che manterrà sino al 1891. Di questa nomina si interessa De Sanctis, allora ministro della Pubblica istruzione.
Dal novembre del 1881 al luglio del 1882 Eugenio risiede a Berlino, dove segue un corso di perfezionamento, non trascurando le esercitazioni pratiche, presso il prof. Karl Friedrich Rammelsberg, nella Scuola superiore tecnica berlinese. Dal 1 novembre 1881 sino al 7 agosto 1882 viaggerà, infatti, per tutta l'Europa centrale: Berlino, Stassfurt, Magdeburgo, Dresda, Praga, Vienna, Gör litz, Copenaghen, Potsdam, Bonn, Colonia, Coblenza, Magonza, Francoforte, Heidelberg, Lucerna.
Al suo rientro a Napoli, sostituisce il padre sia nel corso universitario di mineralogia per gli studenti di farmacia (1882/1883 – 1890/1891) sia nell'insegnamento della medesima materia presso la R. Scuola Superiore di Agricoltura di Portici (1883/1884 – 1884/1885). Figlio d'arte, riceve le lodi del direttore reggente Paride Palmeri per lo zelo, l'assiduità e la competenza, come testimoniano gli ottimi risultati d'esame degli allievi. Libero docente di mineralogia dal 1885 al 1890, alla fine di quest'anno (d.m. 18/11/1890) è nominato per concorso professore straordinario presso l'Università di Genova, da cui si trasferisce nel 1891, dopo il ritiro di Arcangelo dall'insegnamento, nell'ateneo napoletano, che gli affida anche la direzione del Museo mineralogico, ricoprendo questo doppio ruolo fino alla morte. L'11 ottobre 1893 perde l'amatissimo padre, al quale, sebbene personalità "ingombrante", deve tuttavia la sua carriera.
Finalmente, con decreto reale del 1° dicembre 1895, Eugenio diventa ordinario. Sarà preside della facoltà negli a.a. 1899-1900 e 1919-1920695. Socio dei più importanti sodalizi e istituti scientifici, il 4 marzo 1906 è eletto dall'Accademia Pontaniana socio residente della classe di scienze naturali, in sostituzione del defunto Federico Delpino. Studioso di fama, profonde lo stesso impegno, speso nello studio dei minerali, nell'incremento della sua collezione di monete, continuando a viaggiare per tutta Italia ed Europa, ora da solo, ora in compagnia della moglie Ersilia Ciollaro. Ma anche di questa passione è debitore verso il padre. Negli ultimi anni di vita, infatti, Arcangelo, quasi impossibilitato a camminare, parlare e scrivere, ha come unico svago collezionare monete, che il figlio pazientemente acquista per lui. Da questo si evince chiaramente che ebbe e coltivò la passione per la numismatica, relativamente, però, alle sole emissioni di monete e di medaglie dell'Italia meridionale. Infatti, egli pubblicò un solo lavoro (Sulle iniziali dei maestri di zecca nelle monete di Sicilia a partire da Carlo V, in Bollettino del Circolo numismatico napoletano, 1921, n. 3, pp. 3-10), ma operò in modo tale da diventare uno dei massimi riferimenti sulla materia.
La sua collezione, comprendente 2859 esemplari (di cui 263 d'oro e 1700 d'argento), raggruppa in maniera sistematica tutte le emissioni del periodo che va dal VII secolo d.C. al 1861. Lasciata per testamento al Circolo numismatico napoletano, di cui Scacchi fu uno dei soci fondatori nel 1921, insieme a Pasquale Calderoni Martini, con il quale instaurò un solido rapporto di amicizia. Non solo perché questi divenne, anche, Presidente del Circolo, ma determinati dalla loro comune appartenenza di legami con la nostra città Alla città paterna donò alcune monete presenti all'interno della collezione numismatica della Fondazione Santomasi. Eugenio Scacchi muore a Napoli l'8 febbraio 19297. Nel testamento chiede di essere seppellito accanto alla moglie, nel «monumentino» di sua proprietà nella R. Arciconfraternita del Terziario ordine in Donnalbina, forse prevedendo che non riceverà gli stessi onori riservati al genitore.
Per volontà del padre viene avviato alla carriera accademica. Arcangelo, infatti, cura la preparazione del figlio, conducendolo spesso con sé in escursioni, e lo fa conoscere nel mondo accademico e politico, coinvolgendolo negli impegni ufficiali. Il 22 settembre 1876 si laurea in ingegneria civile presso la "R. Scuola d'applicazione per gl'ingegneri" di Napoli. Nel 1880, per interessamento del genitore, è nominato coadiutore del Museo Mineralogico dell'Università di Napoli, carica che manterrà sino al 1891. Di questa nomina si interessa De Sanctis, allora ministro della Pubblica istruzione.
Dal novembre del 1881 al luglio del 1882 Eugenio risiede a Berlino, dove segue un corso di perfezionamento, non trascurando le esercitazioni pratiche, presso il prof. Karl Friedrich Rammelsberg, nella Scuola superiore tecnica berlinese. Dal 1 novembre 1881 sino al 7 agosto 1882 viaggerà, infatti, per tutta l'Europa centrale: Berlino, Stassfurt, Magdeburgo, Dresda, Praga, Vienna, Gör litz, Copenaghen, Potsdam, Bonn, Colonia, Coblenza, Magonza, Francoforte, Heidelberg, Lucerna.
Al suo rientro a Napoli, sostituisce il padre sia nel corso universitario di mineralogia per gli studenti di farmacia (1882/1883 – 1890/1891) sia nell'insegnamento della medesima materia presso la R. Scuola Superiore di Agricoltura di Portici (1883/1884 – 1884/1885). Figlio d'arte, riceve le lodi del direttore reggente Paride Palmeri per lo zelo, l'assiduità e la competenza, come testimoniano gli ottimi risultati d'esame degli allievi. Libero docente di mineralogia dal 1885 al 1890, alla fine di quest'anno (d.m. 18/11/1890) è nominato per concorso professore straordinario presso l'Università di Genova, da cui si trasferisce nel 1891, dopo il ritiro di Arcangelo dall'insegnamento, nell'ateneo napoletano, che gli affida anche la direzione del Museo mineralogico, ricoprendo questo doppio ruolo fino alla morte. L'11 ottobre 1893 perde l'amatissimo padre, al quale, sebbene personalità "ingombrante", deve tuttavia la sua carriera.
Finalmente, con decreto reale del 1° dicembre 1895, Eugenio diventa ordinario. Sarà preside della facoltà negli a.a. 1899-1900 e 1919-1920695. Socio dei più importanti sodalizi e istituti scientifici, il 4 marzo 1906 è eletto dall'Accademia Pontaniana socio residente della classe di scienze naturali, in sostituzione del defunto Federico Delpino. Studioso di fama, profonde lo stesso impegno, speso nello studio dei minerali, nell'incremento della sua collezione di monete, continuando a viaggiare per tutta Italia ed Europa, ora da solo, ora in compagnia della moglie Ersilia Ciollaro. Ma anche di questa passione è debitore verso il padre. Negli ultimi anni di vita, infatti, Arcangelo, quasi impossibilitato a camminare, parlare e scrivere, ha come unico svago collezionare monete, che il figlio pazientemente acquista per lui. Da questo si evince chiaramente che ebbe e coltivò la passione per la numismatica, relativamente, però, alle sole emissioni di monete e di medaglie dell'Italia meridionale. Infatti, egli pubblicò un solo lavoro (Sulle iniziali dei maestri di zecca nelle monete di Sicilia a partire da Carlo V, in Bollettino del Circolo numismatico napoletano, 1921, n. 3, pp. 3-10), ma operò in modo tale da diventare uno dei massimi riferimenti sulla materia.
La sua collezione, comprendente 2859 esemplari (di cui 263 d'oro e 1700 d'argento), raggruppa in maniera sistematica tutte le emissioni del periodo che va dal VII secolo d.C. al 1861. Lasciata per testamento al Circolo numismatico napoletano, di cui Scacchi fu uno dei soci fondatori nel 1921, insieme a Pasquale Calderoni Martini, con il quale instaurò un solido rapporto di amicizia. Non solo perché questi divenne, anche, Presidente del Circolo, ma determinati dalla loro comune appartenenza di legami con la nostra città Alla città paterna donò alcune monete presenti all'interno della collezione numismatica della Fondazione Santomasi. Eugenio Scacchi muore a Napoli l'8 febbraio 19297. Nel testamento chiede di essere seppellito accanto alla moglie, nel «monumentino» di sua proprietà nella R. Arciconfraternita del Terziario ordine in Donnalbina, forse prevedendo che non riceverà gli stessi onori riservati al genitore.