Passeggiando con la storia
Filippo Lacalamita, Ingegnere comunale di Gravina e Cavaliere di Vittorio Veneto
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 28 aprile 2022
12.00
L'ingegnere Filippo Lacalamita, una persona schiva, riservata. Un professionista quotato. Così lo ricordo io. Una persona, stando al racconto dei suoi famigliari più stretti, che fu indecisa se intraprendere una carriera da avvocato o da ingegnere. Scelse ed optò per quest'ultima. Una persona che è stata al servizio delle pubbliche istituzioni. Un soldato impegnato sui fronti guerra. Sia della prima che della seconda Guerra mondiale. Un tecnico a servizio della sua città. Nacque a Gravina il 5 dicembre 1892 da Michele e Angela Mastrogiacomo. I dati biografici di riferimento e la documentazione relativa all'esercizio della professione, nonchè quella fotografica, mi sono stati messi, gentilmente, a disposizione dal nipote Filippo Rizzi Ariani, a cui va tutta la gratitudine per avermi consentito di mettere in luce i meriti di un professionista che è stato benemerito per la nostra città.
Nell'anno scolastico 1910 -11, licenziato dal Liceo di Altamura, si iscriveva al Regio Politecnico di Torino. Nel 1915, mentre frequentava il quarto anno di Ingegneria, il 1° maggio si arruolò volontario di guerra ed entrò nell'Accademia Militare di Torino, donde uscì il 1° agosto col grado do Sottotenente di Artiglieria. Il 15 novembre dello stesso anno partì per il fronte, dove rimase, senza mai chiedere l'avvicinamento, fino all'epilogo della Grande Guerra, partecipando alla ritirata di Caporetto, a quella del Piave e alla vittoria di Vittorio Veneto.
Gli fu concessa la Croce al Merito di Guerra dal Comandante del 28 Corpo d'armata, in data 22 12 1918, autorizzata dal Ministro della Guerra in data 5 settembre 1922. Sempre per il suo impegno in guerra, il 30 luglio 1970, fu insignito, con Decreto del Presidente della Repubblica, del titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto. Nell'agosto del 1919 ritornò al Politecnico di Torino, dove, nel 1921, concluso il suo corso di studi, conseguendo la Laurea in Ingegneria civile. Nel 1921. 22 rimase a Torino, guadagnandosi la vita come disegnatore in uno studio di un geometra, dedito agli impianti idroelettrici.
Nello scorcio del 1922 fu chiamato dal Ministero delle Terre Liberate ed inviato nel Veneto (Treviso, Belluno. Montebelluno, Conegliano, Vittorio Veneto per la ricostruzione a spese dello Stato per gli immobili distrutti dalla Guerra. Nel 1923 vinse un concorso presso il Ministero delle Finanze ed inviato come Capo Sezione a Riva sul Garda per tutti lavori della Valle di Ledro. Dopo solo qualche anno fu promosso Ingegnere principale e destinato all'Ufficio Tecnico di Finanza di Trento, quale capo della prima sezione accertamento dei danni di guerra agli opifici di tutta la Regione e delle province di Bolzano e Trento e successivamente responsabile dei lavori per la costruzione della caserma al Brennero.
Nel 1928, addolorato e profondamente scosso nel suo morale per la morte di un suo giovane fratello, avvenuta a Milano, lontano dai suoi, decise di ritornare al suo paese natio. Partecipò al concorso per un posto di ingegnere comunale nella nostra città, conseguendo il successo dell'assunzione. Questo incarico fu ricoperto dal 1° ottobre 1928 fino al 31 gennaio 1964, eccettuato il periodo dell'ultimo Conflitto mondiale, quando ritornò a prestare il servizio militare.
L'ingegnere Lacalamita, un uomo che ha attraversato diverse epoche della nostra storia nazionale e cittadina. Prima del Fascismo, durante il Fascismo; durante i primi difficili anni della neonata Repubblica e quelli del successivo boom economico. Per il lungo periodo trascorso all'interno dell'Ufficio Tecnico comunale, in qualità di dirigente, egli ha lasciato il segno e la firma su molte opere pubbliche realizzate. Ha collaborato, fedelmente, con i podestà che si sono succeduti e con tutti i sindaci democraticamente eletti, fino al suo pensionamento.
Sfogliando tra le sue ingiallite e impolverate carte, è facile trovare la sua firma come progettista, come direttore dei lavori per la costruzione, nel 1930, dell'edificio San Giovanni Bosco e l'annessa palestra coperta Giovani Italiani Littorio. Sua, anche la partecipazione per i lavori di costruzione, nel 1937, e sopraelevazione, nel 1950, della Scuola Media Statale Ettore Pomarici Santomasi. Fu incaricato, nel 1937, dal podestà, Dott. Vincenzo Tota, di redigere, in corso d'opera, una ulteriore ed importante variante al progetto di rifacimento del prospetto centrale di quella che doveva essere la nuova sede del Palazzo di Città.
La variante consistette nella sopraelevazione della parte centrale della facciata per l'applicazione di un orologio avente il quadrante del diametro di metri 1.40 (anziché costruire la vera torre dell'orologio); la copertura della gabbia della scala; la nuova e ampia scalinata di accesso al comune, disposta a tenaglia e abbellita dalla presenza dei busti del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena; la sistemazione del piazzale antistante la nuova facciata,dell'ampiezza di circa metri quadri 40x28 con una gradinata lunga quanto il prospetto per il libero accesso da ogni punto, migliorando così l'armonia dell'insieme.
Durante il periodo di massimo fulgore del ventennio fascista, molte furono le opere realizzate in città: dalle due vasche in villa comunale, alla costruzione dell'albergo diurno, del Silos granario, del campo sportivo del Littorio; l'imponente costruzione voluta dalla Società Linificio di Roma, la realizzazione di un palazzo che contenesse le Scuole ginnasiali, in cui trovò posto anche la Camera del Lavoro, attualmente sede della Scuola Media Benedetto XIII. La costruzione del nuovo Ospedale Civile; sul fronte abitativo, tra il 1939 e il 1940, fu realizzato il primo lotto di Case Popolari in via Punzi.
I lavori per la nuova condotta idrica, nel 1927, essendo venuta mente la fonte di Pozzo Pateo, che approvvigionò il centro storico della città. In ognuna di queste opera vi fu la firma del Lacalamita. Per la parte progettistica, per quanto riguardava il rilascio di concessioni, per quanto atteneva alla direzione dei lavori, alla redazione dei vari capitolati d'appalto. Fu tra l'altro, progettista dell'ampliamento della Casa Madre delle Suore del Sacro Costato. Il progetto per la realizzazione della scalinata d'accesso da via Matera alla pineta di via Teano porta la sua firma.
L'ospite odierno del nostro racconto, purtroppo, ha affrontato gli ultimi anni di carriera dovendo combattere con una malattia che lo portò ad un intervento alle corde vocali. Pur nella difficoltà di comunicare, attraverso la parola, non si è lasciò abbattere e profuse il massimo impegno nella sua professione. Il 13 aprile del 1980 lasciò gli affanni di questa terra, per ricongiungersi alla sua consorte, morta precedentemente, circondato dalle due figlie Angela e Marisa.
Per concludere, una nota critica. Dal 1960 al 1964 la città fu amministrata dal ragioniere Antonio Patimo, democristiano. Nel corso di questi quattro anni, molte furono le opere pubbliche realizzate: dall'edificio scolastico di via Punzi e corso Aldo Moro; dalla Pretura al mercato ortofrutticolo di via Genova, alla scuola Media Nunzio Incannamorte. Tutto documentato attraverso una pubblicazione di resoconto amministrativo: A Gravina in Puglia così ha amministrato la Democrazia Cristiana. Bene , in questo dossier nessun riferimento all'ingegnere Lacalamita che, probabilmente, fu l'artefice di un certo sviluppo di città, attraverso la progettazione o la direzione dei lavori che furono portati a compimento in questo quadriennio. Non ci ha pensato chi avrebbe dovuto? Ci abbiamo pensato noi, con questo semplice e, forse, non esaustivo ricordo.
Nell'anno scolastico 1910 -11, licenziato dal Liceo di Altamura, si iscriveva al Regio Politecnico di Torino. Nel 1915, mentre frequentava il quarto anno di Ingegneria, il 1° maggio si arruolò volontario di guerra ed entrò nell'Accademia Militare di Torino, donde uscì il 1° agosto col grado do Sottotenente di Artiglieria. Il 15 novembre dello stesso anno partì per il fronte, dove rimase, senza mai chiedere l'avvicinamento, fino all'epilogo della Grande Guerra, partecipando alla ritirata di Caporetto, a quella del Piave e alla vittoria di Vittorio Veneto.
Gli fu concessa la Croce al Merito di Guerra dal Comandante del 28 Corpo d'armata, in data 22 12 1918, autorizzata dal Ministro della Guerra in data 5 settembre 1922. Sempre per il suo impegno in guerra, il 30 luglio 1970, fu insignito, con Decreto del Presidente della Repubblica, del titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto. Nell'agosto del 1919 ritornò al Politecnico di Torino, dove, nel 1921, concluso il suo corso di studi, conseguendo la Laurea in Ingegneria civile. Nel 1921. 22 rimase a Torino, guadagnandosi la vita come disegnatore in uno studio di un geometra, dedito agli impianti idroelettrici.
Nello scorcio del 1922 fu chiamato dal Ministero delle Terre Liberate ed inviato nel Veneto (Treviso, Belluno. Montebelluno, Conegliano, Vittorio Veneto per la ricostruzione a spese dello Stato per gli immobili distrutti dalla Guerra. Nel 1923 vinse un concorso presso il Ministero delle Finanze ed inviato come Capo Sezione a Riva sul Garda per tutti lavori della Valle di Ledro. Dopo solo qualche anno fu promosso Ingegnere principale e destinato all'Ufficio Tecnico di Finanza di Trento, quale capo della prima sezione accertamento dei danni di guerra agli opifici di tutta la Regione e delle province di Bolzano e Trento e successivamente responsabile dei lavori per la costruzione della caserma al Brennero.
Nel 1928, addolorato e profondamente scosso nel suo morale per la morte di un suo giovane fratello, avvenuta a Milano, lontano dai suoi, decise di ritornare al suo paese natio. Partecipò al concorso per un posto di ingegnere comunale nella nostra città, conseguendo il successo dell'assunzione. Questo incarico fu ricoperto dal 1° ottobre 1928 fino al 31 gennaio 1964, eccettuato il periodo dell'ultimo Conflitto mondiale, quando ritornò a prestare il servizio militare.
L'ingegnere Lacalamita, un uomo che ha attraversato diverse epoche della nostra storia nazionale e cittadina. Prima del Fascismo, durante il Fascismo; durante i primi difficili anni della neonata Repubblica e quelli del successivo boom economico. Per il lungo periodo trascorso all'interno dell'Ufficio Tecnico comunale, in qualità di dirigente, egli ha lasciato il segno e la firma su molte opere pubbliche realizzate. Ha collaborato, fedelmente, con i podestà che si sono succeduti e con tutti i sindaci democraticamente eletti, fino al suo pensionamento.
Sfogliando tra le sue ingiallite e impolverate carte, è facile trovare la sua firma come progettista, come direttore dei lavori per la costruzione, nel 1930, dell'edificio San Giovanni Bosco e l'annessa palestra coperta Giovani Italiani Littorio. Sua, anche la partecipazione per i lavori di costruzione, nel 1937, e sopraelevazione, nel 1950, della Scuola Media Statale Ettore Pomarici Santomasi. Fu incaricato, nel 1937, dal podestà, Dott. Vincenzo Tota, di redigere, in corso d'opera, una ulteriore ed importante variante al progetto di rifacimento del prospetto centrale di quella che doveva essere la nuova sede del Palazzo di Città.
La variante consistette nella sopraelevazione della parte centrale della facciata per l'applicazione di un orologio avente il quadrante del diametro di metri 1.40 (anziché costruire la vera torre dell'orologio); la copertura della gabbia della scala; la nuova e ampia scalinata di accesso al comune, disposta a tenaglia e abbellita dalla presenza dei busti del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena; la sistemazione del piazzale antistante la nuova facciata,dell'ampiezza di circa metri quadri 40x28 con una gradinata lunga quanto il prospetto per il libero accesso da ogni punto, migliorando così l'armonia dell'insieme.
Durante il periodo di massimo fulgore del ventennio fascista, molte furono le opere realizzate in città: dalle due vasche in villa comunale, alla costruzione dell'albergo diurno, del Silos granario, del campo sportivo del Littorio; l'imponente costruzione voluta dalla Società Linificio di Roma, la realizzazione di un palazzo che contenesse le Scuole ginnasiali, in cui trovò posto anche la Camera del Lavoro, attualmente sede della Scuola Media Benedetto XIII. La costruzione del nuovo Ospedale Civile; sul fronte abitativo, tra il 1939 e il 1940, fu realizzato il primo lotto di Case Popolari in via Punzi.
I lavori per la nuova condotta idrica, nel 1927, essendo venuta mente la fonte di Pozzo Pateo, che approvvigionò il centro storico della città. In ognuna di queste opera vi fu la firma del Lacalamita. Per la parte progettistica, per quanto riguardava il rilascio di concessioni, per quanto atteneva alla direzione dei lavori, alla redazione dei vari capitolati d'appalto. Fu tra l'altro, progettista dell'ampliamento della Casa Madre delle Suore del Sacro Costato. Il progetto per la realizzazione della scalinata d'accesso da via Matera alla pineta di via Teano porta la sua firma.
L'ospite odierno del nostro racconto, purtroppo, ha affrontato gli ultimi anni di carriera dovendo combattere con una malattia che lo portò ad un intervento alle corde vocali. Pur nella difficoltà di comunicare, attraverso la parola, non si è lasciò abbattere e profuse il massimo impegno nella sua professione. Il 13 aprile del 1980 lasciò gli affanni di questa terra, per ricongiungersi alla sua consorte, morta precedentemente, circondato dalle due figlie Angela e Marisa.
Per concludere, una nota critica. Dal 1960 al 1964 la città fu amministrata dal ragioniere Antonio Patimo, democristiano. Nel corso di questi quattro anni, molte furono le opere pubbliche realizzate: dall'edificio scolastico di via Punzi e corso Aldo Moro; dalla Pretura al mercato ortofrutticolo di via Genova, alla scuola Media Nunzio Incannamorte. Tutto documentato attraverso una pubblicazione di resoconto amministrativo: A Gravina in Puglia così ha amministrato la Democrazia Cristiana. Bene , in questo dossier nessun riferimento all'ingegnere Lacalamita che, probabilmente, fu l'artefice di un certo sviluppo di città, attraverso la progettazione o la direzione dei lavori che furono portati a compimento in questo quadriennio. Non ci ha pensato chi avrebbe dovuto? Ci abbiamo pensato noi, con questo semplice e, forse, non esaustivo ricordo.