Passeggiando con la storia
Fra' Angelo Maria Marculli Agostiniano, Vescovo di Civita Ducale e Bitetto
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 14 gennaio 2021
Angelo Maria Marculli, nato a Gravina il 1696, scelse la vita religiosa studiando nel convento dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino in città, dove si conserva una incisione marmorea per affidarlo alla memoria dei posteri. Fu uomo di studio di scienze sacre e teologia, conseguendo il titolo di Dottore in Teologia e di primo Lettore che esercitò, per un periodo di sette anni, presso gli studentati del suo stesso ordine a Treviso, Brescia, Napoli, a Firenze, a Padova e, infine, a Bologna dove fu esaminatore sinodale e teologo del cardinale Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV. Uomo modello di pietà fu, da questo pontefice, in premio delle sue fatiche, eletto Vescovo di Civita Ducale il 25 maggio 1742 nel qual luogo non conferendogli l'aria, vi restò fino al 10 maggio 1745 quando fu trasferito alla Sede episcopale di Bitetto, alla guida della quale restò per circa 35 anni, fino al 7 ottobre 1770, giorno in cui cessò di vivere.
Ebbe egli dalla Sacra Congregazione de' Riti l'incarico di portarsi a Montescaglioso, Diocesi di Matera, insieme con quell'arcivescovo e il vescovo di Montepeloso, (l'attuale Irsina), a svolgere la missione per verificare la veridicità dei miracoli compiuti dal venerabile padre fra Giuseppe da Copertino, minore conventuale di San Francesco. E' certo che il referto della missione contribuì favorevolmente, tanto da poter godere, dopo l'incombenza, l'elevazione del francescano pugliese agli onori degli altari. Da vescovo bitettese, resosi conto della devozione che sia il clero che il popolo nutriva per il loro beato Giacomo, si fece promotore, rivolgendo supplica alla Sacra Congregazione, per la concessione dell'ufficio e della messa propri del beato.
Naturalmente fu prodigo di beneficenze verso la comunità custode delle spoglie del Beato. Perciò non mancarono lavori e opere di ampliamento e ammodernamento del convento, della sagrestia, della stessa chiesa. Fece rifare la cassa contenente i sacri resti del Beato, abbellendola con padiglioni di broccato sostenuto da molti angeli per ovviare all'inconveniente di passare da dietro all'altare per venerarlo.
Del suo rapporto con Benedetto XIV abbiamo già avuto modo di accennare. Nel 1754, portatosi a Roma per un periodo di riposo, incontrò il pontefice dal quale ricevette il titolo d'onore di prelato domestico e di assistente al Soglio pontificio. Fu in questa stessa occasione che, resasi vacante la sede vescovile della Chiesa di Molfetta, gli fu offerto quel vescovado. Egli rinunciò e se ne tornò alla sua sede di Bitetto, dove profuse impegno pastorale instancabile.
Nella Cattedrale di Bitetto, a sue spese, per un totale di mille e duecento ducati, fece rifare l'altare maggiore, in marmi policromi intarsiati, in onore di San Michele Arcangelo, protettore della piccola cittadina, dal marmista Crescenzo Trinchese di Napoli, che fu consacrato il 14 giugno 1760. A ricordo del suo episcopato il Capitolo di quella città lo ricordò con una epigrafe marmorea apposta in un pilastro nei pressi della cupola.
Dopo lunga malattia, che lo portò anche fuori dalla sua residenza episcopale, tanto che le cronache dell'epoca lo dicono ricoverato nella sua città natale, egli rese l'anima a Dio a Bitetto, alle due di notte del 6 ottobre del 1770, all'età di circa 75. Dopo le esequie solenni, fu inumato nella medesima cattedrale sul cui avello è ricordato con una breve epigrafe biografica.
Le notizie su mons. Marculli sono tratte dal libro di Rosa Antonacci De Marco (con la collaborazione di Fedele De Marco), Bitetto. La cattedra episcopale. Il clero. (Tra storia e cronaca) - Studio critico sulla Cronologia dei vescovi bitettesi di Riccardo Iacovielli, Bitetto, 2000. Lo stemmo episcopale di Marculli: nel campo troncato al capo da tre rose dei venti e in punta una rosa dei venti.
Ebbe egli dalla Sacra Congregazione de' Riti l'incarico di portarsi a Montescaglioso, Diocesi di Matera, insieme con quell'arcivescovo e il vescovo di Montepeloso, (l'attuale Irsina), a svolgere la missione per verificare la veridicità dei miracoli compiuti dal venerabile padre fra Giuseppe da Copertino, minore conventuale di San Francesco. E' certo che il referto della missione contribuì favorevolmente, tanto da poter godere, dopo l'incombenza, l'elevazione del francescano pugliese agli onori degli altari. Da vescovo bitettese, resosi conto della devozione che sia il clero che il popolo nutriva per il loro beato Giacomo, si fece promotore, rivolgendo supplica alla Sacra Congregazione, per la concessione dell'ufficio e della messa propri del beato.
Naturalmente fu prodigo di beneficenze verso la comunità custode delle spoglie del Beato. Perciò non mancarono lavori e opere di ampliamento e ammodernamento del convento, della sagrestia, della stessa chiesa. Fece rifare la cassa contenente i sacri resti del Beato, abbellendola con padiglioni di broccato sostenuto da molti angeli per ovviare all'inconveniente di passare da dietro all'altare per venerarlo.
Del suo rapporto con Benedetto XIV abbiamo già avuto modo di accennare. Nel 1754, portatosi a Roma per un periodo di riposo, incontrò il pontefice dal quale ricevette il titolo d'onore di prelato domestico e di assistente al Soglio pontificio. Fu in questa stessa occasione che, resasi vacante la sede vescovile della Chiesa di Molfetta, gli fu offerto quel vescovado. Egli rinunciò e se ne tornò alla sua sede di Bitetto, dove profuse impegno pastorale instancabile.
Nella Cattedrale di Bitetto, a sue spese, per un totale di mille e duecento ducati, fece rifare l'altare maggiore, in marmi policromi intarsiati, in onore di San Michele Arcangelo, protettore della piccola cittadina, dal marmista Crescenzo Trinchese di Napoli, che fu consacrato il 14 giugno 1760. A ricordo del suo episcopato il Capitolo di quella città lo ricordò con una epigrafe marmorea apposta in un pilastro nei pressi della cupola.
Dopo lunga malattia, che lo portò anche fuori dalla sua residenza episcopale, tanto che le cronache dell'epoca lo dicono ricoverato nella sua città natale, egli rese l'anima a Dio a Bitetto, alle due di notte del 6 ottobre del 1770, all'età di circa 75. Dopo le esequie solenni, fu inumato nella medesima cattedrale sul cui avello è ricordato con una breve epigrafe biografica.
Le notizie su mons. Marculli sono tratte dal libro di Rosa Antonacci De Marco (con la collaborazione di Fedele De Marco), Bitetto. La cattedra episcopale. Il clero. (Tra storia e cronaca) - Studio critico sulla Cronologia dei vescovi bitettesi di Riccardo Iacovielli, Bitetto, 2000. Lo stemmo episcopale di Marculli: nel campo troncato al capo da tre rose dei venti e in punta una rosa dei venti.