Passeggiando con la storia
Francesco Antonio Santulli, Pittore
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 19 marzo 2020
Di questa gloria gravinese, Carmen Morra nel suo opuscolo: Alla scuola di Angelo Solimena in Gravina: Francesco Santulli, scrive: "Francesco Santulli nasce a Gravina sabato 11 gennaio 1676
dai coniugi Carlo Santulli e Beata Morella e viene battezzato dal prelato don Giacomo Lupo il 16 dello stesso mese. Presenziano al battesimo il rev. Vitantonio Solimene del Palazzo e suor Teresa Lacidonia, monaca di San Matteo, madrina per procura di Pasca Bonaterre di Bisceglie" La Morra ritiene di poter concordare, con la professoressa Nuccia Barbone Pugliese, sulla provenienza e formazione artistica del Santulli. "La presenza in Gravina della bottega di Angelo Solimena e dell'Accademia dei Famelici, voluta dall'allora cardinale Francesco Maria Orsini, possano aver considerevolmente influenzato la crescita culturale del Santulli".
Al 1705 risalgono le prime opere del pittore: La Pentecoste e la Pietà. La prima, conservata nella Cattedrale, la seconda, per un lungo periodo, in quella che un tempo era la pinacoteca vescovile. Il dipinto, attualmente, fa parte della collezione del Museo diocesano d'arte sacra di Gravina. Al secondo decennio del Settecento appartengono la Traditioclavium, datata 1712, destinata alla chiesa di S. Maria della Natività di Ascoli Satriano , ed è l'unica opera del Santulli che si trova fuori Gravina e l'inedito dipinto, segnalato tempo fa da Giuseppe Schinco, con le immagini della Vergine e di S. Anna, collocato dietro il Crocifisso ligneo sull'altare centrale del Soccorpo della cattedrale di Gravina. A questo pittore gravinese sarebbero attribuibili, secondo quanto scritto dal Nardone nelle Notizie storiche sulla città di Gravina, gli stemmi dei vescovi di Gravina dipinti nella sala concistoriale del palazzo vescovile e, purtroppo, andati persi in seguito ai lavori di ristrutturazione promossi agli inizi del secolo scorso dal vescovo Nicola Zimarino.
Il Santulli, non va dimenticato, fu tenuto in grandissima considerazione da mons. Vincenzo Ferrero, vescovo di Gravina, tanto che costui, in visita pastorale presso la chiesa di san Bartolomeo, nel rione Fondovito, avendo notato che sull'unico altare vi era un quadro malandato, espressamente scrisse e ordinò "che si faccia dipingere dal famoso Dipintore Paesano Francesco Santulli". A partire dal 1728 di Francesco Santulli non si hanno più notizie o, per lo meno, scrive la Morra nel citato testo, non si hanno più espliciti riferimenti alla sua persona, anche se una nota del 1744 "per compra di colori per Fatighe al pittore Santulli per dipingere il nuovo coretto in legno , oggi purtroppo, inesistente, prosegue la Morra, poiché distrutto durante i restauri della Cattedrale del 1969.
A questo proposito, Carmen Morra, sulla base dei documenti letti e consultati, avanza una ipotesi subito smontata. "Non sappiamo se il Santulli di cui parla il documento del 1744 sia Francesco o don Carlo, ma abbiamo rilevato che il nostro artista è quasi sempre menzionato negli atti con la qualifica di pittore, mentre il suo omonimo è riportato con il nome, il cognome e il titolo di don, ovvero di prelato minore. E' quindi, da ritenere che la dipintura del coretto sia stata l'ultima commissione, di cui si abbia notizia, affidata a Francesco Antonio Santulli, che probabilmente sarà deceduto qualche anno dopo, forse il 1745 e il 1746. La Morra, così conclude: " Supponiamo, infine, che il corpo sia stato tumulato in una cappella di famiglia. Ma, essendo stato il Santulli per un certo periodo della sua vita Amministratore della Confraternita di S. Croce, sarebbe plausibile ritenere che sia stato sepolto nel Soccorpo, che per alcuni secoli è stato il cimitero di vescovi, confratelli e personaggi di un certo rilievo; ma non vi sono informazioni di una sua ipotizzabile sepoltura in questa chiesa".
dai coniugi Carlo Santulli e Beata Morella e viene battezzato dal prelato don Giacomo Lupo il 16 dello stesso mese. Presenziano al battesimo il rev. Vitantonio Solimene del Palazzo e suor Teresa Lacidonia, monaca di San Matteo, madrina per procura di Pasca Bonaterre di Bisceglie" La Morra ritiene di poter concordare, con la professoressa Nuccia Barbone Pugliese, sulla provenienza e formazione artistica del Santulli. "La presenza in Gravina della bottega di Angelo Solimena e dell'Accademia dei Famelici, voluta dall'allora cardinale Francesco Maria Orsini, possano aver considerevolmente influenzato la crescita culturale del Santulli".
Al 1705 risalgono le prime opere del pittore: La Pentecoste e la Pietà. La prima, conservata nella Cattedrale, la seconda, per un lungo periodo, in quella che un tempo era la pinacoteca vescovile. Il dipinto, attualmente, fa parte della collezione del Museo diocesano d'arte sacra di Gravina. Al secondo decennio del Settecento appartengono la Traditioclavium, datata 1712, destinata alla chiesa di S. Maria della Natività di Ascoli Satriano , ed è l'unica opera del Santulli che si trova fuori Gravina e l'inedito dipinto, segnalato tempo fa da Giuseppe Schinco, con le immagini della Vergine e di S. Anna, collocato dietro il Crocifisso ligneo sull'altare centrale del Soccorpo della cattedrale di Gravina. A questo pittore gravinese sarebbero attribuibili, secondo quanto scritto dal Nardone nelle Notizie storiche sulla città di Gravina, gli stemmi dei vescovi di Gravina dipinti nella sala concistoriale del palazzo vescovile e, purtroppo, andati persi in seguito ai lavori di ristrutturazione promossi agli inizi del secolo scorso dal vescovo Nicola Zimarino.
Il Santulli, non va dimenticato, fu tenuto in grandissima considerazione da mons. Vincenzo Ferrero, vescovo di Gravina, tanto che costui, in visita pastorale presso la chiesa di san Bartolomeo, nel rione Fondovito, avendo notato che sull'unico altare vi era un quadro malandato, espressamente scrisse e ordinò "che si faccia dipingere dal famoso Dipintore Paesano Francesco Santulli". A partire dal 1728 di Francesco Santulli non si hanno più notizie o, per lo meno, scrive la Morra nel citato testo, non si hanno più espliciti riferimenti alla sua persona, anche se una nota del 1744 "per compra di colori per Fatighe al pittore Santulli per dipingere il nuovo coretto in legno , oggi purtroppo, inesistente, prosegue la Morra, poiché distrutto durante i restauri della Cattedrale del 1969.
A questo proposito, Carmen Morra, sulla base dei documenti letti e consultati, avanza una ipotesi subito smontata. "Non sappiamo se il Santulli di cui parla il documento del 1744 sia Francesco o don Carlo, ma abbiamo rilevato che il nostro artista è quasi sempre menzionato negli atti con la qualifica di pittore, mentre il suo omonimo è riportato con il nome, il cognome e il titolo di don, ovvero di prelato minore. E' quindi, da ritenere che la dipintura del coretto sia stata l'ultima commissione, di cui si abbia notizia, affidata a Francesco Antonio Santulli, che probabilmente sarà deceduto qualche anno dopo, forse il 1745 e il 1746. La Morra, così conclude: " Supponiamo, infine, che il corpo sia stato tumulato in una cappella di famiglia. Ma, essendo stato il Santulli per un certo periodo della sua vita Amministratore della Confraternita di S. Croce, sarebbe plausibile ritenere che sia stato sepolto nel Soccorpo, che per alcuni secoli è stato il cimitero di vescovi, confratelli e personaggi di un certo rilievo; ma non vi sono informazioni di una sua ipotizzabile sepoltura in questa chiesa".