Passeggiando con la storia
Giuseppe Matera: docente di scuola media, presidente Conferenza di San Vincenzo de Paoli
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 13 maggio 2021
A volte, partendo da concetti errati o da immaginari collettivi deformati, si è portati a credere e a pensare che solo i grandi possono avere spazio nel novero delle considerazioni e delle glorie quotidiane. Invece, ci sono persone piccole, sconosciute, che nel loro nascondimento sono stati grandi, preziosi o scrigni di semplicità arricchita ed arricchente. Ci sono state persone che hanno scritto la loro storia esistenziale lasciando tracce solo nel cuore degli uomini. C'è stato, invece, chi ha scritto la propria storia lasciando tracce indelebili solo nel cuore di Dio, a cui ha appartenuto, convinto di essere stato un frutto del Suo amore, del Suo creato e creatore.
Questi è stato Giuseppe Matera, con una carta d'identità spirituale improntata alla semplicità. Innanzitutto, uomo di Dio, innamorato della Madonna. Un umile laico dal volto mistico, incantato e fattosi incatenare dalla Corona dal Rosario. Dai suoi misteri contemplati con la soavità fanciullesca; con l'ardore del credente; di colui che ossigenava, quotidianamente, la sua fede per essere testimone della carità evangelica.
Giuseppe Matera nacque a Gravina il 24 marzo 1925 da Michele e Clemente Maria Raffaella, secondogenito di otto figli. Conseguì il Diploma di Perito Industriale a Bari. Fu nominato docente di Applicazioni Tecniche, presso la Scuola Media Statale di Avigliano, in provincia di Potenza e sempre nel potentino, successivamente a Melfi, per fare ritorno nella sua città natale, dove ha continuato ad insegnare, ricoprendo l'incarico di vice preside, fino a quando le forze glielo consentirono, essendo stato affetto da sclerosi multipla. Sposato con Filomena Zuccaro, fu padre di tre figli: Maria Raffaella, Rosaria Clara Antonia e Michele Maria Nicola.
Formatosi cristianamente alla scuola paterna, fu uomo impegnato nella cura e nell'assistenza ai poveri, ricoprendo incarichi all'interno della Conferenza San Vincenzo de Paoli, così come suo padre era stato presidente dell'omonimo sodalizio, all'interno della Parrocchia di san Giovanni Battista a Gravina, sin dai tempi della sua permanenza a Melfi. Fu dirigente diocesano dell'Azione cattolica, ricoprendo la carica di presidente dell'Unione Uomini. Fu allievo di Mons. Sanna, alla cui scuola di spiritualità ebbe a perfezionarsi e come il suo maestro divenne il cantore delle bellezze di Maria, tanto da non disdegnare di farsi vedere munito ed accompagnato dalla Corona del Rosario, che recitava ed invogliava a recitare quotidianamente.
Visse la sua esperienza di cattolico negli anni del pre e del dopo Concilio, adattandosi alle istanze e alle esigenze liturgiche e pastorali scaturiti dal Vaticano II. Negli anni in cui stette lontano dal paese natio, impegnato ad essere uomo di contemplazione e d'azione, proprio nella città di Melfi, fu vice presidente del Consiglio d'Amministrazione del Pio Ente "Bovio Sellitti" Orfanotrofio francescano. Chi lo ha conosciuto nell'espletamento di questo incarico, ha potuto ben affermare che: "L'Orfanotrofio per lui, costituiva l'impegno e la preoccupazione di ogni giorno". Sin d'allora si distinse come volontario accompagnatore dei malati per Lourdes. Ricoprì la carica di presidente del Consiglio centrale della Conferenza di San Vincenzo. Fu insignito dell'onorificenza di San Silvestro.
Fu uomo riservato e schivo, doti che gli furono riconosciute durante la cerimonia di commiato dall'insegnamento, lasciato dolorosamente, per motivi di salute, come si è detto, perché la sua missione era stata e voleva continuare ad essere quella della formazione dei giovani, dei fanciulli, dei ragazzi, degli studenti. Durante i festeggiamenti di saluto, da parte dei colleghi della Scuola Media Benedetto XIII, ricevette una medaglia d'oro, quale segno di stima, di dedizione e di abnegazione per il suo diuturno lavoro tra i giovani e per i giovani. Tornò alla Casa del Padre il 4 dicembre 1982.
Cosa ci resta di lui a livello di testi, di scritti? Nulla o ben poco, se non cò che annotava nel Diario scolastico come Fioretti o Riflessioni, oppure nei Documenti di vita, Dal quaderno di "un gran peccatore, che vorrebbe amare e servire il 1° Amore"Questa è stata la sua eredità morale, lasciata alla famiglia, a chi lo ha conosciuto, a chi lo ha frequentato, a chi lo ha apprezzato; ai vescovi che lo scelsero collaboratore fervente, attivo, dinamico, disponibile alla chiamata al servizio quale vocazione e missione da compiere. Prima di concludere queste note biografiche e storiche, tratte dalla raccolta di testimonianze, ricordi, documenti epistolari, curata dalla famiglia, dopo la sua morte: "La Corona del Rosario. Memoria e testimonianze in ricordo del laico Giuseppe Matera", mi piace riportare una notizia che getta nuova luce sulla costruzione dell'edicola mariana realizzata in via Bari da lui, nel 1954, così come la ricostruzione dell'edicola con la Madonna di Picciano, sulla via per Matera, fu ricostruita per iniziativa del padre del nostro, il ragioniere Michele Matera, Presidente della Società San Vincenzo de Paoli.
Questi è stato Giuseppe Matera, con una carta d'identità spirituale improntata alla semplicità. Innanzitutto, uomo di Dio, innamorato della Madonna. Un umile laico dal volto mistico, incantato e fattosi incatenare dalla Corona dal Rosario. Dai suoi misteri contemplati con la soavità fanciullesca; con l'ardore del credente; di colui che ossigenava, quotidianamente, la sua fede per essere testimone della carità evangelica.
Giuseppe Matera nacque a Gravina il 24 marzo 1925 da Michele e Clemente Maria Raffaella, secondogenito di otto figli. Conseguì il Diploma di Perito Industriale a Bari. Fu nominato docente di Applicazioni Tecniche, presso la Scuola Media Statale di Avigliano, in provincia di Potenza e sempre nel potentino, successivamente a Melfi, per fare ritorno nella sua città natale, dove ha continuato ad insegnare, ricoprendo l'incarico di vice preside, fino a quando le forze glielo consentirono, essendo stato affetto da sclerosi multipla. Sposato con Filomena Zuccaro, fu padre di tre figli: Maria Raffaella, Rosaria Clara Antonia e Michele Maria Nicola.
Formatosi cristianamente alla scuola paterna, fu uomo impegnato nella cura e nell'assistenza ai poveri, ricoprendo incarichi all'interno della Conferenza San Vincenzo de Paoli, così come suo padre era stato presidente dell'omonimo sodalizio, all'interno della Parrocchia di san Giovanni Battista a Gravina, sin dai tempi della sua permanenza a Melfi. Fu dirigente diocesano dell'Azione cattolica, ricoprendo la carica di presidente dell'Unione Uomini. Fu allievo di Mons. Sanna, alla cui scuola di spiritualità ebbe a perfezionarsi e come il suo maestro divenne il cantore delle bellezze di Maria, tanto da non disdegnare di farsi vedere munito ed accompagnato dalla Corona del Rosario, che recitava ed invogliava a recitare quotidianamente.
Visse la sua esperienza di cattolico negli anni del pre e del dopo Concilio, adattandosi alle istanze e alle esigenze liturgiche e pastorali scaturiti dal Vaticano II. Negli anni in cui stette lontano dal paese natio, impegnato ad essere uomo di contemplazione e d'azione, proprio nella città di Melfi, fu vice presidente del Consiglio d'Amministrazione del Pio Ente "Bovio Sellitti" Orfanotrofio francescano. Chi lo ha conosciuto nell'espletamento di questo incarico, ha potuto ben affermare che: "L'Orfanotrofio per lui, costituiva l'impegno e la preoccupazione di ogni giorno". Sin d'allora si distinse come volontario accompagnatore dei malati per Lourdes. Ricoprì la carica di presidente del Consiglio centrale della Conferenza di San Vincenzo. Fu insignito dell'onorificenza di San Silvestro.
Fu uomo riservato e schivo, doti che gli furono riconosciute durante la cerimonia di commiato dall'insegnamento, lasciato dolorosamente, per motivi di salute, come si è detto, perché la sua missione era stata e voleva continuare ad essere quella della formazione dei giovani, dei fanciulli, dei ragazzi, degli studenti. Durante i festeggiamenti di saluto, da parte dei colleghi della Scuola Media Benedetto XIII, ricevette una medaglia d'oro, quale segno di stima, di dedizione e di abnegazione per il suo diuturno lavoro tra i giovani e per i giovani. Tornò alla Casa del Padre il 4 dicembre 1982.
Cosa ci resta di lui a livello di testi, di scritti? Nulla o ben poco, se non cò che annotava nel Diario scolastico come Fioretti o Riflessioni, oppure nei Documenti di vita, Dal quaderno di "un gran peccatore, che vorrebbe amare e servire il 1° Amore"Questa è stata la sua eredità morale, lasciata alla famiglia, a chi lo ha conosciuto, a chi lo ha frequentato, a chi lo ha apprezzato; ai vescovi che lo scelsero collaboratore fervente, attivo, dinamico, disponibile alla chiamata al servizio quale vocazione e missione da compiere. Prima di concludere queste note biografiche e storiche, tratte dalla raccolta di testimonianze, ricordi, documenti epistolari, curata dalla famiglia, dopo la sua morte: "La Corona del Rosario. Memoria e testimonianze in ricordo del laico Giuseppe Matera", mi piace riportare una notizia che getta nuova luce sulla costruzione dell'edicola mariana realizzata in via Bari da lui, nel 1954, così come la ricostruzione dell'edicola con la Madonna di Picciano, sulla via per Matera, fu ricostruita per iniziativa del padre del nostro, il ragioniere Michele Matera, Presidente della Società San Vincenzo de Paoli.