Passeggiando con la storia
Il battistero orsiniano della Basilica cattedrale, rileggendo alcuni documenti
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 3 febbraio 2022
Il battistero o fonte battesimale all'interno della nostra Basilica cattedrale è un oggetto prezioso che ha la sua storia, non solo perché accolse alla rigenerazione della fede Pierfrancesco Orsini e la sua pronipote Teresa Orsini ma, anche per i risvolti interessanti contenuti nei verbali e negli atti redatti nel corso della Visita Apostolica, svolta dall'allora Cardinale e Arcivescovo di Benevento frà Vincenzo Maria Orsini, dal gennaio 1714 a giugno dello stesso anno, nella nostra città.
"Ritrovatosi il fonte in quattro parti aperto, e talmente, che ha fatto anche crepare un cerchio di ferro, che lo circondava: Noi, in ossequiosa gratitudine di essere stato battezzato in questo medesimo fonte, ci addossiamo il peso di rinnovarlo in forma decente, e secondo la istruzione di S. Carlo, spiegata nel libro, intitolato Il Rettore Ecclesiastico composto dal Vescovo Cavalieri; ma perché lo stesso Vescovo nel 1705 ristorò il ciborio, la cui ossatura è di abete, e la impellicciatura di noce intagliata, ordiniamo a Mastro Fighera Falegname che nella costruzione del nuovo, si valga al possibile del vecchio". Fin qui il racconto dello stato in cui fu trovato, l'ordine di ripararlo e la committenza, se non addirittura per sostituirlo. Per quanto riguarda questa ultima parte del racconto, cioè dell'ordine dato a Mastro Fighera Falegname, si trova riscontro anche nel testo di Fedele Raguso:"Il "Bancone" nella sagrestia della cattedrale di Gravina", Pubblicità & Stampa, Modugno 1988. Anzi, prosegue il Raguso, spulciando tra i documenti dell'Archivio Unico Diocesano di Gravina: "Il documento esaminato ci dice che l'artista Francesco Santulli fu il progettista del fonte battesimale, che fu parte realizzato a Napoli, parte a Gravina da mastro Fighera". Anzi, e ancora di più. Tra i documenti d'archivio consultati da Raguso, c'è anche quello che riguarda il pagamento a Francesco Santulli: "Al pittore Santulli per il nuovo disegno del fonte battesimale da lavorarsi in Napoli, secondo l'ordine del papa Benedetto XIII, ducati 50".
Frugando tra altri libri di storia locale, attingendo ad altre fonti, soprattutto da un punto di vista pittorico ed artistico, Samantha De Simone in "Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, Fondazione E. Pomarici Santomasi, Mario Adda Editore, Bari 2005, attribuisce al Santulli il San Domenico e il San Vincenzo Ferreri, i due dipinti laterali al Battesimo di Gesù di Francesco de Angelis, che fanno da sfondo al battistero. Riprendendo il percorso iniziale, da quello da cui siamo partiti, dall'oggetto della nostra attenzione e sfogliando il volume VIII della Storia di Benedetto XIII, scritta dal domenicano padre Giuseppe Bartolomeo Vignato, proprio in riferimento al battistero di Gravina, apprendiamo che: " Correva il 1714; e, dimorando allora il Nostro in Gravina, sua patria, in qualità di visitatore apostolico vi aveva fatto restaurare il fonte battesimale. Fra varie difficoltà di ordine tecnico lo riaccomodò nel 1726. Infine deliberò di sistemarlo definitivamente in una delle cappelle a ciò destinata".
La vicenda, secondo molti nuova e sconosciuta, soprattutto se non si ha avuto dimestichezza con la lettura della biografia dell'Orsini, circa il riaccomodamento del fonte nel 1726, il Vignato espone la seguente versione dei fatti. "Fosse ciò dipeso dall'artista, o da chi gli mandò le misure, accadde infatti che il nuovo ottangolare coperchio del ciborio eccedeva la misura del piano di sopra del fonte. Inoltre non aveva avvertito l'artista che su questo piano, dove avrebbe dovuto posarsi il ciborio, correva l'iscrizione orsiniana del 1714.
Poiché al marmoraro Raguzzini ( un probabile parente del nostro Filippo) era parso che degli otto angoli del fonte tre dovessero appoggiarsi al muro, ne aveva limitata l'ornamentazione a soli cinque. Ma infine a tutto si rimediò. Il coperchio fu ridotto alla misura del piano del fonte. Si rinnovò l'iscrizione lungo il labbro del piano medesimo. Benchè ce ne manchi una precisa notizia, riteniamo che si fosse completata l'ornamentazione".
Su questa importante e storica testimonianza, il racconto del Vignato, accompagnato dalla descrizione e dalla posa in opera di tutti i manufatti, non corrisponde all'attuale stato dei luoghi. "Colà fu pertanto collocato una volta ricevuta l'ultima pennellata, il quadro di Francesco de Angelis. Rappresentava il Battesimo di Gesù ed era contornato da una doppia cornice di legno dorato e di marmo. Lateralmente furono dipinti a fresco due medaglioni raffiguranti san Domenico e san Vincenzo Ferreri. Vi si fecero due balaustre. Vi fu, infine, sistemato il Fonte. Per una siffatta opera il papa aveva stanziato la somma di trecento ducati. Questa somma fu da lui prelevata dagli spogli del Regno, amministrati da quella nunziatura".
Sull'opera pittorica del De Angelis, Samantha De Simone, nel suo volume sugli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra il XVII e il XVIII secolo, pubblicato a cura della Fondazione Santomasi per i tipi di Adda editore nel 2005, asserisce che: "è l'unico dipinto firmato dal De Angelis esistente a Gravina. La pala fa da sfondo al fonte battesimale donato nel 1714, (anche se non è proprio così, nel senso che non fu donato in quella data dall'Orsini, ma era già esistente, visto che lo stesso cardinale lo riconobbe come il fonte dove gli venne amministrato il sacro battesimo n.d.r.), dal cardinale Orsini."Purtroppo, la De Simone, persistendo nell'errore, scrivendo:"Se il fonte battesimale fu commissionato in occasione della Visita Apostolica del cardinale Orsini, la tela retrostante, datata 1726, fu realizzata due anni dopo l'elezione di Benedetto XIII. Essa infatti aveva il compito di celebrare l'avvenimento, dando risalto al luogo in cui il pontefice era stato battezzato". Le versioni sia del Vignato che della De Simone coincidono.
"Ritrovatosi il fonte in quattro parti aperto, e talmente, che ha fatto anche crepare un cerchio di ferro, che lo circondava: Noi, in ossequiosa gratitudine di essere stato battezzato in questo medesimo fonte, ci addossiamo il peso di rinnovarlo in forma decente, e secondo la istruzione di S. Carlo, spiegata nel libro, intitolato Il Rettore Ecclesiastico composto dal Vescovo Cavalieri; ma perché lo stesso Vescovo nel 1705 ristorò il ciborio, la cui ossatura è di abete, e la impellicciatura di noce intagliata, ordiniamo a Mastro Fighera Falegname che nella costruzione del nuovo, si valga al possibile del vecchio". Fin qui il racconto dello stato in cui fu trovato, l'ordine di ripararlo e la committenza, se non addirittura per sostituirlo. Per quanto riguarda questa ultima parte del racconto, cioè dell'ordine dato a Mastro Fighera Falegname, si trova riscontro anche nel testo di Fedele Raguso:"Il "Bancone" nella sagrestia della cattedrale di Gravina", Pubblicità & Stampa, Modugno 1988. Anzi, prosegue il Raguso, spulciando tra i documenti dell'Archivio Unico Diocesano di Gravina: "Il documento esaminato ci dice che l'artista Francesco Santulli fu il progettista del fonte battesimale, che fu parte realizzato a Napoli, parte a Gravina da mastro Fighera". Anzi, e ancora di più. Tra i documenti d'archivio consultati da Raguso, c'è anche quello che riguarda il pagamento a Francesco Santulli: "Al pittore Santulli per il nuovo disegno del fonte battesimale da lavorarsi in Napoli, secondo l'ordine del papa Benedetto XIII, ducati 50".
Frugando tra altri libri di storia locale, attingendo ad altre fonti, soprattutto da un punto di vista pittorico ed artistico, Samantha De Simone in "Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, Fondazione E. Pomarici Santomasi, Mario Adda Editore, Bari 2005, attribuisce al Santulli il San Domenico e il San Vincenzo Ferreri, i due dipinti laterali al Battesimo di Gesù di Francesco de Angelis, che fanno da sfondo al battistero. Riprendendo il percorso iniziale, da quello da cui siamo partiti, dall'oggetto della nostra attenzione e sfogliando il volume VIII della Storia di Benedetto XIII, scritta dal domenicano padre Giuseppe Bartolomeo Vignato, proprio in riferimento al battistero di Gravina, apprendiamo che: " Correva il 1714; e, dimorando allora il Nostro in Gravina, sua patria, in qualità di visitatore apostolico vi aveva fatto restaurare il fonte battesimale. Fra varie difficoltà di ordine tecnico lo riaccomodò nel 1726. Infine deliberò di sistemarlo definitivamente in una delle cappelle a ciò destinata".
La vicenda, secondo molti nuova e sconosciuta, soprattutto se non si ha avuto dimestichezza con la lettura della biografia dell'Orsini, circa il riaccomodamento del fonte nel 1726, il Vignato espone la seguente versione dei fatti. "Fosse ciò dipeso dall'artista, o da chi gli mandò le misure, accadde infatti che il nuovo ottangolare coperchio del ciborio eccedeva la misura del piano di sopra del fonte. Inoltre non aveva avvertito l'artista che su questo piano, dove avrebbe dovuto posarsi il ciborio, correva l'iscrizione orsiniana del 1714.
Poiché al marmoraro Raguzzini ( un probabile parente del nostro Filippo) era parso che degli otto angoli del fonte tre dovessero appoggiarsi al muro, ne aveva limitata l'ornamentazione a soli cinque. Ma infine a tutto si rimediò. Il coperchio fu ridotto alla misura del piano del fonte. Si rinnovò l'iscrizione lungo il labbro del piano medesimo. Benchè ce ne manchi una precisa notizia, riteniamo che si fosse completata l'ornamentazione".
Su questa importante e storica testimonianza, il racconto del Vignato, accompagnato dalla descrizione e dalla posa in opera di tutti i manufatti, non corrisponde all'attuale stato dei luoghi. "Colà fu pertanto collocato una volta ricevuta l'ultima pennellata, il quadro di Francesco de Angelis. Rappresentava il Battesimo di Gesù ed era contornato da una doppia cornice di legno dorato e di marmo. Lateralmente furono dipinti a fresco due medaglioni raffiguranti san Domenico e san Vincenzo Ferreri. Vi si fecero due balaustre. Vi fu, infine, sistemato il Fonte. Per una siffatta opera il papa aveva stanziato la somma di trecento ducati. Questa somma fu da lui prelevata dagli spogli del Regno, amministrati da quella nunziatura".
Sull'opera pittorica del De Angelis, Samantha De Simone, nel suo volume sugli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra il XVII e il XVIII secolo, pubblicato a cura della Fondazione Santomasi per i tipi di Adda editore nel 2005, asserisce che: "è l'unico dipinto firmato dal De Angelis esistente a Gravina. La pala fa da sfondo al fonte battesimale donato nel 1714, (anche se non è proprio così, nel senso che non fu donato in quella data dall'Orsini, ma era già esistente, visto che lo stesso cardinale lo riconobbe come il fonte dove gli venne amministrato il sacro battesimo n.d.r.), dal cardinale Orsini."Purtroppo, la De Simone, persistendo nell'errore, scrivendo:"Se il fonte battesimale fu commissionato in occasione della Visita Apostolica del cardinale Orsini, la tela retrostante, datata 1726, fu realizzata due anni dopo l'elezione di Benedetto XIII. Essa infatti aveva il compito di celebrare l'avvenimento, dando risalto al luogo in cui il pontefice era stato battezzato". Le versioni sia del Vignato che della De Simone coincidono.