Passeggiando con la storia
Il conte Umfrido d’Altavilla, benefattore della città e della Chiesa locale
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 2 settembre 2021
Se si entra nella sacrestia della nostra Basilica Cattedrale, nei pressi dell'altare dov' è collocata la statua processionale del nostro santo patrono, campeggia una grandissima tela, attribuita al pittore gravinese Francesco Santulli. Raffigura il normanno Umfrido d'Altavilla. Molti si sono chiesti: chi era costui e perché il dipinto si trovi in un luogo annesso al massimo tempio cittadino.
In verità, pochi biografi hanno scritto di e su questo importante personaggio, pur entrato a pieno titolo nella storia della nostra città e nella storia della nostra Chiesa locale, ma, come, purtroppo, è sempre avvenuto nel corso dei lunghi secoli di esistenza della nostra città, poco considerato, poco valorizzato e, meno che meno, fatto conoscere. A queste mancanze, a queste carenze si vuole sopperire con la presente scheda. Nelle note redatte da Luca Pomarici Santomasi: Illustri gravinesi, pubblicate nel 1894 per i tipi della Tipografia Janora, brevemente è scritto: "Umfrido o Umfredo figliuolo di Ailardo Principe Normanno fu il primo feudatario della città di Gravina.
Una doverosa precisazione prima di procedere nella disamina di questa gloriosa pagina storica. Il nome del conte , da alcuni è stato trascritto e riportato come Umfrido, da altri Umfredo, dal Nardone, come vedremo, Unfrido. Assicuro che il personaggio è lo stesso, anche se, un tempo, era sovente scambiare, confondere o dare letture diverse su nomi, fatti, luoghi e circostanze.
Egli nell'anno 1091 fece donazione alla chiesa di beni e decime affinchè fosse restaurata e fece inoltre nominare il Vescovo dal metropolitano di Acrenza ed un tal Guido o Guidone come notò il Tanzi, eletto nel 1099, fu il primo vescovo che si ebbe a Gravina. Della donazione di Umfrido ne è scritta la memoria sotto il suo ritratto, nella sacrestia della nostra Cattedrale". Al di là delle poche e scarse notizie biografiche, tanto che non si conoscono né la data di nascita e né quella di morte, chi ha reso noto il suo impegno e la sua azione è stato Domenico Nardone nella sua importante pubblicazione sulle vicende storiche di Gravina. Scrive il nostro più accreditato storico: "Succeduto per diritto ereditari al padre Accardo nel dominio della nostra città, di lui non ci sono pervenuti che due soli documenti". Nardone, dettagliatamente, illustra i due documenti, facendo chiarezza e giustizia sul personaggio. Qui si riprodurranno in maniera sintetica e nelle parti essenziali "Il primo porta la data del luglio 1080, ind. III, e contine una donazione fatta a favore della chiesa di S. Angelo del Frassineto, posta nel tenimento di Gravina a qualche chilometro dal centro abitato. (Nella nota, lo storico estensore aggiunge: "S.Angelo del Frassineto, Chiesa d'origine benedettina, veniva così indicata per una ricca piantaggione di frassini esistenti allora nelle sue adiacenze"). Con esso Unfrido, dopo una religiosa invocazione a Dio e dopo aver dato le sopra esposte sue generalità. Fa sapere che, meditando le parole del salmista"allontanati dal male e fai del bene" e soffermandosi all'altra massima "Dio remunera ciascuno secondo le sue opere, decise di fare una cospicua donazione di terre alla chiesa di S. Angelo del Frassineto, e ciò in suffragio alle anime dei suoi genitori, essendo stati i loro colpi ivi sepolti".
L'altro documento, certamente il più importante, porta la data del dicembre 1092, come scrive il Nardone nelle Notizie storiche sulla città di Gravina, anche se nella pubblicazione curata da Fedele Raguso: L'archivio capitolare di Gravina, estratto da Archivio Storico Pugliese, Anno XXVIII, 1975, Tipografia del Sud Bari, la data riportata è quella di settembre 1091.
Quello che a noi interessa, al di là della differenza delle date, è il contenuto, che peraltro, coincide e il Raguso riporta sinteticamente nei seguenti termini: "Il conte Umfrido, figlio ed erede di Accardo conte di gravina, in presenza di Arnaldo arcivescovo di Acerenza e di altri testimoni dona al clero tutte le decime su ogni tipo di raccolto e di entrate, animali, erbatico, oltre al diritto di sfarinate, di servirsi del forno, di cavare fosse, di costruire case, di piantare vigneti e di tagliare la legna per il fuoco, tutto per la costituzione e mantenimento del vescovato".
Nardone, invece, va più in profondità, riportando l'atto in tutta la sua integrità, con dovizia di particolari, così come si conviene, per mettere meglio in risalto il gesto e dare più lustro al personaggio. "L'atto fu redatto da un altro notaio a nome Sando, e contiene una cospicua donazione fatta questa volta dallo stesso Unfrido a favore della principale chiesa di Gravina, perché si potesse provvedere al ripristino della sede vescovile, rimasta soppressa come vedemmo nella capitolazione della città nelle mani dei Saraceni (999). In questo nuovo atto Unfrido, continuando a dirsi signore di Gravina e figlio di Accardo, si mostra assalito dal rimorso di aver perduto già troppo tempo della sua vita in fasti e piaceri, pensando poco alla salvezza dell'anima sua. Convinto ormai della caducità delle umane cose, si decise a compiere un'opera che potesse procurargli la grazia di Dio. Con questa predisposizione di animo, accolse ben volentieri le calde suppliche rivoltegli dalla parte più eletta della cittadinanza di Gravina ansiosa di poter riavere un proprio Vescovo, e si adoperò per il ripristino della Sede Vescovile inviando ambasciatori all'arcivescovo Arnaldo di Acerenza, da cui allora Gravina canonicamente dipendeva".
La conclusione positiva di tutto il racconto è che la sede vescovile fu ripristinata, con l'elezione del primo vescovo Guido o Guidone. Quel "privilegio" durò fino al 1986, quando solo menti e mani bugiarde ed invidiose vollero cambiare il cammino e il destino della storia ultramillenaria della nostra Chiesa locale. Da quel fatidico ed infausto 30 dicembre 1986, è storia vergognosa di questi giorni, che alcuni hanno voluto scrivere a loro comodo e piacimento, ma che solo il tempo potrà cancellare, perché non bisogna dimenticare che : Il tempo è padre di verità.
In verità, pochi biografi hanno scritto di e su questo importante personaggio, pur entrato a pieno titolo nella storia della nostra città e nella storia della nostra Chiesa locale, ma, come, purtroppo, è sempre avvenuto nel corso dei lunghi secoli di esistenza della nostra città, poco considerato, poco valorizzato e, meno che meno, fatto conoscere. A queste mancanze, a queste carenze si vuole sopperire con la presente scheda. Nelle note redatte da Luca Pomarici Santomasi: Illustri gravinesi, pubblicate nel 1894 per i tipi della Tipografia Janora, brevemente è scritto: "Umfrido o Umfredo figliuolo di Ailardo Principe Normanno fu il primo feudatario della città di Gravina.
Una doverosa precisazione prima di procedere nella disamina di questa gloriosa pagina storica. Il nome del conte , da alcuni è stato trascritto e riportato come Umfrido, da altri Umfredo, dal Nardone, come vedremo, Unfrido. Assicuro che il personaggio è lo stesso, anche se, un tempo, era sovente scambiare, confondere o dare letture diverse su nomi, fatti, luoghi e circostanze.
Egli nell'anno 1091 fece donazione alla chiesa di beni e decime affinchè fosse restaurata e fece inoltre nominare il Vescovo dal metropolitano di Acrenza ed un tal Guido o Guidone come notò il Tanzi, eletto nel 1099, fu il primo vescovo che si ebbe a Gravina. Della donazione di Umfrido ne è scritta la memoria sotto il suo ritratto, nella sacrestia della nostra Cattedrale". Al di là delle poche e scarse notizie biografiche, tanto che non si conoscono né la data di nascita e né quella di morte, chi ha reso noto il suo impegno e la sua azione è stato Domenico Nardone nella sua importante pubblicazione sulle vicende storiche di Gravina. Scrive il nostro più accreditato storico: "Succeduto per diritto ereditari al padre Accardo nel dominio della nostra città, di lui non ci sono pervenuti che due soli documenti". Nardone, dettagliatamente, illustra i due documenti, facendo chiarezza e giustizia sul personaggio. Qui si riprodurranno in maniera sintetica e nelle parti essenziali "Il primo porta la data del luglio 1080, ind. III, e contine una donazione fatta a favore della chiesa di S. Angelo del Frassineto, posta nel tenimento di Gravina a qualche chilometro dal centro abitato. (Nella nota, lo storico estensore aggiunge: "S.Angelo del Frassineto, Chiesa d'origine benedettina, veniva così indicata per una ricca piantaggione di frassini esistenti allora nelle sue adiacenze"). Con esso Unfrido, dopo una religiosa invocazione a Dio e dopo aver dato le sopra esposte sue generalità. Fa sapere che, meditando le parole del salmista"allontanati dal male e fai del bene" e soffermandosi all'altra massima "Dio remunera ciascuno secondo le sue opere, decise di fare una cospicua donazione di terre alla chiesa di S. Angelo del Frassineto, e ciò in suffragio alle anime dei suoi genitori, essendo stati i loro colpi ivi sepolti".
L'altro documento, certamente il più importante, porta la data del dicembre 1092, come scrive il Nardone nelle Notizie storiche sulla città di Gravina, anche se nella pubblicazione curata da Fedele Raguso: L'archivio capitolare di Gravina, estratto da Archivio Storico Pugliese, Anno XXVIII, 1975, Tipografia del Sud Bari, la data riportata è quella di settembre 1091.
Quello che a noi interessa, al di là della differenza delle date, è il contenuto, che peraltro, coincide e il Raguso riporta sinteticamente nei seguenti termini: "Il conte Umfrido, figlio ed erede di Accardo conte di gravina, in presenza di Arnaldo arcivescovo di Acerenza e di altri testimoni dona al clero tutte le decime su ogni tipo di raccolto e di entrate, animali, erbatico, oltre al diritto di sfarinate, di servirsi del forno, di cavare fosse, di costruire case, di piantare vigneti e di tagliare la legna per il fuoco, tutto per la costituzione e mantenimento del vescovato".
Nardone, invece, va più in profondità, riportando l'atto in tutta la sua integrità, con dovizia di particolari, così come si conviene, per mettere meglio in risalto il gesto e dare più lustro al personaggio. "L'atto fu redatto da un altro notaio a nome Sando, e contiene una cospicua donazione fatta questa volta dallo stesso Unfrido a favore della principale chiesa di Gravina, perché si potesse provvedere al ripristino della sede vescovile, rimasta soppressa come vedemmo nella capitolazione della città nelle mani dei Saraceni (999). In questo nuovo atto Unfrido, continuando a dirsi signore di Gravina e figlio di Accardo, si mostra assalito dal rimorso di aver perduto già troppo tempo della sua vita in fasti e piaceri, pensando poco alla salvezza dell'anima sua. Convinto ormai della caducità delle umane cose, si decise a compiere un'opera che potesse procurargli la grazia di Dio. Con questa predisposizione di animo, accolse ben volentieri le calde suppliche rivoltegli dalla parte più eletta della cittadinanza di Gravina ansiosa di poter riavere un proprio Vescovo, e si adoperò per il ripristino della Sede Vescovile inviando ambasciatori all'arcivescovo Arnaldo di Acerenza, da cui allora Gravina canonicamente dipendeva".
La conclusione positiva di tutto il racconto è che la sede vescovile fu ripristinata, con l'elezione del primo vescovo Guido o Guidone. Quel "privilegio" durò fino al 1986, quando solo menti e mani bugiarde ed invidiose vollero cambiare il cammino e il destino della storia ultramillenaria della nostra Chiesa locale. Da quel fatidico ed infausto 30 dicembre 1986, è storia vergognosa di questi giorni, che alcuni hanno voluto scrivere a loro comodo e piacimento, ma che solo il tempo potrà cancellare, perché non bisogna dimenticare che : Il tempo è padre di verità.