Passeggiando con la storia
Il Medagliere di Casa Orsini
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 5 marzo 2020
"Ritratti di Bronzo. Il Medagliere Orsini dei Musei Capitolini di Roma" è il titolo di una pubblicazione curata dal professore Adriano Amendola, noto alla più recente cronaca locale per essere stato l'ideatore e il curatore della mostra:"Benedetto XIII. Gli Orsini e le arti a Gravina", ma noto , anche al più vasto pubblico accademico per aver dedicato, già in passato, vari studi e pubblicazioni al collezionismo della famiglia Orsini. Peraltro, a suo onore e vanto gli va riconosciuto di essere stato allievo di un insigne docente e critico d'arte, il professore Mario Alberto Pavone
Perciò il testo in esame, pur traendo spunto dalla fatica editoriale di Elisabetta Mori: "L'Archivo Orsini. La famiglia, la storia, l'inventario", senza tralasciare un corredo di altre notizie e fonti inedite od inesplorate, rinviene da una minuziosa ricerca effettuata nel corso degli anni per dare il "verso e il recto" di un casato importante ed influente quale fu quello degli Orsini di Gravina. Amendola analizza il corredo medaglistico, numismatico sotto il profilo storico ed artistico, a partire dal 1902, anno in cui, l'intera collezione, perché non andasse dispersa, fu acquisita dal Comune di Roma, quale patrimonio da destinare al Museo Capitolino, proponendo quella necessaria indagine che serve per inquadrare meglio quale fu il rapporto tra il casato, le sue vicende, il suo mecenatismo e la produzione metallica.
Un esame attento e curato, soprattutto, nella parte descrittiva di ogni singolo pezzo per riportare in luce volti meglio identificati, in una specie di accordo visivo e descrittivo. Nel corso del suo viaggio cognitivo e indagativo, lo studioso afferma, con cognizione di causa ed argomenti, la necessità e il valore che le medaglie, le placche, i sigilli hanno nello studio della storia ricostruttiva di un personaggio, di un'epoca, di una nobile famiglia, di un papato. E' quanto di meglio l'arte possa descrivere ed esprimere. Più e meglio di un ritratto, di un disegno, di un dipinto.
Il volume, se da un lato, rappresenta il primo catalogo completo del Medagliere Orsini dei Musei Capitolini di Roma, dall'altro tenta di lasciare un segno, riuscendoci, perché l'autore ci ha messo passione, competenza ed esperienza nel maneggiare un materiale delicato storicamente, soprattutto perché mai studiato completamente. Starei per dire che l'impresa di Amendola è stata bonariamente temeraria, azzardata, perché non ha solo disvelato alcuni misteri nascosti e sconosciuti, racchiusi nell'alveo o nel recinto di un patriziato, ma ha messo a nudo l' incapacità o la insensibilità della storia e di certi storici nel non aver voluto avventurarsi in un mondo che, forse, doveva restare inesplorato.
Oscurato sin dalla notte dei tempi dall'oblio, nonostante i molti tentativi messi in atto, da più parti e da molti studiosi perché questo capitolo di storia avesse il giusto rilievo e peso e fosse considerato come luce di conoscenza, fonte di apprendimento, luogo di saggezza, crocevia di mondi e generazioni non tanto misteriosi, quanto offuscati da ombre, a volte passeggere a volte permanenti, che hanno mistificato o stravolto la storia di una famiglia, non rendendole quella dovuta parte di giusta gratitudine.
Ecco perché è un libro da leggere, per trasmettere, per raccontare, per tramandare quegli spezzoni di storia uniti da un filo. Dal filo dei ricordi, della memoria nel bel mezzo di un vissuto ormai scomparso, ma vivo e presente in ciò che è conservato, in un forziere di carte ingiallite, di cimeli non corrotti dall'usura del tempo o dalla polvere del dimenticatoio e, quindi, per testimoniare. Per tenere desto e sempre aperto l'almanacco dei giorni passati, facilitando l'apertura dei giorni futuri. Questo libro insegna a capire che senza passato non c'è futuro e che il futuro è il solo abilitato a riabilitare il passato, conservandolo nella sua genuina ed originale freschezza d'attualità.
Lo scorrere lento e piacevole delle intense pagine, facilita il gusto di riconoscersi e di rispecchiarsi nella storia patria di Gravina, porta inevitabilmente al medagliere pontificio che ha riguardato uno dei figli più eccelsi della nostra città, il Papa Benedetto XIII, discendente da quel ramo di famiglia, che fu quello degli Orsini. Anche in questa parte del lavoro, l'Amendola non si tradisce e non tradisce le aspettative dei suoi lettori. Stessa passione, stessa dedizione nel descrivere minuziosamente i particolari dei vari e singoli pezzi del bagaglio medaglistico papale.
Un percorso scandito sul quadrante del tempo e dei tempi; segnato dai momenti cruciali, salienti ed essenziali che riguardarono la vita personale del pontefice, la vita e la storia della Chiesa, la vita e la storia della stessa città di Roma. Momenti trascritti, incisi, immortalati grazie a maestri zecchieri, maestri argentieri e orafi, come ad esempio, per citarne alcuni, Antonio Selvi ed Ermenegildo Hamerani, che hanno saputo cogliere l'essenza documentale, documentata, non solo didascalica, ma biografica di un pontificato breve ma intenso, tramandandolo alla storia in tutte le sue sfaccettature e sfumature. A partire dal volto del pontefice, al suo arredo e corredo, al suo vestiario. Sono, perciò, evidenti, anche, i resoconti descrittivi, simbolicamente e sinteticamente, dei monumenti legati al suo ministero petrino: la costruzione dell'Ospedale di Santa Maria e san Gallicano, i lavori relativi alla riqualificazione della darsena del porto di Civitavecchia.
Perciò il testo in esame, pur traendo spunto dalla fatica editoriale di Elisabetta Mori: "L'Archivo Orsini. La famiglia, la storia, l'inventario", senza tralasciare un corredo di altre notizie e fonti inedite od inesplorate, rinviene da una minuziosa ricerca effettuata nel corso degli anni per dare il "verso e il recto" di un casato importante ed influente quale fu quello degli Orsini di Gravina. Amendola analizza il corredo medaglistico, numismatico sotto il profilo storico ed artistico, a partire dal 1902, anno in cui, l'intera collezione, perché non andasse dispersa, fu acquisita dal Comune di Roma, quale patrimonio da destinare al Museo Capitolino, proponendo quella necessaria indagine che serve per inquadrare meglio quale fu il rapporto tra il casato, le sue vicende, il suo mecenatismo e la produzione metallica.
Un esame attento e curato, soprattutto, nella parte descrittiva di ogni singolo pezzo per riportare in luce volti meglio identificati, in una specie di accordo visivo e descrittivo. Nel corso del suo viaggio cognitivo e indagativo, lo studioso afferma, con cognizione di causa ed argomenti, la necessità e il valore che le medaglie, le placche, i sigilli hanno nello studio della storia ricostruttiva di un personaggio, di un'epoca, di una nobile famiglia, di un papato. E' quanto di meglio l'arte possa descrivere ed esprimere. Più e meglio di un ritratto, di un disegno, di un dipinto.
Il volume, se da un lato, rappresenta il primo catalogo completo del Medagliere Orsini dei Musei Capitolini di Roma, dall'altro tenta di lasciare un segno, riuscendoci, perché l'autore ci ha messo passione, competenza ed esperienza nel maneggiare un materiale delicato storicamente, soprattutto perché mai studiato completamente. Starei per dire che l'impresa di Amendola è stata bonariamente temeraria, azzardata, perché non ha solo disvelato alcuni misteri nascosti e sconosciuti, racchiusi nell'alveo o nel recinto di un patriziato, ma ha messo a nudo l' incapacità o la insensibilità della storia e di certi storici nel non aver voluto avventurarsi in un mondo che, forse, doveva restare inesplorato.
Oscurato sin dalla notte dei tempi dall'oblio, nonostante i molti tentativi messi in atto, da più parti e da molti studiosi perché questo capitolo di storia avesse il giusto rilievo e peso e fosse considerato come luce di conoscenza, fonte di apprendimento, luogo di saggezza, crocevia di mondi e generazioni non tanto misteriosi, quanto offuscati da ombre, a volte passeggere a volte permanenti, che hanno mistificato o stravolto la storia di una famiglia, non rendendole quella dovuta parte di giusta gratitudine.
Ecco perché è un libro da leggere, per trasmettere, per raccontare, per tramandare quegli spezzoni di storia uniti da un filo. Dal filo dei ricordi, della memoria nel bel mezzo di un vissuto ormai scomparso, ma vivo e presente in ciò che è conservato, in un forziere di carte ingiallite, di cimeli non corrotti dall'usura del tempo o dalla polvere del dimenticatoio e, quindi, per testimoniare. Per tenere desto e sempre aperto l'almanacco dei giorni passati, facilitando l'apertura dei giorni futuri. Questo libro insegna a capire che senza passato non c'è futuro e che il futuro è il solo abilitato a riabilitare il passato, conservandolo nella sua genuina ed originale freschezza d'attualità.
Lo scorrere lento e piacevole delle intense pagine, facilita il gusto di riconoscersi e di rispecchiarsi nella storia patria di Gravina, porta inevitabilmente al medagliere pontificio che ha riguardato uno dei figli più eccelsi della nostra città, il Papa Benedetto XIII, discendente da quel ramo di famiglia, che fu quello degli Orsini. Anche in questa parte del lavoro, l'Amendola non si tradisce e non tradisce le aspettative dei suoi lettori. Stessa passione, stessa dedizione nel descrivere minuziosamente i particolari dei vari e singoli pezzi del bagaglio medaglistico papale.
Un percorso scandito sul quadrante del tempo e dei tempi; segnato dai momenti cruciali, salienti ed essenziali che riguardarono la vita personale del pontefice, la vita e la storia della Chiesa, la vita e la storia della stessa città di Roma. Momenti trascritti, incisi, immortalati grazie a maestri zecchieri, maestri argentieri e orafi, come ad esempio, per citarne alcuni, Antonio Selvi ed Ermenegildo Hamerani, che hanno saputo cogliere l'essenza documentale, documentata, non solo didascalica, ma biografica di un pontificato breve ma intenso, tramandandolo alla storia in tutte le sue sfaccettature e sfumature. A partire dal volto del pontefice, al suo arredo e corredo, al suo vestiario. Sono, perciò, evidenti, anche, i resoconti descrittivi, simbolicamente e sinteticamente, dei monumenti legati al suo ministero petrino: la costruzione dell'Ospedale di Santa Maria e san Gallicano, i lavori relativi alla riqualificazione della darsena del porto di Civitavecchia.