Passeggiando con la storia
Il medico poeta Federico o Federigo Meninni
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 14 novembre 2024
Domenico Federico o Federigo Meninni, di cui si sono occupati l'abate Giacinto Gimma nel primo volume: Elogi accademici della Società degli Spensierati di Rossano, pubblicati da Gaetano Tremigliozzi a Napoli nel 1703, Giuseppe De Ninno nel volume dedicato ai gravinesi illustri, edito a gravina presso la tipografia Attolini e più recententemente Carlo Alberto Girotto nel Dizionario Biografico degli italiani della Treccani, nacque il 14 giugno 1636, in Gravina, città posseduta con titolo di Ducato degli Orsini, situata nella Provincia di Bari e furon suoi genitori Angelo Meninni e Ruffina d'Errico, le cui famiglie son descritte per nobili da Tommaso Costo. Applicatosi allo stato ecclesiastico sotto la disciplina di D. Domenico Morano, proseguì il corso della grammatica e della Umanità nel seminario della sua patria, in tempo che la medesima veniva assediata da Matteo Cristiano, che sosteneva le parti del popolo tumultuante.
Federico fu istruito nelle Leggi dal Canonico D. Antonio Martoro e non solo ne sostenne in pubblico le conclusioni, ma s'incamminò alla difesa delle cause civili e giunto da Napoli in Gravina il medico Giustiniano Maiorani, ammirando il di lui talento, volle insegnargli la Retorica e le Summe della filosofia di Aristotele. Appresi appena i primi precetti, il nostro, riconoscendo che le filosofiche dottrine fossero più favorevoli al suo genio, abbandonò lo studio delle Leggi.
Dopo la morte del padre e la risoluzione di controversie familiari, grazie all'intervento del duca Ferdinando III Orsini fu affidato quale allievo a Nicolò Antonio di Tura futuro vescovo di Sarno, lo stesso a cui venne affidato il giovane Pierfrancesco Orsini, successivamente frate domenicano, cardinale e futuro papa Benedetto XIII. Nel 1654 si trasferì a Napoli per seguire gli studi di Medicina. Nella capitale del Regno fu accolto da Onofrio Riccio, medico insigne, che lo aiutò nell'approfondimento e nel perfezionamento di questa disciplina.
Nel 1659 conseguì la laurea in Medicina a cui cominciò a dedicarsi con generosità e altruismo senza, però, mai tralasciare la sua segreta vocazione per le lettere. Si iscrisse all'Accademia degli "Spensierati" di Rossano dove esercitò la carica di Censore e di consigliere promotoriale. Scrittore facondo, diede alle stampe diverse raccolte di poesie, di cui la più famosa "Le meraviglie potetiche" menzionata dalla Biblioteca Ambrosiana, da Nicolò Toffo nella Biblioteca napoletana.
Poche le notizie disponibili sulla maturità del medico gravinese.: nel 1670 sposò Caterina di Scio, genovese, da cui ebbe Angelo, che diverrà avvocato, e due figlie. Nella professione medica fu seguace della tradizione aristotelica e galenica; fu probabilmente vicino a Carlo Pignataro, protomedico del Viceregno, e rimase estraneo ai fermenti della nuova scuola medica napoletana confluiti nell'Accademia degli Investiganti (come Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea e Leonardo Di Capua).
L'abate Giacinto Gimma, che aveva fondato nel 1695 l'Accademia degli Spensierati (poi Incuriosi) di Rossano, a cui Federigo Meninni aveva aderito , ricorda alcuni scritti che risultano introvabili: un volume a stampa intitolato Ambidestro (nel quale il Meninni avrebbe mostrato che il termine non è sinonimo di mancino) e un'opera dedicata al mestiere poetico, Della buona e della mala imitazione, che doveva essere pronta per le stampe nel 1703. Non rintracciabili sono anche due scritti di carattere medico, il De sternutatione e una Vita di Aristide orator greco dedicata, a quanto è dato intendere, all'ipocondria.
Sul piano strettamente medico non si può dimenticare la parte che il medico Meninni ebbe nell'attestazione di veridicità resa nella relazione redatta dal cardinale Orsini: "Narrazione dei prodigi operati dal glorioso S. Filippo Neri nella persona dell'eminentissimo signor cardinale Orsini in occasione, che rimase sotto le rovine delle sue stanze nel tremoto che distrusse quella città a dì 5 giugno 1688". Scrisse Meninni: Io Dottor Fisico Federico Meninni attesto e confermo quanto di sopra è stato narrato dall'Eminentissimo Signor Cardinal Orsini circa l'indisposizione degli occhi.
L'amore per la sua terra lo riportò in patria, dopo 35 anni, come lui stesso scrisse in uno dei suoi componimenti poetici, dove continuò a coltivare le sue passioni di medico e di poeta. Qui assistette, come medico e amico, la duchessa madre del futuro Benedetto XIII, Donna Giovanna della Tolfa nella sua malattia e nella sua agonia. Sempre legato da profondo affetto e sincera dedizione verso la famiglia Orsini, dedicò sonetti encomiastici al cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini e alla madre Donna Giovanna, della quale seppe esaltare, scevro da formalismi retorici, le elevate doti umane, la generosità e l'amore per il prossimo. Il Meninni morì a Napoli nel 1712. La città, grata e memore, gli riservò spazio d'onore nella toponomastica cittadina.
Federico fu istruito nelle Leggi dal Canonico D. Antonio Martoro e non solo ne sostenne in pubblico le conclusioni, ma s'incamminò alla difesa delle cause civili e giunto da Napoli in Gravina il medico Giustiniano Maiorani, ammirando il di lui talento, volle insegnargli la Retorica e le Summe della filosofia di Aristotele. Appresi appena i primi precetti, il nostro, riconoscendo che le filosofiche dottrine fossero più favorevoli al suo genio, abbandonò lo studio delle Leggi.
Dopo la morte del padre e la risoluzione di controversie familiari, grazie all'intervento del duca Ferdinando III Orsini fu affidato quale allievo a Nicolò Antonio di Tura futuro vescovo di Sarno, lo stesso a cui venne affidato il giovane Pierfrancesco Orsini, successivamente frate domenicano, cardinale e futuro papa Benedetto XIII. Nel 1654 si trasferì a Napoli per seguire gli studi di Medicina. Nella capitale del Regno fu accolto da Onofrio Riccio, medico insigne, che lo aiutò nell'approfondimento e nel perfezionamento di questa disciplina.
Nel 1659 conseguì la laurea in Medicina a cui cominciò a dedicarsi con generosità e altruismo senza, però, mai tralasciare la sua segreta vocazione per le lettere. Si iscrisse all'Accademia degli "Spensierati" di Rossano dove esercitò la carica di Censore e di consigliere promotoriale. Scrittore facondo, diede alle stampe diverse raccolte di poesie, di cui la più famosa "Le meraviglie potetiche" menzionata dalla Biblioteca Ambrosiana, da Nicolò Toffo nella Biblioteca napoletana.
Poche le notizie disponibili sulla maturità del medico gravinese.: nel 1670 sposò Caterina di Scio, genovese, da cui ebbe Angelo, che diverrà avvocato, e due figlie. Nella professione medica fu seguace della tradizione aristotelica e galenica; fu probabilmente vicino a Carlo Pignataro, protomedico del Viceregno, e rimase estraneo ai fermenti della nuova scuola medica napoletana confluiti nell'Accademia degli Investiganti (come Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea e Leonardo Di Capua).
L'abate Giacinto Gimma, che aveva fondato nel 1695 l'Accademia degli Spensierati (poi Incuriosi) di Rossano, a cui Federigo Meninni aveva aderito , ricorda alcuni scritti che risultano introvabili: un volume a stampa intitolato Ambidestro (nel quale il Meninni avrebbe mostrato che il termine non è sinonimo di mancino) e un'opera dedicata al mestiere poetico, Della buona e della mala imitazione, che doveva essere pronta per le stampe nel 1703. Non rintracciabili sono anche due scritti di carattere medico, il De sternutatione e una Vita di Aristide orator greco dedicata, a quanto è dato intendere, all'ipocondria.
Sul piano strettamente medico non si può dimenticare la parte che il medico Meninni ebbe nell'attestazione di veridicità resa nella relazione redatta dal cardinale Orsini: "Narrazione dei prodigi operati dal glorioso S. Filippo Neri nella persona dell'eminentissimo signor cardinale Orsini in occasione, che rimase sotto le rovine delle sue stanze nel tremoto che distrusse quella città a dì 5 giugno 1688". Scrisse Meninni: Io Dottor Fisico Federico Meninni attesto e confermo quanto di sopra è stato narrato dall'Eminentissimo Signor Cardinal Orsini circa l'indisposizione degli occhi.
L'amore per la sua terra lo riportò in patria, dopo 35 anni, come lui stesso scrisse in uno dei suoi componimenti poetici, dove continuò a coltivare le sue passioni di medico e di poeta. Qui assistette, come medico e amico, la duchessa madre del futuro Benedetto XIII, Donna Giovanna della Tolfa nella sua malattia e nella sua agonia. Sempre legato da profondo affetto e sincera dedizione verso la famiglia Orsini, dedicò sonetti encomiastici al cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini e alla madre Donna Giovanna, della quale seppe esaltare, scevro da formalismi retorici, le elevate doti umane, la generosità e l'amore per il prossimo. Il Meninni morì a Napoli nel 1712. La città, grata e memore, gli riservò spazio d'onore nella toponomastica cittadina.