Passeggiando con la storia
Il monumento funebre a Ferdinando III Orsini nella ducale chiesa del Purgatorio
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 18 novembre 2021
Nella Gravina orsiniana le sculture barocche, tra 600 e 700, sono di casa. Ne sono esempi altari, alcuni o molti dei quali, purtroppo, andati distrutti, secondo una moda iconoclastica subentrata con l'avvento modernistico del Concilio Vaticano II, e alcuni monumenti funebri eretti nelle chiese. L'esemplare più famoso è quello destinato a conservare i resti mortali di Ferdinando III Orsini, marito della duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa e padre del Papa Benedetto XIII, che si trova ubicato nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio, più comunemente nota ai gravinesi come la Chiesa del Purgatorio, per essere stata voluta come cappella funeraria della famiglia ducale.
Don Ferdinando III detto Ferrante nacque a Gravina il 1623 e morì a Napoli il 24-8-1658. Fu l' 11° Duca di Gravina, 2° Principe di Solofra e Conte di Muro Lucano 1641/1660, Nobile Romano e Patrizio Napoletano, 1° Principe di Vallata dal 1653 (feudo acquistato dai del Tufo) e vende Galluccio. Sposa nel 1647 Donna Giovanna Frangipani della Tolfa, figlia di Don Carlo 2° Duca di Grumo e di Fulvia del Tufo Baronessa di Vallata. Alla morte del capostipite, la consorte volle trasferire, a due anni dalla morte, come si legge dalla incisione apposta alla base del manufatto, la salma a Gravina in quella che doveva essere la sede del Monte di suffragio delle anime del Purgatorio.
Sull'imponente mausoleo funerario, su cui molti visitatori si soffermano, senza, probabilmente conoscerne la storia, e su cui molti studiosi hanno concentrato le loro analisi ed approfondimenti didattici e storici, vi sono state e continuano ad esserci contrastanti versioni di attribuzione. Clara Gelao, in una sua pubblicazione del 1986: Un'opera di Andrea Falcone in Puglia, lo attribuisce a questo scultore. E pare che su questa stessa lunghezza d'onda si sia posizionata la professoressa Mimma Pasculli Ferrara, con il suo contributo scientifico: La Ducal chiesa del Purgatorio a Gravina e la committenza degli Orsini, offerto durante il convegno sui Solimena, svoltosi a Nocera Inferiore il 17 e 18 novembre 1990.
Di parere diverso sembra essere Cristiano Giometti. All'interno del catalogo redatto in occasione della recente mostra: Benedetto XIII. Gli Orsini e le arti a Gravina, c'è un suo contributo: Percorsi di scultura barocca nella Gravina orsiniana tra Sei e Settecento. "Riconducibile all'ambito di Fanzago è il monumento funebre di Ferdinando III Orsini, duca di Gravina, padre di Benedetto XIII, conservato nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, detta il Purgatorio. A eseguirlo fu Bartolomeo Mori, collaboratore del maestro in più occasioni: da un pagamento datato 30 dicembre 1659, si evince che l'artista aveva pattuito il compenso di 754 ducati per "intiero prezzo del deposito di marmo del quondam Don Ferdinando Orsini Duca di Gravina con tutti li adornamenti attorno con farli il disegno firmato da detto signor Bartolomeo".
Scrive ancora Giometti, nel riportare e citare fonti oltre alla descrizione del manufatto: "Il maestro si impegnava inoltre a consegnare il lavoro alla fine del luglio 1660 e "mandare una persona a sue spese a ponerla in opera nella città di Gravina, alla quale persona la detta Signora Duchessa (Giovanna Frangipane della Tolfa) doverà darli cavalcatura e spese per l'accesso et ricesso". Nel sacello di Ferdinando III i motivi decorativi, scrive ancora Giometti, tipici della grammatica fanzaghesca si snodano con estrema libertà su di un solido impaginato architettonico, improntato al contrasto tra modanature eseguite in marmo bianco e specchiature in bianco e nero di Portovenere.
Don Ferdinando III detto Ferrante nacque a Gravina il 1623 e morì a Napoli il 24-8-1658. Fu l' 11° Duca di Gravina, 2° Principe di Solofra e Conte di Muro Lucano 1641/1660, Nobile Romano e Patrizio Napoletano, 1° Principe di Vallata dal 1653 (feudo acquistato dai del Tufo) e vende Galluccio. Sposa nel 1647 Donna Giovanna Frangipani della Tolfa, figlia di Don Carlo 2° Duca di Grumo e di Fulvia del Tufo Baronessa di Vallata. Alla morte del capostipite, la consorte volle trasferire, a due anni dalla morte, come si legge dalla incisione apposta alla base del manufatto, la salma a Gravina in quella che doveva essere la sede del Monte di suffragio delle anime del Purgatorio.
Sull'imponente mausoleo funerario, su cui molti visitatori si soffermano, senza, probabilmente conoscerne la storia, e su cui molti studiosi hanno concentrato le loro analisi ed approfondimenti didattici e storici, vi sono state e continuano ad esserci contrastanti versioni di attribuzione. Clara Gelao, in una sua pubblicazione del 1986: Un'opera di Andrea Falcone in Puglia, lo attribuisce a questo scultore. E pare che su questa stessa lunghezza d'onda si sia posizionata la professoressa Mimma Pasculli Ferrara, con il suo contributo scientifico: La Ducal chiesa del Purgatorio a Gravina e la committenza degli Orsini, offerto durante il convegno sui Solimena, svoltosi a Nocera Inferiore il 17 e 18 novembre 1990.
Di parere diverso sembra essere Cristiano Giometti. All'interno del catalogo redatto in occasione della recente mostra: Benedetto XIII. Gli Orsini e le arti a Gravina, c'è un suo contributo: Percorsi di scultura barocca nella Gravina orsiniana tra Sei e Settecento. "Riconducibile all'ambito di Fanzago è il monumento funebre di Ferdinando III Orsini, duca di Gravina, padre di Benedetto XIII, conservato nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, detta il Purgatorio. A eseguirlo fu Bartolomeo Mori, collaboratore del maestro in più occasioni: da un pagamento datato 30 dicembre 1659, si evince che l'artista aveva pattuito il compenso di 754 ducati per "intiero prezzo del deposito di marmo del quondam Don Ferdinando Orsini Duca di Gravina con tutti li adornamenti attorno con farli il disegno firmato da detto signor Bartolomeo".
Scrive ancora Giometti, nel riportare e citare fonti oltre alla descrizione del manufatto: "Il maestro si impegnava inoltre a consegnare il lavoro alla fine del luglio 1660 e "mandare una persona a sue spese a ponerla in opera nella città di Gravina, alla quale persona la detta Signora Duchessa (Giovanna Frangipane della Tolfa) doverà darli cavalcatura e spese per l'accesso et ricesso". Nel sacello di Ferdinando III i motivi decorativi, scrive ancora Giometti, tipici della grammatica fanzaghesca si snodano con estrema libertà su di un solido impaginato architettonico, improntato al contrasto tra modanature eseguite in marmo bianco e specchiature in bianco e nero di Portovenere.