Passeggiando con la storia
Il Natale delle e nelle arti a Gravina
Rubrica “passeggiando con la storia” di Giuseppe Massari
martedì 24 dicembre 2019
Il Natale, checché ne dica una certa cultura corrente e dominante; conciliante, remissiva, permissiva e aperturista, quella che, per intenderci, sarebbe disposta ad eliminare la festività, per non urtare la suscettibilità o la sensibilità di altri credenti o di altre religioni, ha sempre ispirato artisti di ogni genere. Il Natale e l'arte un binomio di fede, di colori, di fantasia, di fascino, di suggestioni. Analogamente, anche a Gravina, il Natale nell'arte pittorica e scultorea ha trovato le sue espressioni in artisti estrosi e geniali. In realtà, non sono molte le opere, dedicate al tema della Natività, presenti nella nostra città tra chiese e pinacoteche.
La prima espressione artistica che ho preso in considerazione è l'Adorazione dei Magi. Il dipinto su tavola, firmato da Sebastiano Pisano, un pittore pressoché sconosciuto o meglio, come è riportato sulla stessa opera: SEBASTIANUS PI/SANUS PICTOR, è corredato da una cornice non originale, come scrive Donato Salvatore nella sua scheda all'interno del catalogo sulla mostra Benedetto XIII. Gli Orsini e le arti a Gravina, ed è attualmente collocato lungo la navata sinistra della chiesa di San Francesco a Gravina. Proviene dalla collezione Orsini come è attestato nell'inventario del 15 febbraio del 1707, stilato dal pittore napoletano Nicola De Simone.
Nel presentare la tavola, alla mostra pugliese del 1964, il compianto critico d'arte Michele D'Elia, evidenziava una generica derivazione dal fortunato modello della Natività del Pintoricchio in S. Maria del Popolo a Roma e una più stretta relazione stilistica con l'affresco dell'Adorazione dei Magi in S. Maria Donnaregina a Napoli, dalla quale provengono "puntualmente le figure del Re mago e del giovane paggio", oltre che un contatto non occasionale con Francesco da Tolentino, durante il suo soggiorno napoletano, con l'ipotesi di una datazione "non anteriore al 1530". Un'altra critica d'arte, Maria Stella Calò, pur condividendo la tesi del D'Elia, sottolineava gli apporti perugineschi derivanti dal trittico di Villa Albani, del 1491, assegnando minor peso alle prospettate affinità con gli affreschi del coro della chiesa napoletana.
L'altra opera, la Natività, incastonata insieme ad altri quattro quadretti nella cornice dell'opera di Francesco Guarini, la Madonna del Suffragio, nella nostra chiesa del Purgatorio, sia pure di piccole dimensione, che mi è piaciuto prendere in considerazione, è del pittore Andrea Miglionico, secondo alcuni nativo di Montepeloso, l'attuale Irsina. Secondo un documento rinvenuto nell'Archivio Diocesano della Chiesa di Gravina e pubblicato da Marisa D'Agostino, si viene a sapere che la struttura lignea nella quale sono incastonati i quadretti risale al 1735, anno in cui fu sostituita la vecchia cornice. A questa data potrebbero risalire le piccole tele della cornice, commissionata dal Duca Domenico Amedeo Orsini, succeduto a Filippo Bernualdo da appena un anno.
I quadretti, come si legge nella pubblicazione di Samantha De Simone: Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, rappresentano S. Giovanni Battista, in alto a sinistra, S. Michele Arcangelo, in alto a destra, S. Pietro, in basso a sinistra, S. Paolo, in basso a destra, la Natività in basso al centro. A proposito del quadro in questione, cioè la Natività, si aggancia per alcuni dettagli alle altre telette della cornice: dal S. Pietro desume le sembianze di S. Giuseppe e dal S. Michele Arcangelo la posa dell'angelo in alto.
Chiudere la puntata odierna, formulando agli amici lettori gli auguri sinceri di Buon Natale, con un presepe artistico in miniatura, di scuola napoletana del 1700, (nella foto di Patrizio Maiorana), oggetto prezioso che si trova presso la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, mi è sembrato giusto ed opportuno come doveroso atto di gratitudine verso l'arte presepiale, segno e senso di una festa che resiste e resisterà al tempo, perché in essa è racchiusa tutta l'autenticità, la novità e l'originalità di un messaggio destinato all'umanità di sempre, vera ed autentica.
La prima espressione artistica che ho preso in considerazione è l'Adorazione dei Magi. Il dipinto su tavola, firmato da Sebastiano Pisano, un pittore pressoché sconosciuto o meglio, come è riportato sulla stessa opera: SEBASTIANUS PI/SANUS PICTOR, è corredato da una cornice non originale, come scrive Donato Salvatore nella sua scheda all'interno del catalogo sulla mostra Benedetto XIII. Gli Orsini e le arti a Gravina, ed è attualmente collocato lungo la navata sinistra della chiesa di San Francesco a Gravina. Proviene dalla collezione Orsini come è attestato nell'inventario del 15 febbraio del 1707, stilato dal pittore napoletano Nicola De Simone.
Nel presentare la tavola, alla mostra pugliese del 1964, il compianto critico d'arte Michele D'Elia, evidenziava una generica derivazione dal fortunato modello della Natività del Pintoricchio in S. Maria del Popolo a Roma e una più stretta relazione stilistica con l'affresco dell'Adorazione dei Magi in S. Maria Donnaregina a Napoli, dalla quale provengono "puntualmente le figure del Re mago e del giovane paggio", oltre che un contatto non occasionale con Francesco da Tolentino, durante il suo soggiorno napoletano, con l'ipotesi di una datazione "non anteriore al 1530". Un'altra critica d'arte, Maria Stella Calò, pur condividendo la tesi del D'Elia, sottolineava gli apporti perugineschi derivanti dal trittico di Villa Albani, del 1491, assegnando minor peso alle prospettate affinità con gli affreschi del coro della chiesa napoletana.
L'altra opera, la Natività, incastonata insieme ad altri quattro quadretti nella cornice dell'opera di Francesco Guarini, la Madonna del Suffragio, nella nostra chiesa del Purgatorio, sia pure di piccole dimensione, che mi è piaciuto prendere in considerazione, è del pittore Andrea Miglionico, secondo alcuni nativo di Montepeloso, l'attuale Irsina. Secondo un documento rinvenuto nell'Archivio Diocesano della Chiesa di Gravina e pubblicato da Marisa D'Agostino, si viene a sapere che la struttura lignea nella quale sono incastonati i quadretti risale al 1735, anno in cui fu sostituita la vecchia cornice. A questa data potrebbero risalire le piccole tele della cornice, commissionata dal Duca Domenico Amedeo Orsini, succeduto a Filippo Bernualdo da appena un anno.
I quadretti, come si legge nella pubblicazione di Samantha De Simone: Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo, rappresentano S. Giovanni Battista, in alto a sinistra, S. Michele Arcangelo, in alto a destra, S. Pietro, in basso a sinistra, S. Paolo, in basso a destra, la Natività in basso al centro. A proposito del quadro in questione, cioè la Natività, si aggancia per alcuni dettagli alle altre telette della cornice: dal S. Pietro desume le sembianze di S. Giuseppe e dal S. Michele Arcangelo la posa dell'angelo in alto.
Chiudere la puntata odierna, formulando agli amici lettori gli auguri sinceri di Buon Natale, con un presepe artistico in miniatura, di scuola napoletana del 1700, (nella foto di Patrizio Maiorana), oggetto prezioso che si trova presso la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, mi è sembrato giusto ed opportuno come doveroso atto di gratitudine verso l'arte presepiale, segno e senso di una festa che resiste e resisterà al tempo, perché in essa è racchiusa tutta l'autenticità, la novità e l'originalità di un messaggio destinato all'umanità di sempre, vera ed autentica.