Passeggiando con la storia
Jazzo Fornasiello un sito archeologico esplorato dagli studenti dell’Università di Milano
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 24 agosto 2023
Jazzo Fornasiello è situato al confine tra i territori di Gravina in Puglia e Poggiorsini (carta IGM F188, I NW; mappa catastale, foglio n. 17), ai piedi del costone murgiano, all'interno del Parco dell'Alta Murgia; sono stati i lavori di aratura a portare all'individuazione di una vasta e importante area archeologica (circa 10 ettari).
Si tratta di un sito occupato in età arcaica (fine VII - inizi V sec. a.C.), con evidenze di precoce ellenizzazione e sporadiche presenze posteriori. Le ricognizioni preliminari e i saggi esplorativi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia (2004-2008) avevano infatti identificato il circuito murario e, nel settore nord-orientale, un'imponente struttura che appariva articolata in più ambienti, con grossi dolii per derrate; non lontano era stata inoltre individuata un'area di sepolture con defunto in posizione rannicchiata.
La cultura materiale presentava, accanto alla ceramica matt-painted di tradizione locale, molto materiale greco e coloniale (coppe a filetti, coppe ioniche, ceramiche attiche d'importazione), che riproponeva la problematica dei rapporti greci-indigeni già affrontata dall'Ateneo milanese con lo scavo dell'Incoronata di Pisticci. Proprio per questo è stato espressamente richiesto dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia l'intervento dell'Università degli Studi di Milano, e in particolare della scrivente e del suo gruppo di collaboratori, ai quali è stato affidato lo scavo dell'intero sito, iniziato nell'ottobre 2009. Così, la professoressa Marina Castoldi, dell'Università di Milano, Dipartimento dei Beni Culturali ed Ambientali, presentava il sito e la campagna di scavi e studi avviata dai suoi studenti.
Nei dettagli, sull'andamento degli scavi, sui ritrovamenti, sulle testimonianze emerse e sugli studi successivi effettuati, leggiamo insieme la relazione compilata da Alessandro Pace e Mariella Leone. "Jazzo Fornasiello prende il nome da una struttura rurale munita di ricoveri per le greggi, edificata nel XVIII secolo ai piedi del Monte Fornasiello, a circa 512 m s.l.m.; il sito, al confine tra i territori di Gravina di Puglia e Poggiorsini (carta IGM F188, I NW; fig. 4), è situato all‟interno del Parco Nazionale dell‟Alta Murgia. Si stende su un dolce declivio che marca il passaggio tra le due principali strutture geomorfologiche che caratterizzano l‟area: il complesso dell‟Alta Murgia e la Fossa Bradanica.
Le Murge, nate nel Cretaceo dal sollevamento della piattaforma carbonatica apula, si estendono per circa 150 km in senso nord/ovest-sud/est e circa 30 km in senso; sono caratterizzate da un vasto altopiano calcareo in cui gli elementi più ricorrenti sono quelli tipici di un paesaggio carsico: creste rocciose, doline, inghiottitoi e grotte. Un altro aspetto peculiare è rappresentato dalle "lame", profondi solchi erosivi prodotti dalle acque meteoriche, caratterizzati da pareti ripide e da ampi alvei pianeggianti. La morfologia del territorio, soprattutto l‟andamento delle Murge e il corso del fiume Basentello parallelo ad esse, ha da sempre influito sulla presenza umana condizionando, sin dall‟età preistorica, la viabilità tra la Puglia centro-occidentale e la Basilicata nord-orientale.
Le importanti campagne di ricognizione, effettuate dalla British School at Rome tra la fine degli anni „60 e gli inizi dei ‟70, hanno infatti individuato una fitta rete di tratturi, utilizzati stagionalmente anche come percorsi per la transumanza (fenomeno che nell‟area è ben documentato sino in età moderna). Questi assi collegavano l‟antica Gravina (la Silbion peuceta) con l‟area di Venosa e con quella di Spinazzola: nel primo caso sfruttando le valli fluviali, prima fra tutte quella del Basentello, e nel secondo costeggiando le pendici meridionali delle Murge, il cui tracciato viene in pratica ricalcato dalla ex SS 97 (attuale SP 230).
Jazzo Fornasiello situato tra la ex SS 97 e gli ultimi declivi del costone murgiano presenta numerose caratteristiche favorevoli all‟insediamento umano: naturalmente protetto a nord, posto in posizione dominante rispetto sulla sottostante valle bradanica, poteva sfruttare appieno la vocazione agricola del territorio oltre che controllarne la viabilità .La potenzialità archeologiche dell‟area, già segnalate da Peter Vinson alla fine degli anni 60 sono state in anni recenti confermate da uno studio aerofotogrammetrico che ha rivelato la presenza di un villaggio, cinto da un ampio circuito murario, per un‟estensione complessiva di circa 10 ettari; tra 2004 e 2008 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ha condotto nell‟area una serie di saggi esplorativi, cui dal 2009 sono seguite annuali campagne di scavo estensivo a cura dell‟Università degli Studi di Milano, sotto la direzione scientifica di Marina Castoldi.
Le indagini del 2009, 2010 e quelle attualmente in corso hanno avuto quale obiettivo principale l‟esplorazione di un edificio, già parzialmente individuato dalla Soprintendenza nel 2008, detto convenzionalmente "edificio dei dolii" per la singolare concentrazione di grossi recipienti per derrate alimentari nella parte settentrionale del primo vano indagato, il vano A. Le indagini stanno riportando alla luce un edificio, la cui estensione in direzione E-W supera ormai m 14, mentre in direzione N-S si attesta intorno a m 18; il complesso si articola in almeno tre vani quadrangolari paralleli (A, B, E), due dei quali separati da uno stretto ambitus di passaggio (D).
Questi ambienti, alcuni dei quali certamente adibiti a magazzino per la conservazione delle derrate alimentari, sono delimitati da muri a secco con duplice paramento in blocchi calcarei sommariamente sbozzati e inzeppatura interna di piccole pietre; sono accessibili mediante soglie in lastre lapidee, ricavate nelle pareti divisorie tra un ambiente e l‟altro. La sequenza degli ambienti è chiusa verso Nord da un vano rettangolare molto allungato (C), forse adibito a piccolo cortile o ad ambiente di disimpegno (vi è stato rinvenuto lo scheletro di un cane schiacciato sotto il crollo dell‟edificio), appoggiato al pendio del costone murgiano e protetto a sua volta da un poderoso muro di contenimento in grossi blocchi.
Il proseguire delle indagini ha inoltre chiarito come l‟edificio, databile probabilmente agli inizi del V secolo a.C., si sia sovrapposto ad un precedente abitato peuceta di età arcaica, di cui restano solo strutture in negativo, come le fosse individuate nel vano A, scavate direttamente nel banco roccioso probabilmente per l‟alloggiamento di grandi contenitori".
Si tratta di un sito occupato in età arcaica (fine VII - inizi V sec. a.C.), con evidenze di precoce ellenizzazione e sporadiche presenze posteriori. Le ricognizioni preliminari e i saggi esplorativi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia (2004-2008) avevano infatti identificato il circuito murario e, nel settore nord-orientale, un'imponente struttura che appariva articolata in più ambienti, con grossi dolii per derrate; non lontano era stata inoltre individuata un'area di sepolture con defunto in posizione rannicchiata.
La cultura materiale presentava, accanto alla ceramica matt-painted di tradizione locale, molto materiale greco e coloniale (coppe a filetti, coppe ioniche, ceramiche attiche d'importazione), che riproponeva la problematica dei rapporti greci-indigeni già affrontata dall'Ateneo milanese con lo scavo dell'Incoronata di Pisticci. Proprio per questo è stato espressamente richiesto dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia l'intervento dell'Università degli Studi di Milano, e in particolare della scrivente e del suo gruppo di collaboratori, ai quali è stato affidato lo scavo dell'intero sito, iniziato nell'ottobre 2009. Così, la professoressa Marina Castoldi, dell'Università di Milano, Dipartimento dei Beni Culturali ed Ambientali, presentava il sito e la campagna di scavi e studi avviata dai suoi studenti.
Nei dettagli, sull'andamento degli scavi, sui ritrovamenti, sulle testimonianze emerse e sugli studi successivi effettuati, leggiamo insieme la relazione compilata da Alessandro Pace e Mariella Leone. "Jazzo Fornasiello prende il nome da una struttura rurale munita di ricoveri per le greggi, edificata nel XVIII secolo ai piedi del Monte Fornasiello, a circa 512 m s.l.m.; il sito, al confine tra i territori di Gravina di Puglia e Poggiorsini (carta IGM F188, I NW; fig. 4), è situato all‟interno del Parco Nazionale dell‟Alta Murgia. Si stende su un dolce declivio che marca il passaggio tra le due principali strutture geomorfologiche che caratterizzano l‟area: il complesso dell‟Alta Murgia e la Fossa Bradanica.
Le Murge, nate nel Cretaceo dal sollevamento della piattaforma carbonatica apula, si estendono per circa 150 km in senso nord/ovest-sud/est e circa 30 km in senso; sono caratterizzate da un vasto altopiano calcareo in cui gli elementi più ricorrenti sono quelli tipici di un paesaggio carsico: creste rocciose, doline, inghiottitoi e grotte. Un altro aspetto peculiare è rappresentato dalle "lame", profondi solchi erosivi prodotti dalle acque meteoriche, caratterizzati da pareti ripide e da ampi alvei pianeggianti. La morfologia del territorio, soprattutto l‟andamento delle Murge e il corso del fiume Basentello parallelo ad esse, ha da sempre influito sulla presenza umana condizionando, sin dall‟età preistorica, la viabilità tra la Puglia centro-occidentale e la Basilicata nord-orientale.
Le importanti campagne di ricognizione, effettuate dalla British School at Rome tra la fine degli anni „60 e gli inizi dei ‟70, hanno infatti individuato una fitta rete di tratturi, utilizzati stagionalmente anche come percorsi per la transumanza (fenomeno che nell‟area è ben documentato sino in età moderna). Questi assi collegavano l‟antica Gravina (la Silbion peuceta) con l‟area di Venosa e con quella di Spinazzola: nel primo caso sfruttando le valli fluviali, prima fra tutte quella del Basentello, e nel secondo costeggiando le pendici meridionali delle Murge, il cui tracciato viene in pratica ricalcato dalla ex SS 97 (attuale SP 230).
Jazzo Fornasiello situato tra la ex SS 97 e gli ultimi declivi del costone murgiano presenta numerose caratteristiche favorevoli all‟insediamento umano: naturalmente protetto a nord, posto in posizione dominante rispetto sulla sottostante valle bradanica, poteva sfruttare appieno la vocazione agricola del territorio oltre che controllarne la viabilità .La potenzialità archeologiche dell‟area, già segnalate da Peter Vinson alla fine degli anni 60 sono state in anni recenti confermate da uno studio aerofotogrammetrico che ha rivelato la presenza di un villaggio, cinto da un ampio circuito murario, per un‟estensione complessiva di circa 10 ettari; tra 2004 e 2008 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ha condotto nell‟area una serie di saggi esplorativi, cui dal 2009 sono seguite annuali campagne di scavo estensivo a cura dell‟Università degli Studi di Milano, sotto la direzione scientifica di Marina Castoldi.
Le indagini del 2009, 2010 e quelle attualmente in corso hanno avuto quale obiettivo principale l‟esplorazione di un edificio, già parzialmente individuato dalla Soprintendenza nel 2008, detto convenzionalmente "edificio dei dolii" per la singolare concentrazione di grossi recipienti per derrate alimentari nella parte settentrionale del primo vano indagato, il vano A. Le indagini stanno riportando alla luce un edificio, la cui estensione in direzione E-W supera ormai m 14, mentre in direzione N-S si attesta intorno a m 18; il complesso si articola in almeno tre vani quadrangolari paralleli (A, B, E), due dei quali separati da uno stretto ambitus di passaggio (D).
Questi ambienti, alcuni dei quali certamente adibiti a magazzino per la conservazione delle derrate alimentari, sono delimitati da muri a secco con duplice paramento in blocchi calcarei sommariamente sbozzati e inzeppatura interna di piccole pietre; sono accessibili mediante soglie in lastre lapidee, ricavate nelle pareti divisorie tra un ambiente e l‟altro. La sequenza degli ambienti è chiusa verso Nord da un vano rettangolare molto allungato (C), forse adibito a piccolo cortile o ad ambiente di disimpegno (vi è stato rinvenuto lo scheletro di un cane schiacciato sotto il crollo dell‟edificio), appoggiato al pendio del costone murgiano e protetto a sua volta da un poderoso muro di contenimento in grossi blocchi.
Il proseguire delle indagini ha inoltre chiarito come l‟edificio, databile probabilmente agli inizi del V secolo a.C., si sia sovrapposto ad un precedente abitato peuceta di età arcaica, di cui restano solo strutture in negativo, come le fosse individuate nel vano A, scavate direttamente nel banco roccioso probabilmente per l‟alloggiamento di grandi contenitori".