Passeggiando con la storia
L’altare di San Giuseppe nella chiesa di Sant’Agostino
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 18 marzo 2021
Il tema della puntata odierna si impone per due ordini di motivi. Intanto, perché domani ricorre la festa dedicata al Padre putativo di Gesù e poi perché dall'8 dicembre dello scorso e fino allo stesso giorno del corrente, Bergoglio, il papa argentino, ha indetto l'anno di San Giuseppe, per ricordare il 150° anniversario della elevazione del santo patriarca a Patrono universale della Chiesa. Quale occasione migliore per descrivere e raccontare dell'artistico altare che si trova nella chiesa di Sant'Agostino?
Quell'altare, ma soprattutto la pala d'altare, che raffigura il transito di san Giuseppe, fu voluto dal canonico gravinese don Domenico Digiesi, che in quella chiesa, per 30 anni, svolse il suo ministero sacerdotale quale rettore e in quella stessa chiesa fondò la Pia Unione del Transito di San Giuseppe. Dopo aver avuto il consenso e il nulla osta dal vescovo, mons. Giovanni Maria Sanna, stipulò un contratto con l'artista leccese, Salvatore Bruno, maestro in cartapesta, Salvatore Bruno, per la realizzazione di un quadro a bassorilievo, sul quale è visibile la firma del maestro cartapestaio.
Dopo aver consultato l'archivio dell'esecutore dell'opera, estrapolo alcuni dati descrittivi del manufatto. Il contratto fu stipulato nel 1925. L'intera opera venne a costare 1.700 lire. Il quadro misura: metri due e sessanta per uno e ottanta. La consegna del lavoro doveva avvenire entro e non oltre la seconda quindicina del mese di giugno del 1928. Dopo aver riportato questi elementi informativi, è giusto passare alla descrizione artistica del bassorilievo.
Sempre dalle notizie d'archivio, si legge che: "la figura centrale rappresenta San Giuseppe agonizzante, assistito da Gesù e Maria e dal suo Angelo custode. Essa da l'impressione di un ultimo colloquio che avviene fra essi, cioè che San Giuseppe, morente, adagiato su di una scranna che gli serve da letto, in posizione quasi in atto di sollevarsi, e spossato par che dica le sue ultime parole. Maria che afflitta lo ascolta, prega, lo guarda con uno sguardo umile e profondo, e gli sorregge amorosamente la mano.
Gesù che, imponente e commosso, se lo stringe a sé, lo sorregge, poggia con amore la sua fronte, su quella di lui, lo conforta, lo incoraggia, divinamente l'assicura il premio eterno per lui preparato, lo anima e l'esorta pel felice suo transito. L'Angelo custode dalle sue grandi ali, quasi in atto di proteggere e custodire e tutto premuroso per lui, gli sorregge con una mano la sua testa, con un'altra il suo braccio, e cerca, per quanto può, anche di confortarlo.
Due altri angeli, a piè della scranna, mirano quei personaggi ed hanno in custodia il bastone fiorito di S. Giuseppe. Due Cherubini, più in su di Maria, hanno un libro, e par che leggano la vita dell'uomo giusto. In alto altri Serafini, che attendono, quasi impazienti la nuova, e si preparano per il felice incontro della grand'anima di lui".
La descrizione continua con altri particolari, con altri richiami alla realizzazione delle figure e di tutto ciò che ruota attorno alla scena del trapasso a miglior vita dello Sposo della Beata Vergine. Per esempio: "che l'ampio manti di Gesù deve essere di color rosso sanguigno"; che il viso di San Giuseppe "per quanto abbattuto e sfinito, non deve sembrare molto avanzato in età"; "i suoi capelli brizzolati, ma non completamente bianchi, in modo da dare l'impronta di una età approssimativa di poco più o poco meno su una sessantina d'anni. Un ultimo particolare richiamato nelle clausole contrattuali: "Il bastone fiorito sarà di color legno mandorlo, dato a pulitura con vernice a spirito".
Quell'altare, ma soprattutto la pala d'altare, che raffigura il transito di san Giuseppe, fu voluto dal canonico gravinese don Domenico Digiesi, che in quella chiesa, per 30 anni, svolse il suo ministero sacerdotale quale rettore e in quella stessa chiesa fondò la Pia Unione del Transito di San Giuseppe. Dopo aver avuto il consenso e il nulla osta dal vescovo, mons. Giovanni Maria Sanna, stipulò un contratto con l'artista leccese, Salvatore Bruno, maestro in cartapesta, Salvatore Bruno, per la realizzazione di un quadro a bassorilievo, sul quale è visibile la firma del maestro cartapestaio.
Dopo aver consultato l'archivio dell'esecutore dell'opera, estrapolo alcuni dati descrittivi del manufatto. Il contratto fu stipulato nel 1925. L'intera opera venne a costare 1.700 lire. Il quadro misura: metri due e sessanta per uno e ottanta. La consegna del lavoro doveva avvenire entro e non oltre la seconda quindicina del mese di giugno del 1928. Dopo aver riportato questi elementi informativi, è giusto passare alla descrizione artistica del bassorilievo.
Sempre dalle notizie d'archivio, si legge che: "la figura centrale rappresenta San Giuseppe agonizzante, assistito da Gesù e Maria e dal suo Angelo custode. Essa da l'impressione di un ultimo colloquio che avviene fra essi, cioè che San Giuseppe, morente, adagiato su di una scranna che gli serve da letto, in posizione quasi in atto di sollevarsi, e spossato par che dica le sue ultime parole. Maria che afflitta lo ascolta, prega, lo guarda con uno sguardo umile e profondo, e gli sorregge amorosamente la mano.
Gesù che, imponente e commosso, se lo stringe a sé, lo sorregge, poggia con amore la sua fronte, su quella di lui, lo conforta, lo incoraggia, divinamente l'assicura il premio eterno per lui preparato, lo anima e l'esorta pel felice suo transito. L'Angelo custode dalle sue grandi ali, quasi in atto di proteggere e custodire e tutto premuroso per lui, gli sorregge con una mano la sua testa, con un'altra il suo braccio, e cerca, per quanto può, anche di confortarlo.
Due altri angeli, a piè della scranna, mirano quei personaggi ed hanno in custodia il bastone fiorito di S. Giuseppe. Due Cherubini, più in su di Maria, hanno un libro, e par che leggano la vita dell'uomo giusto. In alto altri Serafini, che attendono, quasi impazienti la nuova, e si preparano per il felice incontro della grand'anima di lui".
La descrizione continua con altri particolari, con altri richiami alla realizzazione delle figure e di tutto ciò che ruota attorno alla scena del trapasso a miglior vita dello Sposo della Beata Vergine. Per esempio: "che l'ampio manti di Gesù deve essere di color rosso sanguigno"; che il viso di San Giuseppe "per quanto abbattuto e sfinito, non deve sembrare molto avanzato in età"; "i suoi capelli brizzolati, ma non completamente bianchi, in modo da dare l'impronta di una età approssimativa di poco più o poco meno su una sessantina d'anni. Un ultimo particolare richiamato nelle clausole contrattuali: "Il bastone fiorito sarà di color legno mandorlo, dato a pulitura con vernice a spirito".