Passeggiando con la storia
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L’angiporto di Gravina

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Di cui nessuno ha mai parlato o di cui molti hanno ignorato e ignorano l'esistenza. Che cos'è? Leggiamo insieme i significati etimologici, storici ed architettonici. L'angiporto (dal latino angipòrtus, composto di angus, "angusto" dal greco àngcho, "stringo", e dal latino portus, "passaggio") è un particolare vicolo, prettamente riscontrabile nei centri storici medioevali. Infatti, e non a caso, questi luoghi sono citati e rintracciabili nelle storie delle città come Roma, Genova, Napoli e Perugia. Nei piccoli centri, come ad esempio ad Anzi in provincia di Potenza ("angiporto Camera" e "Pietrafesa"), a Cerami in provincia di Enna ("angiporto S.Antonio") ed a Bovino in provincia di Foggia ("angiporto San Procopio").

Caratteristica dell' angiporto è la forma di galleria, in quanto questo particolare tipo di vicolo attraversa due o più fabbricati in muratura vicini per mettere in comunicazione due strade. Ha anche il significato di vicoletto, chiassuolo, cui di solito si collega l'idea dello svolgersi di attività equivoche. Nome col quale i Romani designavano gli stretti vicoli che correvano tra due file di case.
Passaggio coperto risultante dal collegamento mediante voltoni di due fabbricati vicini. Più genericamente, strada angusta, vicolo cieco; in senso spregiativo, soprattutto al plurale, angiporti, luoghi bui e malfamati di una città. Altro significato, che non si addice alla nostra città non essendo una località di mare: darsena o deposito delle merci, nella parte più difesa di un porto. Vocabolari, enciclopedia Treccani sono stati tutti consultati per capire il significato, che è anche un toponimo, un luogo entrato nel gergo gravinese, essendovi qualcosa di simile di quanto descritto precedentemente.

Ho sempre saputo dell'esistenza, a Gravina, di questo posto non molto visibile, nascosto, sia pure addossato al centro storico o come precedentemente evidenziato tipico dei centri medievali. Un piccolo quartiere nel quartiere, anche se non trova nessun riscontro storico nelle pagine della storia di Gravina scritta dal Nardone. In realtà esso è il prolungamento dell'attuale viale Orsini, la strada che scorre sotto l'orologio della villa comunale, si immette in una insenatura, sino ad arrivare ad uno specie di bivio, dove a destra ci si immette in questo budello e a sinistra in quel viotollo che porta in via Borgo vecchio. Si trova, praticamente, alle spalle della chiesetta dell' Annunziata. Le immagini potranno rendere l'idea di dove siamo.

Oggi vi sono case per civile abitazione. Cosa vi fosse in passato è difficile poterlo stabilire, essendo morte la gran parte delle persone che potevano indicarci meglio le finalità del luogo. Se dobbiamo stare alle definizioni sin qui evidenziate, possiamo immaginare che fosse o potesse essere un luogo di malaffare, di mal costume. Di case di tolleranza o di mestieri e traffici clandestini o di nascondigli di merce rinveniente da furti o per il contrabbando. Le caratteristiche architettoniche sono simili o identiche ai significati e alle spiegazioni usate all'inizio di questo scritto. E' un luogo che rimane, nel suo fascino, misterioso, amletico ed enigmatico. Tutto da scoprire. Tutto da valorizzare.
  • Giuseppe Massari
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