Passeggiando con la storia
L’Archivio diocesano di Gravina: scrigno di storia della Chiesa locale e della città
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 31 dicembre 2020
18.50
L'Archivio Storico Diocesano di Gravina in Puglia, è stato dichiarato di notevole interesse storico il 29 marzo 1990. Custodisce un cospicuo e prezioso patrimonio documentario. Al suo interno, infatti, si conservano documenti provenienti dal Capitolo Cattedrale, dalla Curia Vescovile, dall'Opera Pia Sacro Monte dei Morti o Purgatorio, dai Monasteri femminili, dalle Confraternite e dalle Pie istituzioni attive ed operanti in città. Il fondo pergamenaceo, in particolare, documenta la storia della chiesa di Gravina e dei luoghi limitrofi a partire dal 1091, data di ricostituzione della diocesi da parte del conte normanno Umfrido.
Facendo riferimento a questo importante e prezioso contenitore di documenti, è d'obbligo citare il cardinale frà Vincenzo Maria Orsini, gloria gravinese, divenuto papa col nome di Benedetto XIII. Costui, in qualità di delegato e visitatore apostolico, durante il periodo di sede vacante della Diocesi provvide, dal 1° gennaio 1714 al 25 giugno dello stesso anno, al riordinamento, schedatura e inventariazione dei documenti, e alla loro sistemazione in un armadio a muro della sacrestia. Al Cardinale Orsini si deve la realizzazione di due volumi che raccolgono copie e citazioni di documenti rinvenuti in atti processuali e pertinenti all'istituzione capitolare, a quella Vescovile e a quella della locale Universitas.
Per questo interesse particolare per gli archivi, ma soprattutto per l'ordine che dovevano avere, con i relativi inventari e schedature, non a caso fu definito Papa archivista. Infatti, il 14 giugno 1727, mentre sedeva sul Soglio di Pietro, promulgò la Costituzione, Maxima Vigilantia con la quale ordinò che "le Scritture fossero da riporsi, e conservarsi in tutti gli Archivi tanto de' Vescovi, e di altri Ordinarj, quanto de' Capitoli delle Chiese Cattedrali, Collegiate, e Recettizie, de' Collegi, Seminari, Convitti, Congregazioni, Confraternite, Spedali, Monasteri de' Regolari dell'uno, e dell'altro sesso, e di altri Luoghi Pii". Quindi, che ogni archivio fosse dotato di un archivista che redigesse l'inventario dei documenti.
Questo gli varrebbe, automaticamente, in caso fosse proclamato Beato o Santo, la qualifica di Protettore degli Archivisti e Bibliotecari, visto e considerato che le due categorie non godono di nessun patrocinio protettivo ufficiale di santi da parte della Chiesa. Se la nomina non scattasse., ipso facto, ci dovrebbe essere qualcuno che dovrebbe perorare questa giusta causa.
L'esistenza dell'archivio è attestata dal 1545. Nel 1564 il Capitolo, su richiesta del Vescovo Angelo Pellegrino, stabilì di redigere i documenti in duplice copia per poterli meglio conservare in Archivio. La cura per l'Archivio si accrebbe ulteriormente, in seguito all'emanazione delle bolle di Papa Sisto V, con mons. Manzolio (1581-1593), che fece redigere gli inventari dell'Archivio Capitolare, Vescovile e della Chiesa Collegiata di S. Nicola. Seguì uno stato di confusione che portò, nel 1612, alla decisione di costruire un nuovo archivio in muratura nella sacrestia della Cattedrale.
Il primo ordinamento sistematico si ebbe con il Vescovo Arcasio Ricci (1630-1636). Nel 1693 mons. Marcello Cavalieri (1690-1705) fece redigere degli inventari sommari per oggetti. Un periodo di grave abbandonò si verificò durante i dodici anni di sede vacante (1806-1818), a motivo delle leggi napoleoniche e della successiva Restaurazione. Dal Registro di Prestito si desume che fino al 1876 gli archivisti si preoccuparono della buona conservazione del patrimonio documentario. La situazione migliorò ancora con mons. Vincenzo Salvatore (1872-1899) che designò tre giovani sacerdoti, docenti del Seminario Diocesano, G. Loglisci, M. Nardone e M. Pepe, per il riordinamento dell'Archivio.
Una nota favorevole ed un giudizio positivo su questo nostro Archivio diocesano la desumiamo da una nota riportata nel lavoro di Fedele Raguso: "L'Archivio capitolare di Gravina", estratto da "Archivio Storico Pugliese", Anno XXVIII (1975). Nel mese di Marzo 1960, Wolfgang Hagemann venne a Gravina per motivi di studio e per rinvenire documenti imperiali, facendo tappa anche presso l'Archivio capitolare. Nel suo testo: Certificati imperiali di Gravina, In: Fonti e ricerche da archivi e biblioteche italiane vol. 40 (1960) p. 188-200, sul nostro Archivio si esprime nei seguenti termini: "Le pergamene sono buone, suddivise per argomenti raggruppate in singoli volumi; a ciascun volume è annesso un indice.
E' anche annesso un indice generale da cui si constata che sono compre e registrate parti riservate per le visite pastorali, in tutto 14 volumi. Più tardi all'Archivio furono aggiunti altri volumi, sicchè ora nell'Archivio è stato raggiunto un numero di oltre 60 volumi e fascicoli di atti. Tutti i volumi dell'archivo possono essere esaminati sistematicamente".
Il fondo vescovile documenta la serie di vescovi e la loro azione pastorale nella Diocesi di Gravina fino alla seconda metà del XX secolo (visite, relationes ad limina, editti, sinodi, bolle divario genere, dimissoriali, assensi, ordinazioni, monacazioni), l'attività economica della Mensa vescovile, la consistenza e la qualità dei benefici, l'attività del clero, il numero e le notizie relative alle parrocchie e ai monasteri, alle confraternite, alle pie associazioni, alle controversie civili e penali affrontate dal tribunale vescovile.
Nei Benefici ci sono copie di documenti di atti stipulati a partire dal 1418. Alle serie storiche primitive si sono aggiunti, in fasi successive e per ragioni diverse, i fondi storici delle antiche parrocchie, del Sacro Seminario, dei monasteri femminili di S. Sofia, S. Teresa e S. Maria delle Domenicane, delle confraternite del SS. Sacramento, di S. Croce, della SS. Addolorata, parte del fondo della collegiata di S. Nicola Protontino, tutto il fondo dell'Opera Pia Sacro Monte dei Morti o Purgatorio, i documenti di altre piccole istituzioni. Sono conservati anche atti relativi a città e diocesi suffraganee delle arcidiocesi di Acerenza, di Bari e Matera, di cui alcuni vescovi di Gravina furono visitatori. Ci sono inoltre documenti relativi all'Arcipretura Nullius di Altamura.
Anche l'Archivio Vescovile beneficiò dell'opera del Cardinale Orsini, durante la sua visita pastorale del 1714. L'opera dell'Orsini fu continuata dai vescovi Lucini (1718-1725) e Ferrero (1725-1730). Nel 1811 il fondo vescovile fu arricchito dai fondi del Seminario e delle parrocchie (libri parrocchiali: battezzati, cresimati, matrimoni, morti, stato delle anime), a motivo dell'obbligo di depositare nell'Archivio Vescovile i libri storici parrocchiali, che con l'istituzione degli uffici di stato civile napoleonici, avevano perso la loro funzione amministrativa. La maggior parte dei documenti della Curia vescovile deve il suo riordinamento all'opera di mons. Nicola Zimarino (1906-1920).
Facendo riferimento a questo importante e prezioso contenitore di documenti, è d'obbligo citare il cardinale frà Vincenzo Maria Orsini, gloria gravinese, divenuto papa col nome di Benedetto XIII. Costui, in qualità di delegato e visitatore apostolico, durante il periodo di sede vacante della Diocesi provvide, dal 1° gennaio 1714 al 25 giugno dello stesso anno, al riordinamento, schedatura e inventariazione dei documenti, e alla loro sistemazione in un armadio a muro della sacrestia. Al Cardinale Orsini si deve la realizzazione di due volumi che raccolgono copie e citazioni di documenti rinvenuti in atti processuali e pertinenti all'istituzione capitolare, a quella Vescovile e a quella della locale Universitas.
Per questo interesse particolare per gli archivi, ma soprattutto per l'ordine che dovevano avere, con i relativi inventari e schedature, non a caso fu definito Papa archivista. Infatti, il 14 giugno 1727, mentre sedeva sul Soglio di Pietro, promulgò la Costituzione, Maxima Vigilantia con la quale ordinò che "le Scritture fossero da riporsi, e conservarsi in tutti gli Archivi tanto de' Vescovi, e di altri Ordinarj, quanto de' Capitoli delle Chiese Cattedrali, Collegiate, e Recettizie, de' Collegi, Seminari, Convitti, Congregazioni, Confraternite, Spedali, Monasteri de' Regolari dell'uno, e dell'altro sesso, e di altri Luoghi Pii". Quindi, che ogni archivio fosse dotato di un archivista che redigesse l'inventario dei documenti.
Questo gli varrebbe, automaticamente, in caso fosse proclamato Beato o Santo, la qualifica di Protettore degli Archivisti e Bibliotecari, visto e considerato che le due categorie non godono di nessun patrocinio protettivo ufficiale di santi da parte della Chiesa. Se la nomina non scattasse., ipso facto, ci dovrebbe essere qualcuno che dovrebbe perorare questa giusta causa.
L'esistenza dell'archivio è attestata dal 1545. Nel 1564 il Capitolo, su richiesta del Vescovo Angelo Pellegrino, stabilì di redigere i documenti in duplice copia per poterli meglio conservare in Archivio. La cura per l'Archivio si accrebbe ulteriormente, in seguito all'emanazione delle bolle di Papa Sisto V, con mons. Manzolio (1581-1593), che fece redigere gli inventari dell'Archivio Capitolare, Vescovile e della Chiesa Collegiata di S. Nicola. Seguì uno stato di confusione che portò, nel 1612, alla decisione di costruire un nuovo archivio in muratura nella sacrestia della Cattedrale.
Il primo ordinamento sistematico si ebbe con il Vescovo Arcasio Ricci (1630-1636). Nel 1693 mons. Marcello Cavalieri (1690-1705) fece redigere degli inventari sommari per oggetti. Un periodo di grave abbandonò si verificò durante i dodici anni di sede vacante (1806-1818), a motivo delle leggi napoleoniche e della successiva Restaurazione. Dal Registro di Prestito si desume che fino al 1876 gli archivisti si preoccuparono della buona conservazione del patrimonio documentario. La situazione migliorò ancora con mons. Vincenzo Salvatore (1872-1899) che designò tre giovani sacerdoti, docenti del Seminario Diocesano, G. Loglisci, M. Nardone e M. Pepe, per il riordinamento dell'Archivio.
Una nota favorevole ed un giudizio positivo su questo nostro Archivio diocesano la desumiamo da una nota riportata nel lavoro di Fedele Raguso: "L'Archivio capitolare di Gravina", estratto da "Archivio Storico Pugliese", Anno XXVIII (1975). Nel mese di Marzo 1960, Wolfgang Hagemann venne a Gravina per motivi di studio e per rinvenire documenti imperiali, facendo tappa anche presso l'Archivio capitolare. Nel suo testo: Certificati imperiali di Gravina, In: Fonti e ricerche da archivi e biblioteche italiane vol. 40 (1960) p. 188-200, sul nostro Archivio si esprime nei seguenti termini: "Le pergamene sono buone, suddivise per argomenti raggruppate in singoli volumi; a ciascun volume è annesso un indice.
E' anche annesso un indice generale da cui si constata che sono compre e registrate parti riservate per le visite pastorali, in tutto 14 volumi. Più tardi all'Archivio furono aggiunti altri volumi, sicchè ora nell'Archivio è stato raggiunto un numero di oltre 60 volumi e fascicoli di atti. Tutti i volumi dell'archivo possono essere esaminati sistematicamente".
Il fondo vescovile documenta la serie di vescovi e la loro azione pastorale nella Diocesi di Gravina fino alla seconda metà del XX secolo (visite, relationes ad limina, editti, sinodi, bolle divario genere, dimissoriali, assensi, ordinazioni, monacazioni), l'attività economica della Mensa vescovile, la consistenza e la qualità dei benefici, l'attività del clero, il numero e le notizie relative alle parrocchie e ai monasteri, alle confraternite, alle pie associazioni, alle controversie civili e penali affrontate dal tribunale vescovile.
Nei Benefici ci sono copie di documenti di atti stipulati a partire dal 1418. Alle serie storiche primitive si sono aggiunti, in fasi successive e per ragioni diverse, i fondi storici delle antiche parrocchie, del Sacro Seminario, dei monasteri femminili di S. Sofia, S. Teresa e S. Maria delle Domenicane, delle confraternite del SS. Sacramento, di S. Croce, della SS. Addolorata, parte del fondo della collegiata di S. Nicola Protontino, tutto il fondo dell'Opera Pia Sacro Monte dei Morti o Purgatorio, i documenti di altre piccole istituzioni. Sono conservati anche atti relativi a città e diocesi suffraganee delle arcidiocesi di Acerenza, di Bari e Matera, di cui alcuni vescovi di Gravina furono visitatori. Ci sono inoltre documenti relativi all'Arcipretura Nullius di Altamura.
Anche l'Archivio Vescovile beneficiò dell'opera del Cardinale Orsini, durante la sua visita pastorale del 1714. L'opera dell'Orsini fu continuata dai vescovi Lucini (1718-1725) e Ferrero (1725-1730). Nel 1811 il fondo vescovile fu arricchito dai fondi del Seminario e delle parrocchie (libri parrocchiali: battezzati, cresimati, matrimoni, morti, stato delle anime), a motivo dell'obbligo di depositare nell'Archivio Vescovile i libri storici parrocchiali, che con l'istituzione degli uffici di stato civile napoleonici, avevano perso la loro funzione amministrativa. La maggior parte dei documenti della Curia vescovile deve il suo riordinamento all'opera di mons. Nicola Zimarino (1906-1920).